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C'era una volta

Quei calendarietti del barbiere, profumati e a volte osé

Quei calendarietti del barbiere, profumati e a volte osé

di Lorenzo Sartorio

05 Dicembre 2022, 03:01

La magica atmosfera del Natale ha da sempre contagiato un po' tutti ed anche i barbieri i quali, tempo addietro, facevano un omaggio ai clienti del tutto particolare e beneaugurante. Dopo la rituale spazzolata sul bavero del capotto, unitamente ai cordiali auguri del barbiere e dei suoi «compagni di rasoio», al cliente, veniva donato un calendarietto non di rado «osé» impregnato di profumo da «casa di piacere» sul quale facevano bella mostra donnine more e bionde che mostravano un pezzetto di gamba e che, al confronto con alcune fotomodelle di oggi, potremmo benissimo paragonare a pudiche monache carmelitane. Il cliente, ben rasato, deponeva accuratamente il calendarietto nel portafoglio, facendo ben attenzione che la moglie non lo scoprisse. Ma chissà perché quei calendarietti natalizi «osé» proprio da parte dei barbieri?

Il barbiere è quasi come il medico: con lui ci si confida, si parla delle nostre cose al punto che i «figari», come i preti, sanno tutto dei loro clienti: vita, morte e miracoli. E poi, con il barbiere, si instaura una buona amicizia: ci si vede periodicamente, si scherza, si ride. Ed essendo, tanto tempo fa, un ambiente un po' «maschilista», si facevano battute per lo più grasse, ci si rilassava una mezz’oretta, mentre ci si faceva radere la barba, o tagliare i capelli. Adesso i barbieri, pardòn gli acconciatori maschili, hanno botteghe d’avanguardia arredate con gusto e raffinatezza, aria condizionata, musica soffusa, prodotti cosmetici di prim’ordine per la bellezza del viso e dei capelli.

Nel portariviste si possono trovare sia giornaletti leggeri che stampa blasonata e intellettuale, i phon sibilano come le «frecce tricolori», mentre il barbiere del terzo millennio, con maglietta firmata e calzoni ultima moda, scolpisce con taglio a rasoio teste di capelli alla guisa di un novello Michelangelo. Ma un tempo non era certamente così e, se appena andiamo indietro di una trentina d’anni, il barbiere era colui che, con tanto di camice bianco come un farmacista o un medico, attendeva nel suo negozio i clienti che avevano la ventura di accomodarsi su gigantesche poltrone girevoli, ingombranti e massicce come Tir per il rituale taglio dei capelli che prevedeva una militaresca sfumatura effettuata con quelle macchinette a mano che producevano solchi profondi nella scannellatura del collo. D’inverno, quando si usciva dalla calda barbieria, l’aria gelida faceva rabbrividire collo e … fondo schiena. Sui tavolini, accanto alla mastodontiche poltrone girevoli (che nel retro prevedevano una sorta catino all’ altezza del collo per lo shampoo), trovavano posto boccettini, scatolette che contenevano di tutto: dal talco che, con un etereo batuffolo, il barbiere si premurava di passare sul «coppino» appena rasato, alle unte e bisunte brillantine alla lavanda, ai dopo barba che incendiavano la pelle come benzina, alle lozioni antiforfora, anticaduta, antitutto e forse … anche antitarme all’odore di naftalina, al sapone nell’apposita tazza per saponata dove veniva intinto il pennello dall’impugnatura di zinco o di legno il quale procurava una morbida schiuma che veniva accuratamente spalmata sul viso del cliente per poi essere spazzata via da una lama tagliente che il barbiere sfregava, per mantenere il filo, su un apposito aggeggio di cuoio, «la coramella».

Ogni rasoiata si tirava dietro schiuma e peli che il barbiere deponeva su una cartina rosa o azzurra che teneva sul bracciale della poltrona girevole. Inoltre, in ogni barbieria che si rispettasse, non poteva mancare una poltroncina girevole per i bambini con la testa di un cavallo riccamente addobbato con tanto di briglie che il piccolo teneva strette mentre il barbiere con la tosatrice gli faceva l’alta sfumatura e l’immancabile «banana» sorretta da tanta brillantina. Ed era proprio nel periodo natalizio che, anche la poltroncina con il cavallino, veniva addobbata con qualche filo d’argento e qualche pallina colorata in modo che il bambino fosse distratto da quel luccichio e non si dimenasse più di tanto mentre il barbiere tentava di tagliargli i capelli sotto lo sguardo vigile della mamma. Una bella storia tutta parmigiana che ebbe inizio parecchi anni fa in modo abbastanza fantozziano, ma altrettanto singolare, coniuga alla perfezione il clima natalizio, spensierato e cameratesco, che aleggiava nelle barbierie.

Era il tempo di Natale e, in una gelida mattina, in un orario antelucano, al simpaticissimo ed indimenticato Renzo Cattabiani, allora direttore del Consorzio del Parmigiano - Reggiano, affezionatissimo cliente del barbiere Franco Greci e dei suoi due soci Enzo Tramelli e Franco Varani, venne un'idea balzana. Cattabiani, prima di farsi fare barba e capelli, passò dall'amico salumiere Piero Cavatorta, che gestiva la storica e rinomata «Salumeria Garibaldi», e si fece consegnare una «brónza» fumante di anolini che aveva prenotato il giorno prima. Con quell'incandescente ed ingombrante involucro, che teneva stretto fra le braccia alla guisa di un «Babbo Natale Padano», il simpaticissimo Renzo, si avviò verso il salone di toeletta di Greci in viale Mentana per solennizzare gli auguri natalizi nel modo più parmigiano possibile, ossia, con una colazione a base di anolini caldi. La tradizione negli anni proseguì tanto da raggiungere numerose edizioni. E tutte di grande successo grazie ad alcuni personaggi che animarono con il loro humor e la loro parmigianissima simpatia questa usanza che ricorda ancora con un pizzico di commozione Franco Greci, attualmente regista della compagnia dialettale della «Famija Pramzana».

Quando nel 2015 i tre «moschettieri» del rasoio e della forbice andarono in pensione, il rito della colazione natalizia proseguì, negli anni, in vari locali fino ad approdare nel cuore della parmigianità più vera, il circolo «Aquila Longhi», dove ai tre barbieri ed ai loro affezionati clienti tra i quali gli storici: Marcello Rinaldi, Sandro Rizzi, Silvano Goni, Nino Tuccari, Giuseppe Fava, Alberto Rusconi, Paolo Vitali, Sergio Pioli, Claudio Caggiati e Claudio Saccani, furono serviti gli specialissimi anolini di Natale della Luciana rigorosamente «in - ti scudlèn» in compagnia di frizzante e generoso lambrusco. Ma, soprattutto, con gli auguri fraterni dell’indimenticabile presidente del circolo oltretorrentino Corradone Marvasi che non volle mancare all’incontro.

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