Recensioni
Per una volta il titolo italiano ha un bel senso. Perché «King Richard», che esce come «Una famiglia vincente-King Richard», è quasi più un film sul senso della famiglia che sullo sport. Quasi più incentrato sulla figura di un padre «padrone» (che però non ha veri lati oscuri e pare animato solo da bontà e lungimiranza, azzerando lo spirito di rivalsa per quello che la vita non gli ha dato) che sulle due sorelle Venus e Serena Williams che hanno rivoluzionato (anche in senso politico) il tennis. C’è comunque il desiderio, esplicito e portato avanti con convinzione «commerciale», di renderlo un biopic edificante, scaldacuori, parabola sui sogni, sul coraggio e sul senso del sacrificio che non deve mai essere separato dal rispetto verso se stessi. Tutto per una precisa scelta del «padre padrone» Will Smith che, con questo ruolo (ma è anche produttore, insieme alla moglie e alle due sorelle Williams), apre il decennio all’insegna del riscatto e del superamento di quello precedente, costellato per intero da parti non esattamente memorabili.
Come Richard, Will Smith ha un piano: e la vittoria del Golden Globe dovrebbe portarlo (almeno) alla sua terza nomination all’Oscar. Reinaldo Marcus Green non può che seguire le indicazioni del suo «allenatore», accettando il gioco e dimostrandosi un regista che viene, a sua volta, «diretto»: perché parlare dell’ingresso di Venus e Serena nel mondo del tennis è un’incredibile storia da cinema già scritta. E’ il sogno americano che incontra la favola di Cenerentola: comunque vada, una partita vincente.
LA SCHEDA
Regia: Reinaldo Marcus Green
Interpreti: Will Smith, Saniyya Sidney, Demi Singleton
Usa 2021, 2 h e 24'
Genere: Biografico
Dove: The Space Campus e Parma Centro
Giudizio: 3 su 5
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