La gazza ladra
Qualcuno mi potrebbe spiegare cos’è successo a coloro che, da qualche tempo a questa parte, superati gli 80 anni, sembra che abbiano smesso di invecchiare, di ingobbirsi, di straparlare? È una generazione che è stata esposta a tutto, guerre, patimenti, epidemie, mal governi e mala sanità, e nonostante il carico (o forse proprio perché lo hanno vissuto…) sembrano immuni all’invecchiamento, cedimenti vari compresi. Penso ciò mentre accompagno Mara Maionchi sul palco, ospite a Fidenza per il San Donnino, devo intervistarla per il pubblico, numerosissimo, che l’aspetta e non mi sono appuntato manco mezza domanda, anche perché so già che va a briglia sciolta, con un vissuto da raccontare tanto corposo e pieno che nemmeno il più bravo degli sceneggiatori saprebbe mettere insieme…
Lei, che ha scoperto talenti, come Tiziano Ferro, lei che ha guidato l’avvio di carriera di tale Gianna Nannini che si prese un bel torna a casa e ripresentati con canzoni almeno decenti (e nasce «America»…), lei che poi ai talent , sboccata quel che serve per non mandarla a dire coi fiocchetti delle formalità, lei che gira l’Europa su un pulmino con altre due «ragazze», una, Sandra Milo di cui dice «ancora aspetta il principe azzurro, viaggia verso i 90, si mette i tacchi e spera in un amore nuovo, cosa ci farà poi con un uomo a quell’età? Giocheranno a scambiarsi le flebo, misurandosi la pressione armeggiando con il saturimetro come se fosse un giochino erotico?», l’altra, Orietta Berti «santa subito, solo Osvaldo nella sua vita, non la becchi mai senza una scorta di cibarie varie o di Parmigiano reggiano che dice lei, deve essere quello delle vacche rosse perché a lei il latte della pezzata bruno alpina piace meno, pensa te quanto ne sa di vacche…» e come avesse un frullatore della memoria in piena attività, ti racconta di quando la Vanoni, impanicata da palco di Sanremo, si scrisse parte del testo di «La musica è finita»: su una mano una strofa, sull’altra il ritornello.
E’ felice di essere nonna, «a educare i figli ci pensino i genitori, io i nipoti li vizio senza ritegno», è credente e praticante, prega ogni sera e chiede perdono se ogni tanto le scappa un «vaffan…», ma confida nella bontà di Dio, ha qualche rimpianto, ma poca roba, «mi dispiace non aver mai incrociato nella mia vita professionale Franco Battiato, il più grande tra i grandi, un genio assoluto» , semmai si rammarica che uno non bravo, bravissimo come Mango, col quale ha lavorato e a lungo, non venga ricordato come si dovrebbe e senza pausa tra un argomento e il successivo ammetta, «sì a scuola ero scarsissima, una ragioniera venuta male, una schiappa totale» e poi, tac, «sui social sì ci sono, la Ferragni è una che ha capito come si comunica in tempi come questi, io uso ancora la macchina da scrivere e nemmeno tanto bene…».
La staresti ad ascoltare ore e lei, Mara, al momento del congedo si gode in pienezza gli applausi e l’abbraccio corale della gente: non è per ni ente una mestierante, è difficile, assai improbabile non volerne bene…
Buona Domenica
Mauro Coruzzi
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Chirurgia mini-invasiva
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