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Cesari verso l'addio al Pd per seguire Renzi

Cesari verso l'addio al Pd per seguire Renzi

19 Settembre 2019, 10:55

Ore decisive per il futuro del segretario provinciale. Ma gli altri vertici «dem» restano nel partito
 

Per un renziano di ferro come lui, l'addio definitivo al Pd è ormai solo questione di ore. Nicola Cesari, segretario provinciale del partito e sindaco di Sorbolo Mezzani, è pronto a fare il grande passo e approdare fra le fila di Italia viva, la neonata creatura politica partorita dalla mente dell'ex segretario «dem». L'annuncio ufficiale Cesari dovrebbe darlo entro il fine settimana, a pochi giorni di distanza dal divorzio annunciato da Matteo Renzi con una lunga intervista su la Repubblica. Per ora il sindaco e segretario prende tempo, non risponde al telefono – spesso occupato – ma agli addetti ai lavori fa sapere di tenersi pronti e, salvo clamorosa retromarcia, la «bomba» riguarderà proprio il suo addio al Partito democratico. 
Come è già successo a livello nazionale per Renzi, anche il divorzio di Cesari non dovrebbe generare un effetto valanga, con dimissioni in massa fra le fila del Pd, in quanto sembrano ormai lontani i tempi in cui l'ex segretario ed ex presidente del consiglio era capace di muovere le folle e di raggiungere il 40% alle elezioni (il riferimento è alle europee del 2014). «Sono stato renziano e non lo rinnego. Penso che proprio grazie al cosiddetto effetto Renzi io sia stato eletto sindaco di Salso. Mi riferisco alle comunali del 2013. Però è da 12 anni che sono iscritto al Pd e quindi resto coerente con la  sua storia, sia in maggioranza che all'opposizione», commenta Filippo Fritelli, sindaco di Salsomaggiore al secondo mandato ed ex presidente della Provincia. «Speravo in un'Italia a spiccata vocazione maggioritaria e con un sistema bipolare, ma purtroppo questa speranza non potrà mai realizzarsi in un Paese che ha la vocazione proporzionale, in quanto là dove c'è un gruppo di persone nasce un partito», spiega Fritelli che, proprio a Salso, lo scorso novembre, aveva ospitato la due giorni dei renziani.
«Anche se condividiamo la stessa regione di nascita, le nostre strade si dividono qua», scherza Michele Vanolli, toscano come l'ex premier e segretario cittadino del Pd. «Agli ultimi due congressi ho sostenuto prima Orlando e poi Zingaretti, quindi resto nel Pd senza alcun dubbio», dichiara, per mandare un segnale inequivocabile ai «dem» di Parma, nel caso in cui qualcuno fosse tentato dalla scissione. 
«Nel caso in cui Cesari dovesse lasciare il partito, bisognerà capire come scegliere il nuovo segretario provinciale. O attraverso un congresso oppure individuarlo in assemblea provinciale», spiega il segretario cittadino, eletto nel 2017 insieme a Cesari.
Passando dal Parmense a Bologna, anche Barbara Lori, già segretaria provinciale e ora consigliera regionale Pd, assicura fedeltà alla «ditta». «La scelta fatta da Renzi è un po' difficile da comprendere in un'ottica tesa alla risoluzione dei problemi del Paese. Se la si guarda con un'altra lente, posso solo augurarmi responsabilità da parte dei futuri gruppi parlamentari renziani».

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