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La storia

Quando perdere una partita è una vittoria: volontario fidentino in Africa

Quando perdere una partita è una vittoria: volontario fidentino in Africa

di Monica Rossi

09 Agosto 2024, 03:01

«Un bambino può insegnare sempre tre cose a un adulto: a essere contento senza motivo, a essere sempre occupato con qualche cosa e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera». Così scrisse Paulo Coelho volendo sottolineare l’importanza per gli adulti di lasciare vivo il bambino che è dentro di noi. Un pensiero che Actionaid interpreta guardando oltre.

«Ti basterà guardare negli occhi dei bambini (…) – scrive l’associazione sul suo sito -. Ci vedrai la gioia. Dovuta, semplicemente, al fatto di poter avere piccole cose. Come un libro, una ciotola di riso, un pallone per giocare. Cose semplici, ma non scontate. Specialmente per chi è nato e vive in uno dei Paesi più poveri del mondo».

E sì, sono piccole cose per i nostri figli, protetti e coccolati dall’ora zero; ma sono grandi, invece, a volte immensi tesori per chi viene al mondo in una delle terre forse più belle e struggenti del Creato qual è l’Africa, ma lacerata da guerre, dittature, carestie, povertà o arretratezza infrastrutturale di tale portata da isolare intere comunità. È a queste che si rivolge «Sports Around the World» (Satw), l’associazione nata nel 2011 grazie a un gruppo di amici spinti dall’amore verso il continente africano e dalla voglia di impegnarsi in iniziative a favore della crescita dei giovani.

Ispirandosi agli articoli 31-34 della carta dei Diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite, che sancisce il gioco come diritto fondamentale di ogni bambino, l’Associazione si è prefissa di aiutare le popolazioni locali a migliorare alcuni aspetti della loro vita. «È quello che ha fatto e farà ancora» assicura Mirko Leraghi, il responsabile comunicazione della Fulgor Fidenza di pallacanestro, fresco di un viaggio pazzesco in Rwanda, nel villaggio di Busasamana al confine con il Congo.

«Ho trascorso oltre due settimane in questo villaggio abitato da poche persone nel bel mezzo di niente, nella Valle dei Vulcani vicino al parco dei Gorilla. Ho vissuto con loro, come loro, senza orologio perché tutto qui è scandito semplicemente dal sole. La corrente elettrica? Ogni tanto c’è, altrimenti si va avanti con i gruppi elettrogeni, quando c’è la benzina per alimentarli».

Leraghi, che ha deciso di fare questo viaggio dopo aver conosciuto Stefano Bizzozi, presidente dell’Associazione e allenatore della Fulgor, racconta che là Satw è arrivata per la prima volta nel 2014 e ha iniziato a ristrutturare il campo da basket e da pallavolo, sistemando i canestri e organizzando allenamenti e partite. «Con l’ultimo viaggio abbiamo portato giù materiale per il basket per le scuole dirette da padre Charles, e proseguito la missione di portare lo sport tra i bambini. Esperienza culminata con la partita finale di basket con la squadra di Gisenyi, cittadina al confine con il Congo: abbiamo perso clamorosamente, ma non importa perché tutti i ragazzi fino ai 18 anni hanno potuto fare sport, allenarsi e far parte di un progetto».

Quello di avvicinare i giovani dei villaggi allo sport non è l’unico progetto dell’Associazione perché, grazie a Satw, decine di villaggi in Rwanda, Camerun, e “Swatini”, Congo e Tanzania sono oggi dotati di campi sportivi polivalenti e non (per basket, pallavolo, calcio, pallamano, beach volley), alcuni con spogliatoi e toilette, e dormitori come quello di Busasamana che dà la possibilità a molti più studenti di dormire nei pressi della scuola e migliorare le loro condizioni di vita. È qui che l’Associazione vuole concretizzare un ulteriore ambizioso progetto. «Stiamo raccogliendo i finanziamenti necessari per dare vita a una scuola per 500 studenti, finire un secondo dormitorio dotandolo di nuovi bagni con wc e docce vere, e gettare delle basi di cemento necessarie per i raccoglitori d’acqua con tank da 5.000 litri».

Il prossimo viaggio di Leraghi? «Ancora non ho deciso: forse di nuovo Rwanda o Tanzania». Di certo, un luogo dove serve un volontario per aiutare i ragazzi a credere nel futuro e a sentirsi protagonisti del presente.

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