Gli applausi interminabili che hanno accolto il Presidente Mattarella nella chiesa di San Francesco del Prato e che lo hanno accompagnato all’uscita sono la prova dell’affetto che Parma ha dimostrato per il Capo dello Stato (affetto meritatissimo, consolidato dal legame così stretto, negli ultimi anni, tra il Presidente e la nostra comunità). E anche il termometro dell’apprezzamento del pubblico per il discorso del Professor Mattarella: colto, alto, di forte richiamo all’unità dell’Europa, all’importanza del ruolo dell’università, al valore della solidarietà.
Non solo: gli applausi sono anche un’ideale sigla di chiusura per due giorni indimenticabili che abbiamo vissuto, che resteranno impressi nella storia della città e nella memoria di tutti noi. La ristrutturazione di quel gioiello che è San Francesco del Prato e la restituzione al culto sono un risultato straordinario che fino a qualche anno fa sembrava irraggiungibile. E la soddisfazione per la nuova visita del Presidente – e il fatto che abbia accettato di ricevere a Parma la prima laurea ad honorem della sua lunga carriera – è una soddisfazione impagabile per il nostro Ateneo e per la comunità.
Mattarella è un uomo della democrazia, un infaticabile testimone dei valori della Costituzione, un autorevolissimo punto di riferimento per il nostro Paese. Che ha ben presente la vocazione “costituzionale” all’integrazione europea e il ruolo di «motore dell’Europa» che le università hanno avuto nella storia, agendo «su un terreno – ha sottolineato nella sua Lectio doctoralis – che si sarebbe rivelato propedeutico a una “coscienza europea”». E anche il radicamento delle questioni dell’autonomia e delle libertà nello spirito dell’Europa grazie alle università. Così come la trasformazione in università di massa non è stato, come temevano in tanti, l’inizio di una decadenza, ma piuttosto il primo passo per concretizzare «il riconoscimento del bene sociale rappresentato dall’istruzione» e l’applicazione «dell’identica dignità di ogni essere umano».
Dal passato al futuro: che non può prescindere – ha detto con chiarezza il Presidente – da un diritto universitario europeo, che sia riconosciuto nei Trattati, che porrebbe l’Europa all’avanguardia. L’esortazione è che di questo si discuta nella Conferenza sul futuro dell’Europa.
Ha parlato di meritocrazia (che non deve essere una legittimazione dei privilegi), della svolta compiuta dall’Unione europea, culminata con il Next generation (augurandosi che «questo Piano di ripartenza sia la spina dorsale di una nuova, più solida e più equa integrazione del Continente»), di libertà e uguaglianza, democrazia e solidarietà come pilastri dell’Europa. E, tornando agli atenei, di come, all’Europa di domani, l’università europea possa dare molto.
Una lezione per tutti, l’intervento del Presidente. Il sigillo a due giornate speciali, un doppio regalo per Parma e i parmigiani. E l’ennesima dimostrazione (pensando al restauro di San Francesco) di come, ancora una volta, quando la città sa fare squadra, quando pubblico e privato uniscono le loro forze, si riescano a fare grandi cose, perfino a realizzare un sogno nel quale solo pochi avrebbero creduto.
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