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Ordinazione

Gian Luca Bruni è diventato diacono: «Dio è venuto a scuotermi»

Gian Luca Bruni è diventato diacono: «Dio è venuto a scuotermi»

di Laura Ruggiero

25 Giugno 2025, 03:01

Avvocato, un matrimonio, quattro figli e da ieri anche diacono. La storia di Gian Luca Bruni, ordinato diacono nella cerimonia che ha preso il via nel battistero della Cattedrale, non è di quelle che si ascoltano ogni giorno. Per lui, la vicinanza al Signore non è stata un punto di partenza, ma una scoperta arrivata all’età di 28 anni e capace di cambiare tutto.

«È stato un evento molto forte a scuotere la mia vita – racconta il nuovo diacono – e in quel momento il Signore ha fatto sentire chiaramente la sua presenza. Viviamo in una società in cui c’è troppo rumore e ci rifiutiamo di ascoltare il sussurro di Dio. Il silenzio ci mette a disagio, ci annoia. Nel mio caso, è come se Dio fosse venuto a scuotermi e mi avesse detto: “Ci sono anch’io. E ti amo più di chiunque altro”». Da quel momento, il legame con Dio è diventato profondo, continuo e non si è più spezzato.

«È un po’ quello che accade a tanti convertiti – prosegue –. Dopo l’incontro con Dio nasce un amore fortissimo e il desiderio di mettersi al suo servizio. All’inizio non avevo la minima idea di cosa fosse un diacono. Poi, con il tempo, è nata in me una spinta interiore verso il servizio ministeriale, che è stata riconosciuta e accolta anche dal mio parroco».

È il 2017 quando prende il via il lungo cammino di formazione, che ha portato ieri all’ordinazione diaconale. La cerimonia, presieduta dal vescovo Enrico Solmi, si è aperta nel battistero ed è proseguita in processione verso la cattedrale, dove si è celebrata l’ordinazione, culminata con la vestizione degli abiti diaconali e la consegna del libro dei Vangeli. «Diventare diacono richiede un cammino serio, di approfondimento della fede e di studio – spiega Bruni –. Gli studi teologici, in particolare, richiedevano tempo nel fine settimana, che per me è sempre stato dedicato alla mia famiglia. Con il mio formatore abbiamo cercato di capire se questa chiamata fosse autentica. Poi la diocesi ha istituito un polo formativo che mi ha aiutato moltissimo a conciliare lo studio con gli impegni familiari».

Un percorso non privo di difficoltà, segnato, in un primo momento, da molti interrogativi. «All’inizio i dubbi erano tanti – ricorda –. Mi chiedevo se fosse davvero una chiamata del Signore o solo un mio desiderio. Servire Cristo senza cercare visibilità è una sfida: farlo con autenticità, solo per amore della Chiesa e del prossimo, non è semplice. I primi ostacoli sembravano fatti apposta per farmi desistere». Il punto di svolta è arrivato nel momento in cui ha deciso di affidarsi completamente. «Mi sono rimesso nelle mani di Dio – afferma – e gli ho detto: “Se questo progetto viene da te, allora farai in modo che tutto si incastri. Se non è così, non ci riuscirò mai”. E così è stato. L’istituzione del polo formativo ha rappresentato per me un segno chiaro: potevo davvero iniziare a studiare teologia senza sottrarre tempo alla mia famiglia».

In questo cammino, determinante è stato il sostegno della moglie e dei figli, un pilastro irrinunciabile nella sua vocazione. «Oggi questi due sacramenti, quello del matrimonio e quello dell’ordine – ha detto il vescovo – si incontrano nella sua vita, non in conflitto ma in profonda armonia. Chi serve l’altare non smette di servire la propria famiglia, e chi ama la famiglia impara a servire anche la Chiesa».

Laura Ruggiero

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