Le ricadute sanitarie, economiche e sociali della pandemia del coronavirus, un vero e proprio virus globale, sono drammatiche per il nostro come per gli altri Paesi. Le perdite di vite umane, di persone costrette a lunghe degenze ospedaliere in condizioni difficili, il sacrificio degli operatori sanitari colpiti anche da numerosi lutti, sono davanti agli occhi di tutti.
così come sono evidenti i sacrifici delle persone in quarantena, di quelle costrette all’assenza di una vita sociale e di una intera nazione isolata al suo interno e verso l’esterno. Questa è la prima emergenza sanitaria che porta con sè la necessità di attenuare gli impatti sociali già presenti e che potrebbero addirittura aumentare. A questa drammatica situazione si accompagna da ora e si accompagnerà per un lungo periodo l’emergenza economica dovuta al lock down di un intero sistema produttivo nazionale. Dei provvedimenti del Governo questo giornale ha informato in modo puntuale.
Con questo intervento vorremmo svolgere alcune considerazioni sul ruolo dell’Unione Europea rispetto ad una situazione che ha le caratteristiche di una ricostruzione post-bellica.
La prima considerazione che, credo, condividiamo tutti, è che solo l’Unione Europea ci può portare fuori da questa situazione di grave crisi e che nessun Paese dell’U.E. potrebbe avere, da solo, la possibilità di mettere in campo le risorse economiche per affrontare le conseguenze della pandemia. Ma nel contempo l’U.E. ha la grave responsabilità di dimostrare, con fatti concreti, che un principio di solidarietà, anche se da consolidare, però esiste.
Vediamo di scorrere le scelte già fatte e quelle che riteniamo indispensabili. La prima scelta è stata fatta dalla BCE in due tempi: il primo tempo inadeguato e insufficiente nei contenuti e disastroso nella comunicazione. Nel giro di una settimana sono cambiati contenuti e comunicazione ed oggi la BCE mette in campo, cumulando anche gli interventi precedenti, una cifra importante che supera i 1.000 miliardi. Questo intervento di acquisto di titoli pubblici è sicuramente rilevante e continuerà a tenere ad un livello basso lo spread e, di conseguenza, tassi contenuti per il finanziamento del debito pubblico. Questo è un primo risultato importante che non esaurisce però il ruolo della BCE soprattutto se diviene una vera e propria scelta quella di far decollare i corona bond.
Vediamo le altre Istituzioni cosa hanno fatto. La Commissione Europea intende stanziare 37 miliardi per la politica di coesione indirizzata alla lotta contro il coronavirus e, al contempo, per bocca della sua Presidente, rinuncerà alla restituzione dei prefinanziamenti dei fondi strutturali europei non utilizzati dal nostro Paese.
Naturalmente anche questo della Commissione è un primo passo che si accompagna alla decisione dell’Eurogruppo dei Ministri dell’Economia e delle Finanze di sospendere il Patto di Stabilità.
Questo ultimo aspetto consente di finanziare il primo decreto del nostro Governo di 25 miliardi e consentirà di finanziare il successivo già annunciato per aprile sempre di 25 miliardi. Ma questi interventi faranno aumentare il rapporto deficit/PIL e il debito/PIL, quest’ultimo fino al 150%.
Ecco perché è importante puntare sui coronavirus, una sorta di safe-assets che consentono di raccogliere il risparmio a tassi molto bassi e indirizzarlo verso investimenti per far ripartire l’economia. Senza dimenticare la transizione verso l’economia green che è il nuovo obiettivo per caratterizzare la ripartenza dell’economia in un modo ambientalmente corretto Restano da considerare le possibilità di utilizzo senza condizionalità del MES, che potrebbe, come dice Gentiloni, costituire un fondo di garanzia con effetto di moltiplicazione tipico di questo strumento. E infine la Banca Europea degli Investimenti che potrebbe essere l’Istituto di emissione dei corona bond.
Comunque fa aggio su tutto l’intervento di Mario Draghi sul Financial Time: “Ci troviamo di fronte a una guerra contro i coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza”. Occorre agire, dice Draghi, “con sufficiente forza e velocità per prevenire che una recessione diventa una prolungata depressione”. “La perdita del reddito privato deve, per forza, essere compensata da livelli di debito pubblico più alti”.
Questo anche per una oggettiva e già presente difficoltà delle categorie economiche di accesso al credito. La risposta dell’Unione Europea con tutte le Istituzioni e gli organismi visti in precedenza, deve essere al contempo veloce e coraggiosa, mettendo al centro quello spirito di solidarietà che può dare davvero una prospettiva a questa Istituzione fondamentale per il nostro futuro.
Alfredo Alessandrini
Docente di materie economiche
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