×
×
☰ MENU

EDITORIALE

Ma i genitori devono sapere dire «no» ai figli

Ma i genitori devono sapere dire «no» ai figli

di Patrizia Ginepri

07 Dicembre 2021, 13:24

Diciamolo senza mezzi termini: non se può più delle baby gang. Non è possibile continuare ad assistere alle «gesta» di ragazzini fuori controllo. Il fenomeno è uno schiaffo alla convivenza sociale, dovuto in primis a una conclamata eclissi educativa. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale adolescenza, che monitora i disagi e i comportamenti devianti degli adolescenti, è aumentato il numero di adolescenti che utilizza e armi (7%), che partecipa a risse (20%), e che aggredisce intenzionalmente solo per il gusto di fare male (10%).
Non solo. Nel corso degli anni si è dimostrata una trasversalità dei comportamenti criminali minorili, che non sono più circoscritti a specifiche situazioni o ambienti socio-culturali. Anche l’età dei ragazzi del branco è sempre più bassa, troppe volte sotto la soglia dell’imputabilità. E qui veniamo al dunque. Questi giovani violenti non temono le conseguenze delle loro azioni. Si muovono disinvolti, perché non hanno il concetto del «limite» e del «rispetto» e non hanno paura dell’autorità in generale, che sia scolastica o genitoriale. Sono consapevoli dei loro diritti e della loro impunibilità e, nello stesso tempo, sono abbandonati a loro stessi, il più delle volte senza riferimenti educativi.

Questa eclissi di genitorialità produce in loro una assenza totale del principio di autorità, che diventa
senso onnipotente dell’impunità se, dopo la famiglia, anche la società e le istituzioni rinunciano a una sanzione adeguatamente severa di fronte a comportamenti così gravi. Non è possibile minimizzare un crimine di matrice «baby», deve essere ben chiaro che certe azioni hanno conseguenze precise, anche se si è minorenni.
Le decisioni della magistratura minorile sono formalmente ineccepibili, anche se qualche dubbio sorge. Ad esempio, un calcio che spappola la milza non può configurarsi come un tentato omicidio, che giustificherebbe l’arresto, ma solo come una lesione grave, reato che per i minori comporta solo una denuncia. Chi spiegherà a quei ragazzi violenti che hanno sbagliato? Chi gli impedirà di tornare il giorno dopo a pensare e mettere in atto azioni simili a quelle che li hanno visti protagonisti e che non hanno sortito per loro alcuna conseguenza concreta? Emblematica la storia di un diciassettenne bolognese pestato per tre volte dalla stessa gang nonostante le denunce, anche pubbliche. La madre del ragazzo ha avuto il coraggio di metterci la faccia per chiedere un aiuto alle istituzioni. In una lettera aperta, il suo duro appello: «Basta con l’impunità, basta con le tavole rotonde dei bla bla bla, basta con le messe alla prova spesso beffate per tornare a fare violenza, basta col minimizzare sempre tutto perché fa comodo così, basta con le pacche sulle spalle, basta con il politicamente corretto. Ora è arrivato il momento di punire. Perché i criminali, anche se minorenni, vanno puniti». Non si tratta di bravate, sia ben chiaro. Soprattutto a quei genitori che fanno sempre più fatica a dire a un figlio di 13-14 anni, «tu alla sera non esci» e che di fronte ai fatti minimizzano.

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI