La gazza ladra
Ma ci fosse uno, dico un manuale, un prontuario, un vademecum, almeno una guida pratica per come andare a votare, saremmo probabilmente tutti più felici… Dopo la bombardata della campagna elettorale e i relativi appelli, se abbiamo le idee chiare su liste candidati schieramenti e altro, nessuno, manco un influencer di quinta categoria, ci ha fornito un consiglio «friendly» su come presentarsi al seggio e deporre nell’urna il proprio voto. Mentre il voto stesso è personale libero e segreto, il nostro aspetto è o diventa di dominio pubblico nel momento in cui varchi il plesso dove , come da scheda elettorale, dobbiamo recarci. Immaginando incontri o inattesi o con vicini di casa o con chicchessia, è notorio che l’occhio, seppur miope o presbite, vuole la sua parte e ,come sempre, è «la prima impressione quella che conta». Dunque, si distingua subito tra scrutatori e non: chi presiede o ha il compito del computo del voto, scelga, con l’autunno testé iniziato, se donna, magari un twin set, cashmere o shetland o acrilico dipende dalla disponibilità della scarsella o del momento economico, si tenda comunque a colori tenui, che non rimandino a schieramenti o alleanze facilmente abbinabili a questo o a quell’altro partito, indicherei un glicine, un tortora un magenta e se non si può ne si vuole rinunciare al gioiello o all’accessorio, usare o bigiotteria con finta cristalleria (più neutro del brillante farlocco non c’è…) o il classico «tre giri di perle» che stanno bene su tutto e tutte…Per l’uomo si privilegi la formula «a cipolla»: camicia, anche in questo caso lo sbiadito è il tono preferibile, con maniche elegantemente arrotolate (suggerisce che si sta lavorando, come quando si dice «rimboccarsi le maniche»..) e gilè smanicato, magari un bel giallo canarino esangue o un pervinca che, per sua stessa natura è una mistura di colori indefinibili, così come il pantalone fosse grisaglia pura , che ha un suo perché a maggior ragione con il «malinconico autunno» da calendario, renderebbe il tutto accettabile e non criticabile. Valgano anche per l’elettore/trice le medesime regole, concedendo loro quel qualcosa in più che, avendocelo, espressione del proprio stile : tailleur per signore , gonna o pantalone è questione di responsabilità verso se stesse, evitabili i glitterati o i «fantasia» (semmai tenerli pronti per gli eventuali festeggiamenti relativi ai risultati elettorali), mentre per le ragazze dall’aspetto o indole giovanile, nel pieno rispetto della propria personalità, andrebbero evitati short sfrangiati di jeans sdruciti e costellati di buchi che quelli neri dell’Universo non è ancora riuscito a contarli nessuno, non oserei il sandalo ciabattato o il tacco a spillo 12 (ok che siete atletiche ma una scalinata può rivelarsi una trappola per le caviglie) e nemmeno una tutina da jogging,, poi fate voi, se non riuscite proprio a non metterla perché siete libere di fare come vi pare, posticipate la corsa al voto e non il contrario, a meno che la vostra sudorazione non si estingua in pochi minuti e sia comunque priva dell’effetto olfattivo che in genere ne consegue…
Se poi nessuno di questi consigli vi si confà, pace, ma sappiate che l’osare è dei temerari coraggiosi, così come il commento, il bisbiglio altrui , l’annotazione non benevola, è facile che vi si arrivi, anche se un sibilo, avvertito come tale, è puro esercizio di chi non ha proprio altro a cui pensare… e …
Buon voto a tutti
Mauro Coruzzi
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