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Marco Salami

Il «parmigiano» in Polonia: «Sono io che ho discusso con Salvini: ero lì per aiuti umanitari»

Il «parmigiano» in Polonia: «Sono io che ho discusso con Salvini: ero lì per aiuti umanitari»

di Mara Varoli

12 Marzo 2022, 03:01

Non era un fotografo o un giornalista senza accredito, come qualcuno ha detto, ma un volontario di una missione umanitaria. E della querelle con Matteo Salvini non ne vorrebbe nemmeno parlare. Perché sono altri i motivi per cui martedì si trovava al confine tra Polonia e Ucraina: «Mi trovavo alla stazione di Przemysl e cercavo informazioni su due profughe da portare in Italia - ha detto Marco Salami - e ho discusso con Salvini, dopo che il sindaco della cittadina gli ha sbandierato in faccia la maglietta di Putin».

Cinquantotto anni, di origine piacentine, si è laureato a Parma dove lavora dal 2011. Suo malgrado è un volto noto del web tramite un video ormai diventato virale. Salami è partito sabato scorso per il lungo viaggio: «Dopo aver visto le prime immagini devastanti dei profughi che scappavano dalle loro case e le bombe non si può rimanere fermi a guardare. Così abbiamo fatto tutto a nostre spese e dopo con una raccolta spontanea di beni di prima necessità ci siamo messi in viaggio. Insieme alle maestre della scuola di Vigolzone nel piacentino e di tanti altri cittadini generosi volevamo portare un aiuto concreto ai profughi ucraini soprattutto donne, bambini e anziani - spiega Salami -. Così abbiamo caricato il camion con medicinali, omogeneizzati, pannolini e alimenti per bambini. E seguendo le indicazioni di due ragazzi ucraini che vivono in provincia sono partito con l'amico fotografo Sergio Ferri. Ci siamo fermati a Brno nella Repubblica Ceca e la mattina dopo siamo ripartiti per arrivare a Przemysl. Prima di tutto siamo andati nel punto di raccolta degli aiuti e abbiamo scaricato le nostre donazioni: qui volontari di diverse organizzazioni raccolgono e distribuiscono il materiale ai profughi. In pratica sono due i punti dove si sono concentrati gli aiuti umanitari a Przemysl: la stazione ferroviaria dove arrivano i treni da e per Leopoli, e un ex-centro commerciale, dove molte persone trovano da dormire in sacco a pelo o brandine e ricevono un pasto caldo. Da qui partono autobus, pulmini e auto di varie organizzazioni e volontari per altre città polacche ed anche verso l'estero».

E quindi martedì Salami insieme a Ferri si trovava alla stazione di Przemysl per attendere dei profughi da portare in Italia: «Stavamo aspettando le informazioni per Oksana e Julia, madre e figlia di Kharkiv, che si erano spostate in un'altra località e ci dicevano i nostri contatti ucraini che stavano attraversando la frontiera con la Polonia. Quel giorno in stazione a Przemysl c'era parecchio movimento. Poi siamo partiti per recuperare Oksana e Julia che ci dicevano essere arrivate in treno alla stazione di Wroclaw . Quindi a Lubin, dove si trovava Alina una signora di 83 anni che viveva vicino a Kiev - continua - per portarla con noi in Italia. Una signora che ha passato molti anni a fare la badante nel nostro Paese e che era tornata in Ucraina perché come ci ha detto "voleva morire in Patria". Le profughe che abbiamo portato in Italia ora sono in salvo e questa è la cosa più importante. C'è chi ha messo a disposizione un appartamento per loro». E conclude: «Sono rimasto molto colpito dalla storia personale di Oksana e Julia che hanno trascorso una settimana nelle cantine del loro palazzo al freddo e fuori nella città di Kharkiv piovevano i missili. Le aspettative e i sogni di una famiglia come tante sono state spezzate dalla follia della guerra».

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