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Ferrarini: la cordata Bonterre rilancia sulla proposta Pini-Amco

Ferrarini: la cordata Bonterre rilancia sulla proposta Pini-Amco

02 Settembre 2020, 07:11

‌‌La cordata industriale formata dai partner industriali del gruppo Bonterre-Grandi Salumifici Italiani, Opas, Hp, che col sostegno di Intesa e Unicredit ha presentato il 10 agosto al Tribunale di Reggio Emilia una proposta di concordato concorrente per Ferrarini, ha preso visione della proposta presentata sulla base degli impegni della Famiglia Pini e della società Amco e rilancia. 
«Senza evocare le delicate questioni giudiziarie che pendono ancora in relazione al concordato Ferrarini - scrive la cordata in una nota - è intenzione dei partner industriali sottolineare con fermezza l’impegno a mantenere l’offerta presentata e, se del caso, ad arricchirne ancor più i contenuti, qualora si instaurasse finalmente la leale procedura competitiva imposta dalla legge». Viene inoltre evidenziato come siano stati effettuati «fideiussioni bancarie e depositi bancari, con la disponibilità immediata, di oltre 50 milioni, al servizio del ripagamento dei creditori», insieme a garantire «la costruzione di un processo di filiera tutto italiano».

Sottolineata infine «la fruibilità certa e immediata da parte di tutte le maestranze dei vicini impianti e stabilimenti del gruppo Bonterre e di Opas, in caso di spegnimento dello stabilimento di Rivaltella, e la garanzia dei livelli occupazionali già individuati». 
Per contro, sulla proposta Amco-Pini, viene sottolineata «la mancanza di pagamenti immediati o nel breve del passivo concordatario, con lo spostamento del soddisfo dal terzo anno di piano industriale in poi», inoltre la presenza di comunicati stampa in cui viene affermato «che la percentuale di soddisfo (33%) renderebbe vana la presentazione di proposte concorrenti», che sarebbe «tesa ad ostacolare l’instaurarsi della leale procedura competitiva prevista dalla legge nell’interesse dei creditori e degli altri stakeholder (in primis, lavoratori e fornitori)». In ultimo viene evidenziata l’assenza di «certezza sulla continuità produttiva e industriale in Italia, mancando in capo alla famiglia Pini l’expertise nel settore dei salumi di carne suina e nella commercializzazione sui mercati internazionali del food «made in Italy. Manca infine - viene detto - la presentazione di un progetto dettagliato o anche di semplice fattibilità del nuovo Stabilimento, con forte pericolo di delocalizzazione negli stabilimenti spagnoli della famiglia Pini».

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