Quando sarà finalmente passata l’emergenza, una volta che ci saremo buttati alle spalle questo periodo buio disseminato di lutti per tante famiglie e di sacrifici per tutti, cosa rimarrà dell’esperienza del coronavirus? Molti dicono che nulla sarà più come prima. È probabile, anzi, per certi versi è auspicabile.
Tanti gesti che molti non avevano mai nemmeno pensato di fare, o che avrebbero voluto fare ma non avevano mai trovato il tempo e la voglia di tradurre in azioni concrete, ora vengono messi in pratica come se fossero la cosa più naturale del mondo. Abbiamo scoperto di avere dei vicini anziani che hanno bisogno di un aiuto per le cose elementari della vita; abbiamo capito che ci sono persone malate o disabili che necessitano del supporto di chi è più fortunato; abbiamo percepito quanto può essere pesante il fardello della solitudine e dell’isolamento e quanto sia importante fare qualcosa per alleviare il peso di chi quel fardello è obbligato a portarlo da molto più che qualche settimana; abbiamo perfino scoperto che esistono i senzatetto, quelli che quando gli dici di stare a casa potrebbero anche risponderti con sguardo interrogativo e chiederti «quale casa?». Per tutte queste persone più fragili, tanti, tantissimi sono stati capaci di gesti concreti di generosità, di slanci istintivi di solidarietà. E poi, incredibile a dirsi per noi italiani, abbiamo perfino ritrovato un senso di appartenenza nazionale, simboleggiato dalle tante bandiere esposte alle finestre e dall’inno nazionale fatto risuonare un po’ ovunque.
Cosa rimarrà di tutto questo patrimonio di solidarietà e di coesione che abbiamo scoperto di possedere? Svanirà come neve al sole, convincendoci che certe virtù vengono fuori solo in caso di emergenza nazionale per poi lasciare il posto all’ordinario individualismo? Oppure da questa dura esperienza collettiva, da questo dramma che in fondo ci ha uniti tutti (sia pur ciascuno in casa propria), riceveremo in eredità qualcosa di durevole, qualcosa che valga non solo per il tempo straordinario che stiamo vivendo, ma anche per quello ordinario che seguirà? Lo scopriremo solo quando il peggio sarà passato.
Ma se è vero che la reale natura di una persona la si vede nel momento in cui è messa alla prova, allora c’è motivo di essere fiduciosi, perché tanti, in questo passaggio così difficile e imprevedibile, hanno saputo dare prova della più preziosa delle virtù: l’umanità, quella che ha portato tanti nostri concittadini ad alzare lo sguardo dal proprio particolare e a guardarsi intorno, ponendosi il problema di chi da solo non ce la fa e andandogli incontro spontaneamente, senza nemmeno esserne richiesti. Non era scontato, ma è successo. E questa davvero può essere considerata come la luce che comincia a intravedersi in fondo al tunnel.
Francesco Bandini
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