GUSTO
La Gazzetta ha voluto premiare un alfiere della parmigianità (e dell'anolino)
Da molti anni, nel suo giorno di chiusura, solitamente ai primi di dicembre, il ristorante Cocchi ospita la giuria della Gazzetta di Parma che seleziona il miglior anolino di città, quello con lo stracotto per intenderci. Una disponibilità che diventa, da sempre, una festa. Perché nel brodo perfetto messo a disposizione dal ristorante lo staff di Cocchi cuoce i migliori anolini reperibili in città; perché ci si ritrova a discutere, quasi come allo stadio, di impercettibili differenze, di questo o quel sapore; perché si danno i voti seriamente dopo che il notaio dottor Paolo Micheli ha proceduto a rendere anonimi gli anolini in gara e appena terminata la tenzone si fa consegnare le schede per la valutazione finale. Ma soprattutto perché, anno dopo anno, selezione dopo selezione, c'è il sorriso di Corrado Cocchi che ci accompagna.
Ed anche stavolta Corrado ha assaggiato gli anolini, «tutti buoni, difficile decidere ci penserà la giuria»; ha scelto il vino da abbinare al bollito; ci ha costretto (si fa per dire) a mangiare anche il suo celebre gelato. Corrado attorniato dalla sua famiglia. Che per un giorno è stata anche la Gazzetta di Parma che ha avuto un'idea unica, magnifica. Una targa per far capire a Corrado quanto sia importante per noi, per Parma e la sua gente, per la nostra e la sua storia. Sì, perché anche mangiare un piatto di anolini tradizionali vuol dire conoscere la storia della nostra città.
Stavolta il momento più importante e più toccante è arrivato all'inizio del contest, mentre cuocevano i primi anolini. Claudio Rinaldi ha consegnato a Corrado Cocchi la targa di «Custode della tradizione dell'anolino di Parma». Che significa custode della storia di Parma, di una parmigianità che gente come Corrado incarnano e tengono viva. «Da qui passano tutti, parmigiani e forestieri - ha spiegato Rinaldi -, questo testimonia come Cocchi sia un punto di riferimento della gastronomia e dell'ospitalità della nostra città». Mentre il nostro critico enogastronomico Chichibio ha aggiunto che «qui da Cocchi si mangia la nostra vera tradizione, ci si sente a casa». E Corrado ha risposto con il suo proverbiale sorriso. Emozionato. Emozioni per tutti, vere e sincere. Un modo per dire «grazie» a Corrado e alla sua bella famiglia che gli si è stretta intorno, la moglie Laura e i figli Daniele e Silvia. Ma la cosa più bella è stato poi vedere Corrado che custodiva gelosamente la targa davanti alle tondine di anolini che arrivavano una dopo l'altra. Tra una battuta, un voto e un consiglio. Corrado uno di noi, vien da dire. Ma sarà difficile essere parmigiani doc come lui.
Vero baluardo di una parmigianità che rischia di scomparire, uno di quegli uomini che hanno Parma nel cuore. Ora la targa dedicata a Corrado è nel punto più visibile del ristorante Cocchi. Lui passa, la guarda e sorride ancora. Chissà, forse sente anche il nostro coro: Corrado uno di noi. Dabon.
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