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IL CASO

Quei 400mila euro spariti dai conti dei condomini: amministratrice condannata a 4 anni

Quei 400mila euro spariti dai conti dei condomini: amministratrice condannata a 4 anni

22 Marzo 2022, 03:01

Anche per lei sarebbe stato difficile recitare a memoria il nome di tutti i «suoi» condomini. Ne amministrava oltre un centinaio, Simona Salati. Un piccolo impero che si sarebbe trasformato in un gran bel giro d'affari: non per i compensi (legittimi) che le spettavano, ma per quanto sarebbe passato dai conti degli immobili ai suoi. Oltre 400mila euro, tanto si sarebbe intascata tra il 2013 e il 2018 impoverendo le casse di 18 palazzi. Accusata di appropriazione indebita aggravata e autoriciclaggio, è stata condannata a 4 anni e 8.000 euro di multa dal giudice Beatrice Purita. Il pm Francesca Arienti aveva chiesto 6 mesi in più. Sotto processo erano finiti anche il marito dell'amministratrice, Graziano Lavagetto, un collaboratore di studio, Celestino Giuffredi, e il padre della Salati, Gianfranco: il primo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, il secondo a 2 anni, mentre Salati è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato». Per tutti e tre l'accusa è stata riqualificata da ricettazione a concorso in appropriazione indebita aggravata. Il giudice ha anche disposto 100mila euro complessivi di provvisionale per le sei parti civili che si sono costituite, oltre che la confisca diretta di 8.000 euro (in subordine la confisca per equivalente di somme di denaro, beni e attività fino a 55mila euro).

Venti capi d'imputazione e diciannove quelli per cui Simona Salati, 48 anni, è stata condannata, considerando che l'unico caduto è stato per la remissione della querela presentata. In tre casi, poi, il reato di furto che le era stato contestato è stato riqualificato in appropriazione indebita.

Una miriade di palazzi amministrati tra città e provincia. Finché nel 2016, dopo la prima querela presentata dal collega che le era subentrato nel condominio «Meucci 1», era partita l'indagine della Finanza: al professionista era bastata una telefonata a Iren per scoprire che quei cancelli automatici dai mille problemi, o la mancanza di corrente e gas negli appartamenti, non erano dovuti a guasti tecnici. La spiegazione? Lo stabile aveva accumulato con la società energetica 60mila euro di debito.

Proprietari o inquilini che improvvisamente scoprono un buco più o meno grande. Fino al «record» del condominio «Bottego 1», all'incrocio tra viale Bottego e via Trento: 116.372 euro spariti in poco più di un anno. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'amministratrice avrebbe effettuato prelievi in contanti, emesso assegni, fatto giroconti e bonifici sui propri conti personali o su quelli del suo studio. Ma in alcuni casi i soldi sarebbero anche finiti sui conti del marito, di Giuffredi e del padre (che però è stato assolto dall'accusa di appropriazione indebita). Sul conto del marito della Salati, in particolare, nel 2016 sarebbero arrivati oltre 80mila euro nel giro di cinque mesi.

Rivoli diversi in cui incanalare le rate dei condomini tentando di farne perdere le tracce. Ma anche veri e propri investimenti, mettendo in piedi un'operazione di autoriciclaggio, secondo l'accusa. Alla fine di settembre del 2016, infatti, la Salati ha costituito insieme al marito la società Giada (poi fallita), versando 2.500 euro come 25% del capitale sociale, e nove mesi dopo ha acquistato, con un pagamento dilazionato, un'autorimessa da 47mila euro.

Ma come venivano giustificati i movimenti di denaro? Anche in modo bizzarro, come sta scritto in una delle causali scovate dagli inquirenti: «Rimborso acquisto pianta nascita bambino». Spesso, però, la Salati non si sarebbe preoccupata di lasciare nemmeno una giustificazione. E chi poi le è subentrato nei vari condomini avrebbe faticato a ricostruire il puzzle degli anni precedenti, anche perché parte della documentazione era scomparsa.

Georgia Azzali

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