Visit Emilia
«Il 2023? Sarà l'anno della ripartenza del turismo dopo il Covid. E l'Emilia si conferma come protagonista e grande attrattore».
Cristiano Casa, presidente di Visit Emilia, scorre le cifre, analizza le tendenze. E finalmente può pronunciare la frase che tutti aspettavano: «Ad oggi possiamo dire che il periodo della pandemia è alle spalle: il turismo torna a crescere, a trainare l'economia».
Poi, per dimostrare che non si tratta solo di marketing e parole al vento ecco i numeri: «Analizziamo per esempio la situazione di Parma: la provincia ha chiuso il 2022 con un 0.7% di presenze in più rispetto al 2019. E sappiamo che il primo trimestre dell'anno scorso è stato ancora penalizzato dal Covid». Tradotto: se un anno azzoppato per tre mesi è tornato al livello pre-pandemia significa che le persone hanno ancora voglia di partire. E per fortuna di venire dalle nostre parti.
«E dando uno sguardo alle tendenze del 2023 abbiamo la netta sensazione che quest'anno possa fare registrare grandi numeri, che la crescita di presenze ci porti ben oltre il livello del 2019».
Tutto bene, quindi? Operatori e addetti ai lavori possono prepararsi a stappare una bottiglia di quello buono? Si, anzi no. Perché se pure il segno «più» fa ben sperare è anche vero che molto si potrebbe fare per ottenere risultati migliori. Soprattutto sapendo che in questo mondo, purtroppo, ci sono figli e figliastri. E che in una regione come l'Emilia Romagna le distanza non sono solo quelle dei chilometri.
«Dispiace doverlo constatare ma è così – prosegue Casa. - Lo dimostrano gli stanziamenti della Regione per sostenere il settore. Alla Romagna arrivano 5 milioni e settecentomila euro, a Bologna e Modena un milione e novecentomila euro. All'Emilia, ovvero Parma, Piacenza e Reggio solo 850mila euro».
Ora, è vero che la Riviera Adriatica è la corazzata del turismo tricolore, che la spiaggia è un richiamo irresistibile così come è vero che Bologna è il capoluogo e quindi merita rispetto e risorse. Ma è anche vero che le tre province della parte occidentale della regione insieme si devono accontentare degli spiccioli. E che, non è solo campanilismo, Parma da sola è una metà di grande valore.
«Infatti noi stiamo proprio puntando a fare emergere le eccellenze dei nostri territori. Penso al valore della food valley come calamita per i visitatori, ai castelli del territorio come fiore all'occhiello, al fascino che la vita all'aria aperta, dall'Appennino alla Bassa, può vantare».
Tutti argomenti credibili e che nessuno può contestare. Ma resta quanto detto prima: maggiori risorse permetterebbero di raccontare meglio e con più forza tutti questi punti di forza. In Italia e all'estero.
«Invece, con i mezzi limitati che abbiamo dobbiamo concentrarci per forza di cose sul digitale, operare sui social - prosegue Casa che si stringe nelle spalle- Il budget è limitato. E questo ci condiziona».
Nonostante le limitazioni, comunque, è partita una campagna in collaborazione con Trenitalia, si stanno pensando azioni su mercati mirati, come quello della Svizzera, si sfrutta la rete di operatori - ormai sono oltre 270 - per creare una network che spinga il territorio. Ma resta la consapevolezza che si potrebbe fare molto di più.
«Inoltre ci sono elementi che non sono strettamente di comunicazione e marketing che vanno considerati: penso al valore che l'aeroporto, opportunamente collegato, potrebbe avere per la zona emiliana così come i treni sulla linea ad alta velocità. Ma poi, in generale, a tutte quelle che sono e sono state le occasioni per veicolare il nome e le attrazioni del territorio come la Cena dei Mille o la Mille Miglia».
Piccoli o grandi eventi, occasioni di vario livello che, messe insieme, hanno fatto crescere il turismo in questi anni. E turismo, si sa, vuol dire denaro che resta e alimenta la ricchezza del territorio.
«Ecco perché spero che la Regione, ad esempio, colga le nostre istanze e ci aiuti con maggiori finanziamenti. Quello che è il controvalore di un evento di scarsa importanza per la Romagna per noi può significare la differenza tra ottenere una buona annata rispetto ad una eccezionale».
Luca Pelagatti
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