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Intervista esclusiva a Martines

Tardini: «nuovo» ingresso, cantiere nel 2025 e stadio temporaneo in provincia

Tardini: «nuovo» ingresso, cantiere nel 2025 e stadio temporaneo in provincia

di Claudio Rinaldi

23 Febbraio 2024, 03:01

È ripartito nei giorni scorsi l’iter per il nuovo Tardini, con gli ultimi documenti richiesti dalla Conferenza dei servizi depositati dal Parma calcio. L’amministratore delegato corporate del Parma, Luca Martines, fa il punto della situazione, annunciando una novità importante del progetto e illustrando nei dettagli tutti i fronti aperti: dai tempi del cantiere all’ipotesi dello stadio temporaneo in provincia (una priorità, per il Parma), dall’impegno finanziario di Krause alle attività commerciali previste, dalla collaborazione stretta con l’Amministrazione comunale alle polemiche dei comitati anti stadio.

Ha tirato un sospiro di sollievo, dopo avere inviato la “famosa” Pec con tutti i documenti richiesti?
«Be’, sicuramente è stata una grande soddisfazione, ma il grande sospiro di sollievo lo tireremo quando avremo tutte le carte e l'autorizzazione a procedere. Però siamo molto contenti, soprattutto se pensiamo che un anno fa eravamo ancora nella fase del dibattito pubblico, quindi in dodici mesi siamo riusciti a depositare il progetto definitivo e ad adempiere a tutte le ulteriori integrazioni chieste dalla Conferenza dei servizi. Grande soddisfazione, ma ancora tanta strada da fare».

Quanto è cambiato il progetto rispetto a quello presentato in settembre?
«Noi abbiamo ricevuto la richiesta di una serie di integrazioni e chiarimenti su aspetti non strutturali, ma di funzionalità, o su aspetti legati alla cantierizzazione, alle falde acquifere, all'infiammabilità di alcuni materiali. Quindi erano quasi tutte domande di carattere tecnico. Al di là delle richieste della Conferenza dei servizi, abbiamo continuato a lavorare al progetto nel suo complesso e siamo arrivati a una modifica sostanziale dell’area antistante lo stadio, ottenendo un risultato che ci soddisfa molto perché ci sembra un sensibile miglioramento».

Qual è la novità?
«Dopo l’arco di ingresso abbiamo liberato dello spazio per creare un'area cortilizia più ampia, che sia quindi maggiormente fruibile da parte degli spettatori e che consenta di garantire la parte prospettica che dalla porta principale conduce verso l'ingresso dello stadio. Nel progetto di settembre erano previste due rampe a semiciclo per l’accesso allo stadio: sono state eliminate e trasformate in scale posizionate molto più a ridosso dell’ingresso, con un effetto decisamente più bello. E sono stati “tagliati” quasi 500 metri quadrati di superficie commerciali e tecniche».

Si aspettava tante osservazioni?
«Non avrei saputo che previsioni fare: il nostro progetto è il primo e unico in una fase così avanzata di Conferenza dei servizi, tra quelli che rientrano nell'ambito del quadro normativo stabilito dalla nuova Legge stadi: quindi non esiste uno storico, per poter dire se le richieste di precisazioni siano state tante o poche. Certo, le domande sono state numerose, ma in realtà si raggruppavano in grandi filoni – in base alle competenze dei vari enti che partecipano alla Conferenza – e alla fine erano riconducibili a dieci-quindici temi.

Tra le osservazioni presentate c'era la questione della cantierizzazione. Avete previsto strumenti per mitigare il più possibile l'impatto sulla città?
«Da quando è partito l’iter, la società ha sempre avuto massima cura per realizzare una struttura ben integrata nella città, funzionale per i tifosi del Parma e rispettosa di tutti i cittadini. Anche noi viviamo a Parma e viviamo la città, quindi conosciamo bene le esigenze dei parmigiani. Il tema di rendere il cantiere il più efficiente possibile è stato, da subito, uni dei nostri obiettivi principali: da qui la scelta di una cantierizzazione “monofase”, per avere una durata concentrata in due anni, perché abbiamo visto che nelle città dove è stato scelto di procedere con cantierizzazioni parziali, durate cinque o sei anni, l’impatto è stato molto maggiore. È evidente che un cantiere che dura sei anni crea più disagi di uno che prevede di concentrare i lavori per fare tutto in due anni».

Dica la verità: il presidente Krause è mai arrivato vicino al punto di abbandonare l'idea?
«No, assolutamente no, posso garantirlo. Forse non è stato facilissimo, per lui, statunitense, affrontare dinamiche particolari, tipiche italiane. Ma non ha mai mostrato mezzo segno di cedimento, anzi».

I comitati anti stadio continuano a sparare bordate contro il nuovo Tardini: come contate di convincerli della bontà del progetto?
«Noi abbiamo accolto molto positivamente la proposta di un confronto pubblico con tutti i soggetti, quindi anche quelli che si oppongono al nuovo stadio. Abbiamo sempre dimostrato di voler trovare un punto di incontro: anche queste ultime modifiche al progetto lo dimostrano. È evidente che non è semplice trovare un accordo con tutti, ma la nostra volontà è sempre stata e sempre sarà di realizzare un progetto che piaccia ai parmigiani. Al tempo stesso, però, non ho visto, dall’altra parte, una grande volontà di discutere del progetto. Spesso ho notato solo una volontà di chiusura, soprattutto durante il percorso partecipativo: ho sentito troppe volte contestare solo la localizzazione dello stadio, senza discutere del progetto».

Sulla localizzazione Krause è sempre stato chiaro, dichiarandosi pronto a sostenere tutte le spese solo nel caso di poter ristrutturare il Tardini dov’è da cent’anni. Mai presa in considerazione l’ipotesi di costruire un impianto altrove.
«Esatto. Quello non è mai stato all’ordine del giorno. Detto ciò, noi abbiamo sempre dimostrato di volere andare incontro alle istanze dei parmigiani. Però è ovvio che si può discutere solo se dall’altra parte si trova terreno fertile per l’ascolto».

Alla luce di tutto questo, non pensa che il percorso partecipativo sia stato, alla fine, una perdita di tempo?
«No, perché abbiamo raccolto molte indicazioni, che ci hanno permesso di migliorare il progetto, da chi ha avuto il desiderio di portare il proprio contributo, le proprie conoscenze, e non solo di urlare il proprio malcontento. Diverse associazioni di categoria hanno dato consigli che si sono rivelati davvero preziosi».

Adesso cosa si aspetta dalla Conferenza dei servizi?
«Tecnicamente, decorsi trenta giorni la Conferenza dei servizi dovrà esprimere un parere sul progetto. Sono fiducioso circa il fatto che arriverà il via libera, perché nei mesi scorsi abbiamo lavorato molto bene con tutti gli enti coinvolti: non lo dico per piaggeria, ma nei tantissimi incontri fatti abbiamo trovato uno spirito di grande collaborazione. Noi siamo pronti, nel caso venissero richieste ulteriori integrazioni, ma mi sembra che in due mesi e mezzo siano stati chiariti bene tutti i punti e si sia data risposta alle obiezioni sollevate».

Quante probabilità ci sono che il cantiere possa aprire a fine stagione?
«Poche, anzi forse nessuna. Sia per i tempi della Conferenza dei servizi, sia per come sta andando la stagione sportiva. Se me l’avesse chiesto sei mesi fa, avrei detto che saremmo partiti con i lavori nell’estate 2024. Da allora c’è stato qualche rallentamento – anche se complessivamente stiamo andando molto spediti: ci sono progetti di nuovi stadi di cui si discute da sei-sette anni, noi in un anno siamo già arrivati quasi alla fine dell’iter – e soprattutto il campionato ha preso una piega molto positiva. Credo che la cosa migliore, se andrà come tutti speriamo, sia che il Parma giochi il prossimo campionato al Tardini».

Tradotto: se il Parma andrà in serie A vorrete giocare almeno la prima stagione al Tardini?
«Parla lei di serie A. Io no. Sa, la scaramanzia…».

I tifosi saranno sicuramente contenti, nel caso. A proposito di tifosi, è ovvio che, quando il cantiere partirà, preferirebbero seguire il Parma in provincia, piuttosto che dover andare a Piacenza. Qual è la situazione dell'ipotesi stadio temporaneo?
«Innanzi tutto, ci tengo a ripetere che per la società il desiderio di trovare una soluzione per giocare in provincia è assolutamente prioritario. Lo dico chiaro e tondo, per fugare ogni dubbio che ogni tanto qualcuno solleva. Do un semplice dato: negli ultimi mesi abbiamo fatto decine e decine di sopralluoghi e di incontri, per esplorare tutte le ipotesi praticabili in provincia, e siamo andati una sola volta a Piacenza, per una visita informale allo stadio. E non abbiamo fatto nessun’altra visita fuori provincia».

Ora che è quasi certo che il cantiere aprirà solo nel 2025, le probabilità che si trovi una soluzione per costruire uno stadio temporaneo sono in aumento?
«Sì, non c’è dubbio. È quello che vogliamo».

Qual è la proposta migliore, fra le tante avanzate (Fidenza, Montechiarugolo, Noceto, Sorbolo Mezzani)?
«Bisogna partire da una premessa, per fare chiarezza: non spetta solo al Parma fare una scelta, ci sono tanti altri attori coinvolti. Occorre conciliare una volontà politica-amministrativa con i temi della viabilità, dell’urbanistica, della pubblica sicurezza. È un processo simile a quello del Tardini: per questo abbiamo cominciato da tempo una lunga serie di interlocuzioni. Tenendo presente – lo dico senza presunzione, ma anche senza falsa modestia – che il Parma è una società che ha 110 anni di storia, che ha scritto belle pagine, o forse addirittura capitoli, della storia del calcio: e quindi non intende forzare la mano a nessuno, ma valuta molto volentieri proposte concrete nel caso esista un contesto positivo di una comunità che sarebbe felice di accogliere la nostra squadra. In questo caso, siamo pronti a investire tutto ciò che occorre».

A proposito: quanto costa fare uno stadio temporaneo? E cosa se ne resterà quando non servirà più al Parma?
«Molti milioni, ma il conto finale dipende da tanti fattori. In primis, da alcune condizioni preesistenti – dalle quali dipendono la fattibilità e i costi –, che vanno dalla viabilità all’esistenza di un impianto, dagli impianti fognari alla linea dell’alta tensione, ai pozzi d’acqua, e tante altre. I costi, quindi, sono molto variabili. Quanto al “dopo”, dipende da altri fattori: per esempio, se c’è una polisportiva comunale che ha interesse a utilizzare l’impianto, si può progettare in modo da prevedere di mantenere almeno in parte la struttura. Ovviamente non tutta, perché un impianto da 12-15mila posti non servirebbe in un paese».

Si era parlato di uno stadio per 16mila spettatori.
«Anche questo è da valutare. Il minimo richiesto dalla Lega serie A è 12mila».

I costi saranno a carico del Parma?
«Sì, al cento per cento».

Torniamo all’ipotesi “favorita”.
«Oggi non c’è una soluzione più probabile. Posso dire che abbiamo fatto tantissimi sopralluoghi e tantissimi incontri – con sindaci, amministratori, imprenditori – per approfondire la praticabilità delle proposte di Fidenza, Montechiarugolo e Noceto: abbiamo studiato le mappe catastali, analizzato nei dettagli i pro e i contro. Mentre non ci ha mai contattato il sindaco di Sorbolo Mezzani: ha manifestato la sua intenzione in forma mediatica ma mai con i diretti interessati. Le altre ipotesi sono tutte concrete, hanno tutte caratteristiche molto positive: c’è chi è più vicino alla città, chi ha accessi autostradali molto prossimi, chi ha strutture esistenti con le quali interagiamo da anni. Oggi non c’è una soluzione preferita per caratteristiche oggettive. Quanto alle relazioni instaurate, sono tutte eccellenti: siamo molto soddisfatti del dialogo propositivo che abbiamo instaurato con le amministrazioni».

Ci svela qualche segreto sul nuovo Tardini? Quante e quali attività commerciali ospiterà?
«Ci sarà un’area destinata al museo del Parma calcio, una al negozio che venderà il merchandising, una all’area medica. Dopo la recente riduzione, resteranno spazi per attività commerciali di piccola taglia: pensiamo a negozi di vicinato, di alta qualità, potrebbero essere vetrine di prodotti di eccellenza del territorio, con un’ottima visibilità, pensando a quanti spettatori frequenteranno lo stadio».

Quale sarà, alla fine, l’impegno finanziario di Krause?
«Circa 140 milioni. Il progetto è interamente finanziato dal presidente, senza nessun accesso a fondi del Pnrr o a finanziamenti pubblici di alcun tipo. Anche per gli aspetti finanziari, la scelta di una cantierizzazione “monofase” è una garanzia per la comunità».

In che senso?
«Ho letto spesso di richieste di garanzie finanziarie che il Parma dovrebbe assicurare. A me viene sempre da sorridere, perché parlano i fatti: gli investimenti del presidente Krause, molto cospicui, nel Parma, nel centro di Collecchio, in quello di Noceto per la squadra femminile, oltre a quelli mondo del vino nelle Langhe, dimostrano la sua solidità. In ogni caso, il fatto che in due anni si apra e chiuda il cantiere dà la certezza che in due-tre anni verrà versato tutto ciò che serve per il nuovo Tardini».

Scaduti i tempi della Conferenza dei servizi, dovrà tornare a pronunciarsi il Consiglio comunale. C’è già un accordo con l’Amministrazione sui tempi della concessione e del diritto di superficie?
«Non ancora, ma sarà finalizzato presto: con l’Amministrazione comunale abbiamo sempre dialogato in modo aperto e collaborativo. C’è, da entrambe le parti, la volontà di trovare una soluzione e sono certo che la troveremo. Io sono molto soddisfatto del percorso fatto insieme finora, della comunione di intenti, della collaborazione».

È fiducioso che poi tutto filerà liscio?
«Sì, siamo molto sereni. Ripeto: siamo un po’ degli apripista, per la realizzazione di un impianto con la nuova Legge stadi. Ma siamo convinti che dopo l’approvazione in Consiglio comunale potremo procedere spediti».

Due anni basteranno per completare i lavori?
«Sì, la stima è di non andare oltre».

Anche grazie alla possibilità di assegnare i lavori a un’impresa senza dovere fare gare d’appalto?
«Certo, è una possibilità offerta dalla Legge stadi che sfrutteremo e che permetterà di velocizzare i tempi».

Che promessa si sente di fare ai tifosi?
«Di fare il meglio possibile per la città, per la società, per la squadra. E soprattutto per i tifosi, che sono i primi fruitori del Tardini. L’interesse è comune: vogliamo regalare alla città il miglior stadio possibile. Lo abbiamo dimostrato con i fatti, senza chiacchiere. Dispiace sentire, a volte, voci divisive. Tutti noi teniamo molto a Parma e ai parmigiani, ai tifosi che hanno la squadra nel cuore, che la sostengono con grandissimo affetto. È interesse profondamente radicato nella società, nella presidenza, nella dirigenza fare il meglio: questa è la promessa che faccio volentieri».

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