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Fontevivo

Addio a Ferdinando Fava, aveva cambiato l'antropologia

Addio a Ferdinando Fava, aveva cambiato l'antropologia

di Silvio Marvisi

05 Settembre 2025, 09:21

Era nato a Milano 60 anni fa; da piccolo era arrivato a Bianconese, quando la famiglia si spostò per motivi di lavoro. È poi divenuto professore ordinario di antropologia all’università di Padova, i suoi studi hanno permesso di cambiare l’approccio alla ricerca in campo antropologico.

Ferdinando Fava è deceduto qualche giorno fa, dopo breve malattia. Era molto conosciuto non solo in campo accademico ma anche dagli amici definiti «della prima ora», quando da ragazzi si giocava nei campetti. Era tornato a vivere a Fontevivo da circa 10 anni, dopo gli studi a Berkeley e a Parigi. Dopo il dottorato con Marc Augé si è trasferito a Palermo dove ha studiato i fenomeni e le dinamiche dello Zen, per il centro Arrupe, vivendo nell’estrema periferia siciliana. Il libro che ne è derivato, «Lo Zen di Palermo. Antropologia dell’esclusione» è diventato un classico per gli studi, rinnovando i metodi adottati fino a quel momento. Persona eclettica, tutti gli riconoscono una forte capacità comunicativa in grado di far parlare chiunque, anche dove non si parla tanto volentieri. Teneva contatti umani molto intensi e proficui così che le persone stesse gli hanno mostrato le cose più impossibili da notare o individuare. Nei ricordi di chi lo ha conosciuto fra «vite a tinte forti, tra volti che conoscono la sofferenza di chi cerca di cavarsela ogni giorno con la voglia di vivere e di farcela», afferma uno dei ricordi letti al funerale, emerge quella frase riportata in apertura del suo libro: «Iniziamo a comprendere con il cuore, solo quando riconosciamo in ciò che vediamo, ascoltiamo e leggiamo, un’istanza di verità su noi stessi».

Un altro ricordo fa un salto nella memoria ai viaggi in autostop nelle Alpi orientali, in Vespa e le notti a dormire in tenda, scoprendosi poi su un ramo, al risveglio, per fuggire da un orso. «Ferdinando - riporta un ulteriore ricordo - insieme a pochissimi altri ha posto le basi di una nuova antropologia urbana italiana. Le sue proposte, a un tempo metodologiche ed epistemologiche, hanno permesso già a due generazioni di ricercatori e studenti di ripensare completamente il rapporto tra antropologi e interlocutori. La sua idea di antropologia era fatta di un’etica dell’ascolto e della relazione».

Silvio Marvisi

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