Le chicche della nonna
A Mulazzano, la madre del nano Romano Del Bono rievoca così la nascita del settimo e ultimo figlio: «Pesava più di quattro chili. Ma quando gli davo il latte, mi pareva di romperlo». I primi anni di vita Romano li trascorre, inconsapevole, facendo le capriole sul letto dei genitori. Giunge però il tempo delle elementari e il bambino si scontra per la prima volta con la realtà: i fratelli riescono infatti a coprire a piedi la distanza dal paese a Langhirano, lui no.
Allora a scuola lo porta in braccio la madre e addirittura, col consenso della maestra, la donna siede nel banco con lui. All’intervallo si commuove quando il figlioletto prova a divincolarsi dal suo abbraccio per correre a giocare. Così, per evitargli ulteriori umiliazioni, i genitori lo ritirano dalla scuola e lo mandano in un istituto a Milano: lì potrà diventare orologiaio, un mestiere dove non conta la statura, ma la precisione. Finita la guerra, Romano torna a Mulazzano e si reiventa come meccanico. È abile, tenace e il lavoro non manca però molti se ne approfittano e non lo pagano. Un giorno, quando va da un cliente per esigere ciò che gli spetta, quello minaccia di «schiacciarlo con un piede» se si ripresenta. Furioso, Romano comprende che il mondo non si abbasserà mai alla sua altezza e -proprio come canta Guccini in un pezzo- inizia a fantasticare su una vita alternativa «sognando il circo, realtà capovolta».
Quella sera, a casa, lo aspettano invano. I fratelli iniziano a cercarlo; qualcuno ha visto Romano prendere la corriera per Parma, ci vanno anche loro. Qui trovano il fuggiasco al circo dove Darix Togni, il proprietario, lo ha subito assunto dopo averlo visto vagare intorno al tendone. «Sembrava che quell’uomo leggesse tutto il mio dolore» dichiarò poi Romano ai parenti «mi strinse la mano e mi disse che con lui e gli altri circensi non avrei più sofferto. Sono a casa».
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