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Motor Valley graffiti: l'Autodromo di Varano e i suoi primi 50 anni - Foto

09 Dicembre 2020, 09:40

Da mezzo secolo è la carta d'identità di un paese che lo ha eletto simbolo di rinascita e di rilancio di un intero territorio. Inaugurato nel 1970 l’autodromo di Varano Melegari è una storia di uomini, di entusiasmo, di passione e di coralità di una comunità, prima ancora che di motori. 
Nessuna nostalgia, si intende, dal momento che proprio grazie all’avvio dell’avventura motoristica di inizio anni ‘70 sono fiorite importanti e prestigiose aziende, fra le quali brilla la Dallara, simbolo del motorsport mondiale, e il Centro Internazionale Guida Sicura.
 Fra i principali promotori dell’autodromo, oggi cuore pulsante della Motor Valley, Ennio Dallara, Romano Meggi, Giuseppe Dalla Chiesa, l’allora sindaco Giorgio Bonzani e l’ingegner Giampaolo Dallara. Nel 1972, il sindaco Giorgio Bonzani, in una intervista rilasciata a Gabriela Noris, disse che «l’obiettivo che ci eravamo posti era principalmente di tipo sociale ed economico. Noi abbiamo fatto l’autodromo a favore di tutta la comunità varanese e i risultati ci sono stati, e come».
 Il tracciato iniziale misurava 550 metri ed era dedicato a San Cristoforo il patrono dei camionisti. Il primo asfalto fu posato dal cavalier Ennio Dallara, allora presidente della Pro loco, con il coinvolgimento dei camionisti e le imprese della zona. 
Il filo narrativo dell’autodromo e del paese è custodito negli scatti della preziosa collezione del varanese Giorgio Meneghetti. L’entusiasmo per realizzare un progetto ambizioso e il senso di appartenenza al paese sfocia ben presto in un semenzaio di piloti, come Medardo «Dado» Gabelli e campioni come Giuseppe Dallachiesa e Franco Piroli. In soli tre anni, dal 1969 al 1972 si passa dal campo sportivo al primo circuito, nel 1970, e il successivo allungamento del tracciato a 1200 metri nel ‘71 e a 1800 nel ‘72.
 La vigilia di quella escalation sociale e sportiva è scandita dalla classica sfida nel lunedì della sagra fra Yé Yé e Matusa (scapoli contro sposati), nel campo sportivo situato all’interno del futuro autodromo. L’arrivo dei protagonisti a piedi o su un cassone di un camion, era accompagnata dal fisarmonicista varanese Pietro Dodi «Pedér ed là Piana». 
L’impianto appena realizzato rappresentava per tutti una scommessa con il futuro. Nell’intervista di Gabriela Noris, l’allora sindaco Bonzani ricordò i tanti varanesi che avevano lavorato alla costruzione per niente o quasi pur di poter costruire l’autodromo. «Tutta questa gente ha detto che i soldi che deve avere li prenderà quando ci saranno: è per questo che l’autodromo è della comunità e che per noi un autodromo attivo è tale quando a Varano viene un mucchio di gente, quando la gente mangia qui, consuma in paese, viene e scopre anche le bellezze naturali di Varano, che non sono poche». 
E la gente non mancò  all’inaugurazione del tracciato nel ‘72, con circa 5.000 persone che avevano tifato per Giuseppe Dallachiesa con gli storici duelli contro il parmigiano Battistini, o nel ‘76 quando oltre 20mila spettatori seguirono la Corsa benefica per il Friuli con il varanese Franco Piroli, protagonista nel campionato europeo «Alfasud» e «profeta in patria», abbinato al due volte campione del mondo Emerson Fittipaldi. 
L’esito della gara fu sorprendente con la raccolta di 50 milioni di lire che servirono per la costruzione di una scuola materna a Lusevera di Gemona, distrutta dal terremoto. Alla gara seguirono i ringraziamenti di don Dante Copelli, espressi dai ragazzi del paese. Nella lunga passerella di campioni che hanno «morso» l’asfalto dell’autodromo, rimane lo storico collaudo della prima vettura realizzata dall’ingegner Giampaolo Dallara costruita a Varano, la «VDM»: Varano de’ Melegari. Il resto è storia d’oggi. Valentino Straser
 

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