Quando sarà finalmente passata l’emergenza, una volta che ci saremo buttati alle spalle questo periodo buio disseminato di lutti per tante famiglie e di sacrifici per tutti, cosa rimarrà dell’esperienza del coronavirus? Molti dicono che nulla sarà più come prima. È probabile, anzi, per certi versi è auspicabile.
Cosa rimarrà di tutto questo patrimonio di solidarietà e di coesione che abbiamo scoperto di possedere? Svanirà come neve al sole, convincendoci che certe virtù vengono fuori solo in caso di emergenza nazionale per poi lasciare il posto all’ordinario individualismo? Oppure da questa dura esperienza collettiva, da questo dramma che in fondo ci ha uniti tutti (sia pur ciascuno in casa propria), riceveremo in eredità qualcosa di durevole, qualcosa che valga non solo per il tempo straordinario che stiamo vivendo, ma anche per quello ordinario che seguirà? Lo scopriremo solo quando il peggio sarà passato.
Ma se è vero che la reale natura di una persona la si vede nel momento in cui è messa alla prova, allora c’è motivo di essere fiduciosi, perché tanti, in questo passaggio così difficile e imprevedibile, hanno saputo dare prova della più preziosa delle virtù: l’umanità, quella che ha portato tanti nostri concittadini ad alzare lo sguardo dal proprio particolare e a guardarsi intorno, ponendosi il problema di chi da solo non ce la fa e andandogli incontro spontaneamente, senza nemmeno esserne richiesti. Non era scontato, ma è successo. E questa davvero può essere considerata come la luce che comincia a intravedersi in fondo al tunnel.
Francesco Bandini
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