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La disponibilità dell'Europa va sostenuta, non ostacolata

La disponibilità dell'Europa va sostenuta, non ostacolata

di Alfredo Alessandrini

14 Dicembre 2020, 08:35

Il recente dibattito, che ha assunto in alcuni momenti le caratteristiche di uno scontro,  sulla riforma del Mes ha riacceso un antieuropeismo che sembrava sopito. Su questo tema vi sono stati gli editoriali di Domenico Cacopardo e Augusto Schianchi sicuramente condivisibili.
E pensare che senza l’intervento della Bce che acquista una quantità enorme di titoli di Stato Italiani lo spread non sarebbe attorno a 120 ma ben più alto, con un costo per lo Stato insostenibile. Per la legge della domanda e dell’offerta, gli acquisti della Bce consentono di avere un costo per interessi sul debito significativamente più contenuto.
La Bce ha un programma di emergenza per l’acquisto di titoli di Stato legati alla pandemia  Covid per 1.850 mld di euro con le ultime recentissime decisioni a cui si aggiungono 20 mld al mese per sostenere l’economia. In totale l’intervento di acquisto dei titoli di Stato arriva ad oltre 2.000 mld. Per l’Italia nel 2020 la Bce comprerà titoli per 224 mld, fra Piano di emergenza Covid e sostegno all’economia. Se lo Stato avesse preso i 220 mld di euro sul mercato li avrebbe pagati molto più cari. Basterebbe questo per giustificare la nostra convinta adesione all’Unione Europea, ma occorre aggiungere il Recovery Fund con i suoi 209 mld di euro per il nostro Paese. Considerato che il nostro debito pubblico al 30 settembre era di 2.582,6 mld con una vita media di 7,2 anni, come si fa ad avere dubbi su un'Unione Europea che ha decisamente abbandonato la via dell’austerity ed intrapreso con vigore quella del sostegno pubblico all’economia in questo momento di emergenza Covid?  
Questo è il momento di sostenere l’impegno della Ue, non di frapporre ostacoli e difficoltà. Questo è il momento di sostenere il cambiamento strategico in atto.
Crediamo che non sfugga a nessuno che il nostro Paese non riuscirebbe da solo a far fronte alla situazione economica che si è determinata con la pandemia.
La coraggiosa affermazione di Mario Draghi «whatever it takes» del giugno 2012, l’Europa farà tutto il necessario per preservare l’Euro, ha costituito un passo decisivo per un ruolo nuovo e attivo della Bce nella politica monetaria e più in generale nella politica economica.
Dal 2015 al 2020 la Bce ha acquistato titoli di Stato per 2.800 miliardi di euro (una cifra superiore al debito  pubblico Italiano).
Quindi è chiaro a tutti il ruolo decisivo della Bce a sostegno della moneta unica ma anche a sostegno dell’intervento pubblico dei vari Stati in questa pandemia con il suo programma Pepp di cui abbiamo detto in precedenza.
D’altronde in questa situazione il debito pubblico è l’unica arma che ha il nostro Stato per sostenere la domanda interna che sta flettendo in modo significativo.  È giusto erogare sussidi alle persone in grave difficoltà e ristori a chi, a seguito delle limitazioni degli spostamenti delle persone, ha subito danni economici consistenti nel settore del commercio e del turismo e non solo. Ricordiamo i problemi dei servizi e dell’industria, soprattutto a causa delle difficoltà delle catene degli approvvigionamenti. Ecco allora che bisogna ricorrere a ripetuti scostamenti di bilancio  e quindi ad aumentare il debito pubblico che a fine dicembre raggiungerà il 161% del Pil.
A gli interventi massicci della Bce  si aggiungono i fondi  Next generation Eu, su cui è aperto un confronto duro all’interno della maggioranza e con le opposizioni sulla governance e quindi sulle modalità di costruzione del piano da presentare alla Commissione Europea  che, va ricordato, è fondamentale per l’ottenimento dei fondi da destinare al rilancio dell’economia e della equità sociale. Quindi anche in questo caso il problema non è della quantità di fondi europei, oggettivamente rilevante, ma della capacità e delle modalità di utilizzo e di spesa.
Come detto in precedenza del Mes si è ampiamente parlato nel nostro giornale. Vogliamo solo ricordare che anche in questo caso il ricorso a questi fondi è molto importante, proprio ora che questo progetto di riforma può creare le premesse per un cambiamento sostanziale dello stesso e quindi portare ad un superamento dei gravi limiti della formulazione originaria. Vogliamo solo ricordare che l’introduzione nel Mes del backstop o paracadute finale del fondo unico di risoluzione delle Banche in crisi  è un tassello importante verso il completamento del progetto di Unione Bancaria, che ,ha fra gli altri, l’obiettivo di evitare che i rischi delle banche in difficoltà ricadano sui bilanci pubblici.
E’ quindi importante che, pur partendo da posizioni diverse, si prenda atto del cambiamento di atteggiamento dell’Unione Europea sul sostegno ai Paesi in difficoltà attraverso l’intervento della Bce,  attraverso il Recovery fund, attraverso il Sure a sostegno della Cassa Integrazione, attraverso l’intervento della Bei e con l’emissione di titoli di debito europeo garantiti dall’insieme dei Paesi della zona Euro, in grado di creare un attivo sicuro (safe assets). È su questi temi, sulle modalità di utilizzo dei fondi europei e sul piano strategico (noi preferiamo chiamarlo così)  che sarebbe opportuno spostare il confronto fra le forze politiche.
 

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