Don Giovanni è uno solo o siamo tutti noi?
È questa la domanda che ha accompagnato la fine della prova aperta dell’opera teatrale “Don Giovanni”, dramma giocoso in due atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte, andato in scena per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787, rappresentato al Teatro Regio di Parma il 10 gennaio 2023, regia di Mario Martone, ripresa da Raffaele Di Florio.
Questo interrogativo scaturisce soprattutto dalla scena in cui Masetto e alcuni altri suoi uomini, durante la caccia a Don Giovanni, scendono dal palco e iniziano a camminare in mezzo alla platea puntando i fucili contro gli spettatori stessi, quasi come ad indicare che siamo noi Don Giovanni, che dentro tutti noi, più o meno nascosto, c’è il desiderio delle voluttà della vita, in lui rappresentata dalla costante e ossessiva attrazione fisica, carnale, nei confronti delle donne.
Gli interpreti meritano un elogio particolare: più di tutti Carmela Remigio, voce di Donna Elvira, che riesce a trasmettere in maniera eccellente l’amore tormentato tramite il canto, la Zerlina di Enkeleda Kamani, la quale canta in modo vivace, e Riccardo Fassi, un Leporello complice e vittima del padrone, che cantando, spesso borbottando, riesce a rendere molto bene l'idea di una figura di secondo piano rispetto al protagonista che però non ha il coraggio di opporsi apertamente a lui. Brava anche Mariangela Sicilia, interprete di Donna Anna, in grado di gestire le arie e i fiati e di trasmettere lo strazio interiore per la morte del padre, a sua volta interpretato da Giacomo Prestia, il quale con la sua voce tenebrosa sembra realmente proveniente dall’oltretomba. Marco Ciaponi crea un Don Ottavio nobile e altolocato, anche grazie all’abito, il più elaborato di tutti, con una voce ricca di sfumature. Forse troppo maturo il Masetto di Fabio Previati, che tuttavia in scena funziona alla grande. Il protagonista invece, Vito Priante, non riesce a trasmettere il carisma necessario e caratterizzante del personaggio.
La scenografia è semplice: scena fissa, con una tribuna semicircolare simile ad un teatro greco-romano, che ospita gli attori e il coro e che si svuota a poco a poco. Molte volte i cantanti si trovano nel bel mezzo della platea: ciò dà l'impressione al pubblico di essere parte attiva dell’opera.
Molti applausi e consensi durante tutto lo spettacolo hanno siglato la buona riuscita dello spettacolo.
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