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I residenti tra via Palermo e via Pasubio

«Noi assediati nel quadrilatero dello spaccio»

«Noi assediati nel quadrilatero dello spaccio»

di Luca Pelagatti

27 Giugno 2025, 03:01

Quasi di fronte al civico 2 di via Palermo, tra le auto in sosta, c'è una seggiola di legno. Un tempo, probabilmente, sarebbe stata in qualche salotto, tra il buffet e il tavolo col centrino ad uncinetto. Ora è la postazione di un tale con pochi denti in bocca, ciabatte e tuta coi buchi, che controlla chi passa tra una tentata vendita e l'altra: «Ciao zio, vuoi comprare qualcosa?». Superfluo specificare a che tipo di merce alluda: basta guardare i due, seduti a terra nel parcheggio di fronte, che si passano la pipa da crack. Mancano pochi minuti alle 13 e il caldo picchia in testa: ma l'afa, da queste parti, è proprio l'ultimo dei problemi.

Via Palermo, via Catania, via Marcheselli, piazza Monguidi. Questo è il nuovo quadrilatero dello sballo e della disperazione in città, la terra di nessuno diventata tana di tanti: tossici e senza casa, disgraziati di ogni tipo che qui, quando va bene, si fanno una dose. Quando va male, e succede spesso, ringhiano, si inseguono e si prendono a mazzate. E a sentire i residenti notte o giorno non fa differenza.

«Siamo esasperati, la situazione è sempre stata difficile ma di recente è peggiorata», spiega un abitante di via Tonale che non si rassegna anche se ammette che ormai ha perso la fiducia nelle raccolte firme e negli esposti. «Il numero di coloro che bazzicano qui intorno è aumentato da quando il ponte Nord è stato sgomberato e la “casa verde” di via Trento è chiusa. Si ritrovano qui per comprare roba e per sballarsi. E di notte spesso non si dorme».

Si, perché quel pratone spelacchiato alle spalle del parcheggio di via Palermo è ormai del tutto lottizzato: ci sono materassi dove ci si corica, panni stesi alle piante, resti di cibo e altre immondizie. Ovunque bottiglie e tracce di droga, viavai ininterrotto di gente che sembra correre di gran fretta chissà dove. Ma pochi minuti dopo li ritrovi ancora li, con l'aria inebetita.

Se qualcuno dei passanti osa poi osservare quello che accade rischia le parolacce. Se insiste, e non distoglie lo sguardo, pure una sassata.

«Io ho provato a ripulire intorno a casa, mi sono lamentato. Il risultato è che mi hanno risposto che questa “è casa loro”. E francamente adesso ho paura».

Possibile? In fondo siamo a Parma e non in Venezuela, la stazione è giusto a poche centinaia di metri. Ma qui, tra il Wopa in attesa di rinascita e l'area intorno a via Pasubio che doveva rappresentare, almeno nei progetti, la Parma di domani, è evidente che qualcosa è andato storto.

E basta attaccare bottone con chi porta fuori il cane per vedersi sciorinare una sterminata lista di emergenze quotidiane: «Ci sono ovunque bivacchi di fortuna, qualche giorno fa all'angolo con via Brescia c'era pure piantata una tenda canadese, si viene continuamente importunati da disperati che chiedono spiccioli».

Così come, per evitare che diventi un dormitorio, il parcheggio sotterraneo di piazza Rastelli resta avvolto dalle inferriate mentre ogni angolo appena appartato si trasforma in una tana: a pochi metri da via Trento, oltre ad una rete con la scritta «Pericolo vietato l'ingresso», salta all'occhio un materasso. Deve essere stato usato di recente: ci sono ancora due scarpe allineate sul fondo.

«Per carità, le forze dell'ordine passano, le macchine col lampeggiante le vediamo transitare: ma questo degrado è ormai troppo profondo e gli agenti, evidentemente, hanno le mani legate, forse non possono intervenire», ammette un altro abitante che riflette. «Ci sono ragazze che si prostituiscono sotto le nostre finestre e spesso le sentiamo litigare coi pusher: se qualcuno le stuprasse cosa potremmo fare? Poi scoppiano risse di continuo, basta affacciarsi per vedere volare i bastoni. Abbiamo avuto un attimo di pace solo quando, in vista di un evento del Comune la zona è stata bonificata. Ma passati quei giorni tutto è tornato come prima. E questa zona ormai appare fuori controllo».

Una affermazione che sa di sconforto anche se la conclusione più amara la pesca un altro residente che scuote la testa. «Si potrebbe fare qualcosa? Io credo di si ma ci vorrebbe la volontà di agire. Altrimenti la sola speranza per noi è che arrivi presto l'inverno. Col freddo svaniscono tutti e possiamo tornare a respirare. Altrimenti è come nella canzone: “Odio l'estate”. Ma non è giusto che sia così».

Luca Pelagatti

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