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Governo

Caro spesa, verso nuovi aiuti. Si pensa ad azzerare l'Iva

Lo permette una nuova direttiva europea. La misura si applicherebbe sui beni di largo consumo

caro spesa

di Mila Onder

15 Luglio 2022, 10:45

Roma Azzerare l’Iva sui prodotti di largo consumo, dagli alimentari ai farmaci, dai trasporti ai libri. Entra anche questa tra le ipotesi al vaglio del governo per alleggerire il peso dell’inflazione sui redditi più bassi e che potrebbe essere presa in considerazione già in vista del prossimo decreto di fine luglio o al massimo nella prossima legge di bilancio.

La proposta è partita qualche settimana fa dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che ha confermato però ora di essere al lavoro con il Mef per cercare di concretizzarla. Quella che infatti fino allo scorso inverno poteva apparire come una pura suggestione, oggi sembra più che una possibilità. A cambiare è stata ad aprile la direttiva europea sulle aliquote Iva che ha concesso ai Paesi membri dell’Unione la facoltà di modificare, arrivando anche ad azzerare tramite «esenzione con diritto a detrazione», l’imposta sul valore aggiunto applicata ad alcuni prodotti. La lista è prevista dalla stessa direttiva e contempla beni e servizi che già godono di aliquota agevolata, tra il 5 e il 10%: gli alimentari innanzitutto, ma anche l’erogazione dell’acqua, i farmaci, gli apparecchi medici, i servizi di trasporto, i libri e i giornali.

Le coperture, come spiegato da Brunetta, deriverebbero dall’extragetitto accumulato in questi mesi di superinflazione proprio con l’Iva. In pratica si allargherebbe il meccanismo già utilizzato dal governo per tagliare le accise sui carburanti, considerando che tra gennaio e maggio, stando ai dati del Mef, gli incassi Iva sono aumentati di circa 10 miliardi di euro, pari a quasi il 20% in più dello stesso periodo dello scorso anno.
«Per le famiglie a basso reddito, a causa dell’inflazione, il carrello al supermercato rischia di restringersi. Sto lavorando, assieme al ministro dell’Economia, a una serie di interventi per lasciare intatto quel carrello», ha sottolineato il ministro della P.a, aggiungendo anche un’altra idea: l’ampliamento dei ‘fringe benefit’ (in pratica i benefici accessori come i buoni acquisto, l’auto aziendale o l’assicurazione ad esempio), «agevolando gli accordi aziendali in tal senso e la partecipazione dei datori di lavoro alla difesa del potere d’acquisto dei dipendenti».

Il cantiere è ancora aperto, così come il tavolo con le parti sociali. Dopo aver incontrato i sindacati, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha visto oggi a Palazzo Chigi anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ribadendo la volontà di andare avanti nel confronto e di proseguire anche con tavoli specifici per materia: politica industriale per automotive e siderurgia, energia, Pnrr e legge di bilancio. Sul piatto, come emerso, c’è innanzitutto la difesa dei salari e del lavoro. Oltre ai rinnovi dei contratti, che potrebbero essere in qualche modo incentivati, e all’estensione del trattamento economico dei contratti collettivi ai lavoratori che oggi ne sono privi o che sono sottoposti ai cosiddetti “contratti pirata”, si pensa quindi anche ad interventi diretti a rafforzare la protezione anche attraverso la decontribuzione. Evitando però, come nel caso della misura introdotta nella scorsa manovra, che gli sgravi siano utilizzati in gran parte per contratti a termine o part time. La lotta alla precarietà, come evidenziato da Draghi e dal ministro del lavoro Andrea Orlando, è una priorità e gli sforzi del governo si concentreranno per questo anche sul lavoro stabile.

Capitolo fondamentale dell’azione dell’esecutivo resta peraltro anche quello energetico per alleggerire il peso delle bollette su famiglie e imprese. Non a caso nel decreto di luglio è attesa la correzione del regime de minimis che impedisce al momento alle imprese di godere a pieno del credito d’imposta sull’energia. Non è ancora chiaro invece se nel provvedimento rientrerà l’ennesima modifica al Superbonus per deresponsabilizzare le banche sulle cessioni dei crediti. Una mossa attesa dal M5S ma voluta anche da quasi tutti i partiti.

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