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Meglio avere paura

Meglio  avere paura

di Francesco Bandini

24 Marzo 2020, 10:02

Il demone del virus comincia a fare paura per davvero, aiutato in questo dal moltiplicarsi dei morti e dalla tangibile incidenza sulla vita di ciascuno delle misure eccezionali adottate per contenerne la propagazione. Finché tutto questo non ha così violentemente impattato contro le nostre certezze, le nostre abitudini e i nostri punti di riferimento, è stato facile sottovalutare la situazione che via via si andava delineando e prenderla a cuor leggero, con quella dose di irresponsabile leggerezza che è propria di chi vive nell’agio di una società evoluta, compiaciuta e sempre più refrattaria alle idee stesse di sacrificio e di paura, che invece hanno sempre accompagnato l’uomo nel suo cammino attraverso i millenni. E per molti quella sottovalutazione è ancora una realtà, verrebbe da dire una tragica realtà, se si considerano le conseguenze di tale sconsideratezza sulle vite sia degli irresponsabili che degli altri. 
La storia a quanto pare si ripete, perché la storia purtroppo non insegna mai abbastanza, o, per meglio dire, dalla storia non impariamo mai abbastanza. Forse il motivo è che ciò da cui dovremmo trarre insegnamento è troppo lontano nel tempo, appartiene a generazioni che non sono la nostra, è parte di un immaginario collettivo che appare sempre applicabile a tutti fuorché a se stessi, sbiadite reminiscenze di tragedie del passato più remoto, che si pensava mai avrebbero potuto emergere dall’oblio dei libri di storia per venire a terrorizzare l’uomo del ventunesimo secolo e compromettere l’ordine stesso delle moderne società da esso fondate. 
Invece sta accadendo e ci sembra un incubo perché si tratta di un’esperienza senza precedenti a memoria d’uomo. E questo provoca disorientamento e angoscia. Ma tutto ciò non è nuovo se solo andiamo indietro di qualche generazione. Le differenze sostanziali sono però due: che prima un simile fenomeno non poteva avere l’eco che ha adesso; e che non c’erano le conoscenze e gli strumenti per farvi fronte che invece abbiamo oggi. Il fatto di poterne parlare in modo che tutti possano essere informati e messi in guardia è già di per sé un enorme vantaggio rispetto al passato, anche se purtroppo tanti ancora non hanno ben inquadrato la situazione in tutta la sua serietà e drammaticità. Il fatto poi di disporre di conoscenze e strumenti infinitamente più evoluti rispetto a quelli disponibili in analoghe emergenze del passato è ciò che più di ogni altra cosa dovrebbe quantomeno indurci ad avere un po’ di fiducia. E se è vero che questo virus è ancora in gran parte uno sconosciuto e, in quanto tale, un temibile avversario, è vero anche che ci sono tutte le condizioni perché, nei tempi necessari alla scienza, lo si possa capire e alla fine sconfiggere. 
Nel frattempo, l’unica cosa da fare è affrontarlo con le armi di cui ciascuno di noi dispone, ovvero quelle della responsabilità e della civiltà e, possibilmente, anche della serietà e della sobrietà. Dopo gli slanci dei primi giorni, in cui starsene forzosamente rintanati in casa appariva ai più come una sorta di gioco da praticare anche con performance alle finestre e ai balconi, si sta cominciando a capire che ci sono alcune aree del Paese (e speriamo restino soltanto «alcune») in cui lunghe colonne di camion militari carichi di bare passano sotto le finestre di cittadini che non hanno alcuna voglia di intonare allegre canzoni o battere pentole. 
Meglio sarebbe per tutti ricominciare ad avere paura, quella sana paura che nella storia dell’uomo l’ha sempre aiutato a stare in guardia, a difendersi e a sopravvivere a piaghe di ogni sorta. Temere il proprio nemico e non sottovalutarlo è il primo e al momento l’unico modo per non esserne sopraffatti.
Francesco Bandini

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