PUGILATO
Laura: una parmigiana in Wbl. «Ma io non mi monto la testa»
Vivo il presente con serenità, cercando di trarre sempre qualcosa di buono.
Alle donne dico di lanciarsi in ciò che le gratifica.

Avremmo voluto essere lì, in palestra, a Ferrara. Per incrociare lo sguardo di Laura Parisi nel momento in cui il selezionatore del Team Emilia-Romagna le consegnava ufficialmente la divisa della rappresentativa regionale per la WBL-Women Boxing League. Ci sarebbe piaciuto ammirare quel misto di emozione e stupore negli occhi dolci (che sul ring si trasformano in quelli di una tigre) di questa ragazza parmigiana. Che la sua sfida l'ha già vinta. A prescindere da come andrà il torneo in programma da domani a domenica a Pompei.
«In effetti devo ancora mettere bene a fuoco quello che è accaduto nell'ultimo anno e mezzo» riflette Laura, tesserata con la Pugilistica Kid Saracca. I primi allenamenti «in una dimensione comunque amatoriale», dopo aver partorito il piccolo Leo. Quindi il debutto in un match ufficiale, a luglio 2023, una crescita costante («Fisica e mentale» osserva lei) e ora la «chiamata», magari inaspettata sì ma che catalogare alla voce «premio» non renderebbe giustizia al percorso di Laura. Aromatizzato al talento, alla qualità, ai risultati. «Sebbene gli ultimi due incontri (conclusi con verdetto pari, ndr) mi abbiano lasciato un certo amaro in bocca» annota la pugile. «Senza nulla togliere al valore delle mie avversarie, le tre riprese disputate in entrambi i casi avevano detto ben altro. Guardando il bicchiere mezzo pieno, a mente fredda, dico che sono esperienze di cui far tesoro».
Tanto, poi, arrivano pomeriggi come quello di Ferrara, qualche giorno fa.
«I miei allenatori, Matteo Azzali e Zied Ouerghi, mi hanno prospettato la possibilità di un test match, sotto gli occhi del c.t. della selezione emiliano-romagnola, Roberto Croce. Ma il punto è che non mi avevano detto a chi avrei dovuto fare da sparring (ride, ndr)».
Chi si è trovata di fronte?
«Emma Baruchello della Ferrara Boxe. Non esattamente un cliente facile: lei infatti è la campionessa italiana dei 63 kg, una categoria di peso peraltro superiore alla mia».
Eppure lei non si è scomposta.
«È stata una prova impegnativa, ma alla fine è andata bene. A differenza delle altre volte, nel giudizio complessivo sono stata meno severa con me stessa. Ho riconosciuto di aver fatto cose buone. E la stessa mia avversaria, una pugile esperta, mi ha fatto i complimenti. Poi ho dovuto sostenere altre due riprese, con un'altra ragazza. è stato insomma molto dispendioso a livello di energie. Mettici anche l'emozione...».
Fatiche ripagate dalla convocazione per il torneo di Pompei, dove evidentemente non andrà a fare la turista.
«Non ci sarà nemmeno il tempo di vedere le bellezze di Pompei (e giù un'altra risata, ndr). Sono già sicura di fare due match e spero di dare un contributo importante alla squadra. Sarà un'occasione importante».
Come vive questo momento?
«Con serenità: non è poco e non è nemmeno scontato, se ci pensa. Io sono molto fortunata perché posso beneficiare dell'affetto e del sostegno incondizionato di tutte le persone che mi vogliono bene: di maestri, datori di lavoro e colleghi dello Studio Mazzoli a cominciare da Nicole, gli amici e ovviamente la mia famiglia, il mio compagno Luca. E Leo, il mio bimbo che è al centro di tutto».
Mamma, lavoratrice, pugile: quanto è lunga una giornata di Laura Parisi?
«Vede, è un po' come giocare a Tetris: devi sempre riuscire ad incastrare tutto alla perfezione. Ma è una fatica, mi creda, che non pesa: in tutto quello che faccio ci metto l'anima. E una passione infinita. Le motivazioni arrivano in automatico».
Diventare professionista è un obiettivo?
«Le ambizioni vanno coltivate di continuo, sono il sale di ogni atleta. Ma bisogna farlo con il dovuto equilibrio. La boxe mi aiuta anche in questo: a rimanere concentrata sugli obiettivi, senza per questo spingersi troppo in avanti con i pensieri. Costruire castelli in aria non serve. E poi non fa per me. Vivo il presente cercando, giorno dopo giorno, di trarre qualcosa di buono».
Lo sa che per tante ragazze la sua storia può essere un esempio?
«Io continuo a sentirmi la stessa Laura di sempre: una donna con una vita normalissima, come quella di tante altre. Perché in effetti è così. Quando salgo sul ring, mia mamma si preoccupa: ha paura che mi faccia male. La capisco. Non mi monto la testa, ma nella boxe ho trovato la mia dimensione: mi sono lanciata e sono riuscita a fare quello che mi piace. Ecco il messaggio che vorrei far passare alle donne: abbiate il coraggio di lanciarvi in quello che più vi gratifica. Agite, senza lasciarvi condizionare dal giudizio degli altri».
Vittorio Rotolo
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata