IN THESE DAYS
Domani i Sofa Boys (ex Reflue) saranno a Radio Parma da Simonetta Collini per Newsroom. Presenteranno il loro primo album dal titolo "In these days".
Tra la metà degli anni ‘90 e la prima metà degli anni ‘10, i parmigiani Reflue hanno caratterizzato il panorama musicale indipendente italiano con il loro alt-rock raffinato ed elegante, quasi a voler far incontrare il sound dei Pavement con le soluzioni del jazz più colto.
Terminata l’esperienza dei Reflue, il cantante e chitarrista Federico Del Santo e il bassista Michele Della Malva hanno proseguito il cammino di ricerca artistica con nuovi musicisti e nuovi stimoli. Sono così nati i Sofa Boys, che hanno da poco pubblicato “In these days”, disco d’esordio in cui perdersi alla ricerca delle influenze musicali e delle novità sonore.
Il progetto The Sofa Boys nasce in piena pandemia a metà 2021, quale evoluzione dell’ultima versione dei Reflue, fondati da Federico Del Santo attiva per 20 anni insieme ai membri originari e che ha visto Michele Della Malva quale membro stabile dal 2008 in poi, all’interno delle diverse line up che si sono alternate negli anni seguenti.
L’ultimo album realizzato dai Reflue, “Jazz 4 Indies” era uscito nel 2013 per l’etichetta SFEM/Level 49. Tre anni più tardi sono tornati in studio per un progetto tanto ambizioso quanto complesso: 13 canzoni realizzate con la partecipazione di parecchi amici musicisti della scena locale e non, che se da un lato ha segnato una delle esperienze più intriganti della loro avventura musicale, dall’altro ha visto il crescere di frizioni interne che hanno portato al disgregamento del nucleo portante e la necessità di ripartire con nuove prospettive e nuovi stimoli.
Sperimentate alcune alternative attraverso l’interazione con diversi compagni di viaggio, riarrangiato vecchio materiale e scritto nuova musica, Federico e Michele hanno approfittato del periodo di Covid per darsi una sorta di ultima chance e capire se c’era ancora spazio per nuova linfa musicale.
Indossate le mascherine e rinchiusi in stanza, i “due + un tablet” hanno iniziato a suonare alcuni brani con l’intento di inseguire un nuovo suono dall’impronta electro che li conducesse in posti inesplorati.
La cosa ha funzionato da subito ripagando lo sforzo con una rinnovata ispirazione che li ha guidati verso la scrittura di nuovo materiale.
Il tema fondamentale era lavorare come sempre sulla forma canzone più o meno complessa, utilizzando l’elettronica delle basi come elemento di confronto con la contemporaneità, anche se l’utilizzo di elettronica lo fi sperimentata negli anni ‘70 è stata di grande ispirazione.
A quel punto è sembrato naturale completare l’opera dando vita ad un nuovo progetto che si staccasse dalla storia dei Reflue.
C’era bisogno di un nuovo inizio e così è stato.
Oggi, con “In These Days”, realizzato per l’etichetta Weak Music, e dopo alcuni anni come duo, Federico e Michele hanno sentito l’esigenza di riportare la batteria acustica all’interno delle dinamiche musicali del gruppo. I Sofa Boys sono quindi diventati un trio con l’ingresso di Michele Guareschi ai tamburi che ha aggiunto nuovi colori alle canzoni registrate e ispirando nuovi approcci musicali con l’ambizione di esplorare i confini tra il rock e gli altri generi grazie al condiviso amore per la musica nelle sue diverse espressioni.
“In These Days”.
Tracce:
1_In These Days 4’21”
2_H.B.O.T. R. 4’30”
3_Honey & Liquor 5’14”
4_La Ballata Distopica Di Agostino 4’08”
5_Spades 5’41”
6_Haruki 2’47”
7_Isabel At Sunset 3’44”
8_The Last Key 5’08”
9_Joy 2’32”
Scritto, arrangiato e suonato da Federico Del Santo & Michele Della Malva
Con l’aiuto di: Alex Jones _ testi delle tracce 03, 05 e 08
Arianna Del Santo _ voce su “In These Days”
Andrea Rovacchi _ aiuto all’arrangiamento dei brani 03, 05 e 09
Mattia Bergonzi _ aiuto all’arrrangiamento dei brani 01, 02, 04, 06, 07 e 08
Registrato e mixato:
Tracce 03, 05 e 09 da Andrea Rovacchi al Temple Studio nella primavera del 2021.
Tracce 01, 02, 04, 06, 07 e 08
Al Weakmusic Studio da Mattia Bergonzi tra agosto ‘22 e settembre ‘23
Master:
Michele Della Malva
Breve intervista a Federico Del Santo
1) Qual è il significato del nome?
<<Il nome è preso da un verso della canzone “Honey & Liquor” scritto da Alex Jones. Ci è piaciuto e particolarmente adatto al periodo pandemico che ci vedeva spesso osservare il mondo dal divano di casa>>.
2) Cosa ti ha spinto a “rimettere in piedi la band”, come dicevano i Blues Brothers?
<<Avere ancora qualcosa da cercare; che oltretutto, tra la fatica di portare avanti un progetto musicale in questa fase della vita (già abbastanza piena e complessa) e il vuoto della sua assenza, rende assolutamente meglio la prima>>.
3) L’approccio alla scrittura delle canzoni è cambiato o è lo stesso del passato?
<<In linea di massima è rimasto lo stesso; oggi forse manca un riferimento più sentito alla contemporaneità che cerchiamo sempre di seguire per capire dove sta andando la musica; diventa quindi importante la fase di arrangiamento e di editing che sposta gli equilibri da una parte o dall’altra>>.
4) Cosa significa, per te, poter continuare a esprimerti con una band?
<<La condivisione e lo scambio di idee tra persone attraverso il suono rimane un’esperienza impagabile>>.
5) Come è nato l’album? C’è una canzone a cui sei particolarmente legato o che trovi significativa?
<<L’album è nato inizialmente come esperimento sonoro per misurarsi su terreni meno consueti grazie all’utilizzo di basi elettroniche; in questo senso il brano che ci è servito come test e che ci ha spinti a proseguire in questa direzione lasciandoci intravedere il potenziale del nuovo set up è “Spades”: nella precedente versione era un funk andante che poggiava su schemi abbastanza canonici; nel nuovo arrangiamento si è trasformato in un’electro ballata ipnotica e ossessiva ed era quello che stavamo cercando, anche se l’album prende poi anche altre strade>>.
6) Sei tornato a scrivere canzoni in italiano. A cosa è dovuto? Lo userai anche in futuro?
<<Nel primo disco dei Reflue (“Slo Mo”) erano presenti brani in italiano o addirittura in italiano e inglese nella stessa canzone. L’idea di ritornare a cimentarsi con la lingua madre è arrivata dopo una vacanza caratterizzata da ascolti di classici quali Paolo Conte e Lucio Dalla soprattutto, ma anche Mina; Non ultimo il confronto con gli ottimi lavori di amici quali Il Peggio è Passato e Guido Maria Grillo che hanno funto da ispirazione in questo senso. È stata questa anche l’occasione di recuperare ascolti di produzioni anni ‘90 e 2000 molto amate all’epoca (vedi Cristina Donà, Afterhours Marco Parente per citarne alcuni) che hanno fatto riscoprire la forza dell’italiano anche in ambito meno cantautorale. Per il futuro potrà sicuramente essere discorso da approfondire>>
IN THESE DAYS:
È una canzone ispirata allo sconvolgimento derivante dal diventare genitore (nel mio caso di tre figli) e della cessione di sovranità personale che ne deriva e di come questa rinuncia apra in realtà ad una sorta di salvifica conoscenza di sé
H.B.O.T.R:
Il titolo è l’acronimo di Hell Boy On The Run.
Il testo è un omaggio ad una coppia di freaks irresistibili usciti dalla penna degli sceneggiatori di una serie tv americana che abbiamo amato molto che è Ozark. Loro sono Jakob e Darlene Snell, ferocissimi e spietatissimi marito e moglie a capo di un cartello di produttori e spacciatori di droga a conduzione famigliare che vendono cara la pelle per resistere sul mercato minacciato dall’arrivo in zona di un più grande e feroce cartello messicano. Personaggi estremi e decisamente di fuori che proprio per questo colpiscono per l’attaccamento reciproco che dura fino a quando non si insinua tra loro il demone della ritirata che a Darlene proprio non va, con conseguenze tragiche per il povero Jakob che deve arrendersi alla maggior scaltrezza della moglie. Anche questo è amore.
Honey & Liquor (testo di Alex Jones):
L’io narrante è un osservatore un po' “paraculo”. Ne ha per tutti e su alcune cose può anche avere ragione, ma sogna di non avere responsabilità o aspettative da sopportare e per questo non se ne esce da casa sognando appunto una rivoluzione dal divano del soggiorno.
La ballata distopica di Agostino:
Testo ispirato dalla lettura di un articolo di un esperto americano (non ricordo il nome) che preconizzava un futuro in cui l’Italia si sarebbe trovata a dover gestire le condizioni climatiche della Libia. Da qui l’idea di un futuro distopico nel quale un giovane (Agostino) impara a muoversi nel nuovo paesaggio seguendo i consigli di un adulto che gli mostra un
popolo diventato migrante per necessità ma che non rinuncia a scaricare colpe sullo Stato come se fosse “altro da sé” (citazione di Eugenio Scalfari). Ergo, non impariamo mai per tempo.
Spades (testo di Alex Jones):
Una partita di poker come metafora del rischio di impegnarsi in una relazione, ovvero la paura del fallimento.
Haruki
Anche in una vita pratica e ispirata dalla luce della ragione, ogni tanto fa capolino nel quotidiano la sensazione che ci sia un mistero necessario che ci può guidare da qualche parte, come nei romanzi di Haruki Murakami.
Isabel at Sunset
Riflessioni in musica sul potere distruttivo delle aspettative che a volte ci allontanano da ciò che ci rende realmente completi. Esattamente quello che è successo alla mia vecchia band (side project oltre ai Reflue) che nel 2009 si è persa tra le strade di Portland_Oregon mentre tentava l’azzardo di giocarsi le sue carte ignara del demone che si era nascosto nelle valigie e che a pile scariche ha presentato il conto.
The Last Key (testo di Alex Jones):
La storia di un loser che non regge più le pressioni del mondo competitivo e capitalista e che lascia tutto per andare in Florida a Key West, libero dallo stress del dovercela fare. Pantaloni corti un bicchiere di tequila e via. Ma succederà davvero o è solo un gioco della mente?
Joy
Una banda di pischelli perditempo che va a zonzo per il quartiere sognando la gloria della vita da strada aspettando Joy, che forse è il capo o forse la leggerezza che pensano di meritarsi nella loro adolescenza decadente come la società in cui vivono.
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