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MUSEO ARCHEOLOGICO

Le monete rubate 14 anni fa tornano a casa: il giudice dà il via libera alla confisca

Le monete rubate 14 anni fa tornano a casa: il giudice dà il via libera alla confisca

di Georgia Azzali

01 Aprile 2023, 03:01

I cassetti desolatamente vuoti. Un tesoro di monete antiche, greche e romane, sparite quattordici anni fa dal Museo archeologico nazionale di Parma. Ma ora buona parte del bottino, dal valore milionario, tornerà in Pilotta. I tempi non sono ancora certi, però il provvedimento firmato dal giudice Beatrice Purita non lascia più spazio a eventuali ricorsi: 158 monete finite in varie case d'asta, sparse tra Svizzera, Germania, Austria, Principato di Monaco, San Marino, Stati Uniti e Italia, sono state confiscate e dovranno ritornare nel museo parmigiano. Altri due pezzi erano stati restituiti già nel giugno 2021. Una quindicina di monete sono state inoltre individuate con certezza in altre case d'asta e gallerie statunitensi, tuttavia al momento non sono ancora sotto sequestro.

Ma proviamo a ripercorrerlo il viaggio di questi piccoli capolavori greci e romani, in oro e argento, in alcuni casi finiti anche nelle mani di collezionisti privati. L'allarme era stato lanciato nel luglio 2009, ma non è escluso che le monete fossero svanite anche molto prima, perché non viene fatta una ricognizione periodica quando i reperti sono già stati numerati e registrati, come aveva spiegato allora la direttrice del museo, Maria Bernabò Brea. E così la scoperta fu casuale: servivano alcune fotografie delle monete, in gran parte ritrovate nelle viscere di via Mazzini alla metà degli anni Sessanta, così si aprirono le custodie. E la sorpresa fu amarissima. I primi giorni sembrava ne mancassero 213 all'appello, ma poi il conto salì fino a 388. Sull'autore del furto furono formulate varie ipotesi, si arrivò anche all'iscrizione di una persona nel registro degli indagati, ma non si arrivò mai al processo e il procedimento fu archiviato per prescrizione. Sul fronte dei ricettatori, l'attenzione era stata puntata sul titolare di un negozio di numismatica di Torino, ma poi non sono stati raccolti elementi certi, tanto è vero che i procedimenti a suo carico sono stati archiviati. Difficile accertare responsabilità, soprattutto se si considera che le monete possono circolare senza certificazioni o particolari autorizzazioni. Era spuntata anche la figura di uno straniero, apparentemente di origine slava, che aveva messo all'asta molte delle monete sequestrate in Svizzera, ma il nome era poi risultato falso e non si è mai riusciti a identificarlo. Così, anche i procedimenti sui presunti ricettatori sono stati archiviati.

Sul fronte del recupero delle monete, però, le indagini, portate avanti dai carabinieri tutela patrimonio culturale del Nucleo di Bologna, non si sono mai fermate. E a partire dal 2016 molte delle monete rubate a Parma sono state «scoperte» nei cataloghi di vendita di diverse case d'asta europee e americane, grazie alla consulenza di Marco Podini, archeologo della Soprintendenza. Così sono partite diverse rogatorie internazionali e sono state coinvolte le forze di polizia statunitensi, in particolare, ma anche del Regno Unito e di San Marino. Alcune monete sono state sequestrate anche a Milano, Torino, Firenze, Bologna, Pavia e Roma. E nel marzo del 2018 il gip di Parma ha emesso un decreto di sequestro preventivo di tutte le 388 monete rubate al museo parmigiano: un provvedimento utilizzato negli anni seguenti per «bloccare» tutti i pezzi poi trovati.

Pochi risultati per un paio d'anni, ma dal 2019 la cooperazione internazionale ha cominciato a dare buoni risultati. I carabinieri hanno scoperto che oltre 200 delle monete scomparse erano finite all'asta. Ma ora, dopo il sequestro, il provvedimento di confisca ne farà tornare a casa un gran numero.

Georgia Azzali

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