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STORIE DI MISTER

Giacomo Fornari «Zeman e Sacchi i miei modelli, ma ora scelgo De Zerbi»

Gli allenatori del calcio dilettantistico parmense

Giacomo Fornari «Zeman e Sacchi i miei modelli, ma ora scelgo De Zerbi»

di Remo Gandolfi

23 Maggio 2025, 08:51

Passione. E’ la prima parola che viene in mente a chiunque scambi quattro chiacchiere con Giacomo Fornari o lo veda in azione su un campo di calcio, che sia in allenamento o in partita. La passione che lo ha visto accettare sfide sempre nuove, spesso e volentieri in settori giovanili dove ha forgiato e fatto crescere centinaia di calciatori instillando in loro la sua mentalità vincente ma anche e soprattutto la “formazione” da un punto di vista umano e caratteriale.

1 L’allenatore più bravo avuto nella sua carriera di calciatore.
Nella mia carriera ho avuto tanti bravi allenatori, ognuno con diversi stili e con diverse modalità di allenamento. Ma se proprio ne devo dire uno, dico Franco Ferrari, per la sua umanità e per la disponibilità nell’aiutare i ragazzi nel percorso di crescita.

2 Quando ha iniziato a pensare di voler fare l’allenatore?
Dopo il mio percorso da calciatore purtroppo contraddistinto da diversi infortuni ho deciso di dare il “patentino” per poter rimanere nel mondo del calcio.


3 Qual è la sua “filosofia” di gioco.
Per quanto riguarda il mio modo di sviluppare idee e di trasferirle ai miei ragazzi, mi sono sempre fidato della mia esperienza da calciatore imparando e approfondendo diversi modi di allenare sempre tenendo in grande considerazione le caratteristiche del gruppo a tua disposizione.


4 Quale considera sia il suo maggior pregio da allenatore.
Ritengo che un allenatore debba saper ascoltare con attenzione tutte le dinamiche di uno spogliatoio, di osservarne i comportamenti e conoscere il gruppo. Quindi di ascoltare sempre ... ma poi decidere senza dubbi o tentennamenti.


5 Su quale aspetto invece ha sempre fatto più fatica?
L’aspetto dove forse fatico di più è quello di riuscire a motivare sempre i ragazzi anche nei momenti più difficili della stagione.


6 Lo schema tattico preferito e utilizzato maggiormente.
Ho sempre fermamente creduto che un allenatore prima di parlare o di imporre un determinato schema tattico deve valutare se il gruppo corrisponde a certe caratteristiche. Ho utilizzato diversi sistemi di gioco ma dovendone scegliere uno ritengo il 4-3-3 il mio preferito in assoluto.


7 La partita più bella giocata da una delle sue squadre.
Indimenticabile l’incontro dei miei ragazzi della Langhiranese quando andammo a vincere con la Scandianese (stagione 1994/95) e questo ci permise poi di conquistare il Campionato Juniores Regionale. Una partita ed una stagione semplicemente indimenticabili.


8 La squadra più forte mai affrontata in carriera.
Ho affrontato tante buone squadre sia nel settore giovanile che nelle prime squadre ma se devo sceglierne una in particolare penso proprio alla Scandianese, una squadra veramente forte e difficile da affrontare per le capacità tecniche e fisiche.


9 Il calciatore avversario che più l’ha impressionata tra quelli incontrati in carriera.
Senza nessun dubbio dico Simone Bottarelli. Estro, qualità tecniche e senso del gol. Lui e Simone Pompini su tutti. Giocatori davvero di grande qualità, che ho avuto la fortuna di avere con me nella rappresentativa di Parma.


10 Il risultato più importante ottenuto finora (trofeo, salvezza, crescita calciatori ecc).
Devo ammettere che sono stato piuttosto fortunato vincendo due campionati Juniores Regionali con Langhiranese e Real Sala Baganza, uno provinciale, tre di Allievi con lo Juventus club, un Torneo Balisciano di Terza Categoria e qualche altro “minore”.


11 Nel suo passato di allenatore qual è stata la più grande soddisfazione.
Sicuramente quella di allenare tanti giovani bravi che sono poi andati in società professionistiche come Modena, Reggiana, Piacenza e Bologna. Ecco, la crescita dei giovani, contribuire al loro sviluppo calcistico e umano credo che per chi alleni dei settori giovanili sia uno degli obiettivi e al tempo stesso delle soddisfazioni più grandi in assoluto.

12Quale invece la sua più grande delusione?
La mia più grande delusione è assai recente. Aver perso l’anno scorso con la mia Virtus la finale del Campionato Giovanissimi contro l’Arsenal. La delusione è stata grande non tanto per il sottoscritto ma per i ragazzi che, visto l’impegno e la serietà dimostrati per tutta la stagione, avrebbero meritato quel titolo.

13 Chi è l’allenatore avversario più bravo che ha incontrato nella sua carriera di mister?
Ci sono davvero tanti allenatori bravi che meritano rispetto e ammirazione per tutto il lavoro svolto durante tutta la stagione e molto spesso vengono giudicati purtroppo solo in base ai risultati. Se proprio devo segnalarne uno dico Filippo Delmonte ... potrei sembrare di parte visto che è stato un mio giocatore ma in realtà è davvero bravo e competente.

14 C’è un aneddoto curioso o divertente che le viene in mente?
Gli aneddoti sono davvero tanti e diventa difficile sceglierne qualcuno in particolare. Di sicuro c’è sempre stato spazio per scherzi e risate che fanno comunque parte della costruzione di un gruppo.

15 L’allenatore del passato da lei preferito.
Ne cito due che a mio parere hanno pari importanza: Zdenek Zeman e Arrigo Sacchi. Sono due allenatori che hanno rivoluzionato il calcio con la zona e il pressing alto, trasformando i ritmi di gioco e andando a recuperare il pallone nella metà campo avversaria. Ora sono in tanti che adottano questo sistema di provare a recuperare il pallone immediatamente mentre altri preferiscono abbassarsi e attendere l’avversario.

16 L’allenatore del presente da lei preferito.
Ti dico De Zerbi, per la concezione che ha del calcio, per il suo progetto di gioco e la costanza nell’applicarlo per raggiungere i suoi obiettivi. Ma obiettivamente ce ne sono tanti altri che meriterebbero una menzione.

17 Ha qualche rimpianto nella sua carriera di allenatore?
Non ho rimpianti. So che avrei potuto forse fare meglio ma tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con serietà e grande impegno cercando sempre di migliorare e di aggiornarmi per dare la massima professionalità sul campo.

18 Qual è la dote principale che deve avere un allenatore?
Passione, amore per il calcio, sapersi sempre mettere in gioco ed essere positivo anche nei momenti bui dove le cose non vanno bene.

19 Metta in ordine di importanza questi cinque aspetti: Comunicazione-Gestione del gruppo-Preparazione fisica-Tattica e Tecnica.
Dipende ovviamente se sei nel settore giovanile o in una prima squadra. Con i giovani dico la comunicazione che diventa fondamentale nelle gestione del gruppo. Poi vengono tecnica e preparazione fisica e per ultima la tattica soprattutto se parliamo di ragazzi fino a 15 anni. Per quanto riguarda gli adulti metto in fila la gestione del gruppo, la comunicazione e a seguire preparazione fisica e di pari passo tecnica e tattica.

20 Infine la formazione ideale con i migliori calciatori allenati in carriera finora. (con schema tattico annesso)
È sicuramente la domanda più difficile in assoluto perché ho avuto davvero la fortuna di allenare tanti bravissimi calciatori. Ne cito una che comprende tutti i ragazzi con cui abbiamo conquistato il Campionato Juniores Regionale nella stagione 1994/95 e ai quali sono davvero tanto legato. Giocavamo con un 3-5-2 e la rosa era la seguente:
Portiere: Dacci.
Difensori: Caggiati, Molinari, Bedotti, Ferretti, Schianchi.
Centrocampisti: Vitali, Amata, Del Monte.
Attaccanti: Anceschi, Casalini, Piazza, Fracassi, Dellagiacoma, Ravanetti, Maggiali, Erta.

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