L'intervista
Quanti aggettivi sono stati utilizzati, soprattutto in queste ore, per descrivere Silvio Baldini? Per l'allenatore che ha riportato il Palermo in serie B, una piccola grande impresa sportiva, con la cadetteria che si arricchisce di un'altra grande piazza, tra promosse appunto (Palermo e Bari) e retrocesse (Cagliari e Genoa). E poi le altre squadre con grandi ambizioni: citiamo il Parma, non solo perché ne siamo tifosi ma anche perché lo dice la sua storia.
Quel Parma che, molti anni fa, ha allenato anche Silvio Baldini. E, per chi lo ha conosciuto un po' meglio, alla fine non è cambiato: semplicemente un uomo con la sua fede. Quella fede che lo ha portato a baciare la foto della nonna alla fine di Palermo-Padova: «Perché da ragazzo sono cresciuto con lei e in questo viaggio tante volte abbiamo dialogato. Ho imparato che i nostri cari anche se non li vedi li senti, sono come il vento: li senti sulla pelle». Quella fede che gli fa valutare le cose secondo la loro importanza: «Non cerco la serie A, mi basta anche una Interregionale, per come sono io. L'importante è che io trovi me stesso e che sia un veicolo».
Ed ecco che al telefono, da Palermo, spiega che «ora facciamo un paio di giorni di festa, poi torno a casa». Nella sua Carrara, nella sua Toscana, a far passeggiate sulla spiaggia, forse ad aspettare notizie sulla campagna acquisti del Palermo, certamente a parlare con gli amici di sempre. E c'è anche Parma in questo elenco: quei pochi mesi in maglia crociata sono stati un tassello importante per lui. Si era anche dimesso, cosa che fanno in pochi. Dimissioni respinte, poi l'esonero. Ricordate? Una carriera che sembrava terminata, invece la B solo sfiorata con la Carrarese (allenata a zero compenso) e ottenuta domenica con il Palermo.
«Nella vita bisogna avere anche un po' di fortuna e io ce l'ho avuta e sono riuscito a portare in B il Palermo - spiega Silvio Baldini -. Inutile pensare ad alchimie, ad altre cose. Non mi piace farla “brodolosa”, non mi interessa».
Una ripartenza anche per Baldini, dalla Carrarese al Palermo dopo che il grande calcio (la serie A) si era dimenticato di lui. Un esempio unico. «Io penso a me, alla mia famiglia, ai miei amici che mi vogliono bene. Cosa me ne frega di quello che pensano gli altri? Il mondo del calcio è fatto di gente che non stimo e fa la morale. Ma perché?».
Il calcio, anche in B, è fatto comunque di business, di interviste, di canovacci tipici dell'italica pedata. «Non mi interessa, voglio il mio spazio. Mi interessava vincere i play-off perché i giocatori del Palermo hanno dimostrato di essere un gruppodi ragazzi per bene, un gruppo che si vuole bene. Rispetto e amicizia, è giusto che abbiano vinto questi ragazzi. E non chi pensa agli ingaggi, chi crede di essere un grande giocatore e poi in campo si mandano aff...».
Il Palermo ha vinto perché si è divertito, così si dice. «Si divertono perché vincono. E vincendo capiscono che il lavoro fatto è buono. E si divertono ancora di più». E Baldini si diverte a Palermo. «Mi piace Palermo perché qui c'è gente all'antica, che dà ancora importanza a certi valori, all'amicizia».
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