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parmigiano del sasso e grande cuore

Corradone e quel libro sulla storia dell'Aquila Longhi

Corradone e quel libro sulla storia dell'Aquila Longhi

09 Maggio 2022, 11:57

È un grande cuore «multitasking» quello di Corrado Marvasi, per tutti Corradone, parmigiano del sasso, anzi, oltretorrentino doc, nato in via Imbriani figlio di un camionista e di un’operaia, vissuto in via Bixio, e ora di fatto “accasato” all’Ospedale Vecchio, in vicolo Santa Maria, nel luogo che gli è più caro: il circolo Aquila Longhi, «un aquila che da settantatré anni vola sul cielo parmigiano». Ed è per quell’Aquila, che vola nel ricordo di Bruno Longhi, martire della Resistenza parmense, morto per le torture della Gestapo, che il cuore di Corradone batte più forte. Così conserva come una reliquia il volume che celebra il settantesimo del circolo, il ricordo più bello di una vita fatta di tante passioni. In quel volume c’è tanto di lui: ci sono le immagini dei tempi belli, si trovano gli amici che non ci sono più. In quei settant’anni c’è mezzo secolo della sua vita, e con esso ci sono le migliaia di vite delle persone che al circolo di vicolo Santa Maria hanno mangiato gnocchi e cavallo pesto, giocato a carte, fatto il tifo per il loro Parma, dalla serie C ai fasti dell’epoca Tanzi, e poi agli anni belli e brutti legati alle ultime vicissitudini. Di qui sono passati per gustare un piatto di tortelli o per trovare degli amici i grandi del calcio che hanno fatto grande il Parma: da Italo Maccarelli, allenatore in seconda per la promozione in serie C,a Ranieri e Prandelli, e poi Minotti, Di Chiara, Apolloni, Zola, Cannavaro, Gilardino, e ancora Paci e capitan Morrone (che si sono prestati come testimonial di Help for Children), e Gigi Buffon, che ora è tornato a casa. Ci passano qualche ora anche vecchi amici come Vittorio Adorni, che si è portato dietro pure Eddy Merckx; e nell’infinita galleria lungo le stanze del Circolo c’è persino la foto di un giovane Juri Chechi. «Il Circolo Longhi ha 73 anni, io sono all’Aquila da 45 – dice Corrado – poi, nel 1996 è venuta l’unificazione con il Longhi, e sono presidente dal 1999. Nel quartiere Oltretorrente sono rimasti solo tre circoli, noi, l’Oca Morta (Circolo Amici Artigiani) e il pedale Veloce, ma – ci tiene a puntualizzarlo - non viviamo di ricordi. Abbiamo 245 soci e il nostro è ormai uno dei pochi circoli autogestiti, contiamo solo sul volontariato per mandarlo avanti, e tutto l’utile lo investiamo in iniziative sociali e culturali. Abbiamo fatto donazioni ad Assistenza Pubblica, Croce Rossa, Noi per Loro, Admo, AIDO, abbiamo ospitato i bambini di Chernobyl, e se si presenta qualcuno in difficoltà la nostra porta è sempre aperta». Insomma l’Aquila Longhi, il regno di Corradone, presidente amatissimo, è una specie di tempio del tempo libero, dello sport e soprattutto della solidarietà, un punto di riferimento per tanti, in particolare anziani, che qui passano il loro tempo senza annoiarsi: «Abbiamo anche una scuola di musica, una biblioteca, una squadra di calcetto di amatori e una di calcio femminile – ci tiene a far sapere Corrado - abbiamo il Parma Club e non manchiamo mai né al Tardini né in trasferta. Devo ringraziare tanti amici che mi sono stati vicini in questo quarto di secolo, ma vorrei ricordare Erasmo Mallozzi, un uomo e un imprenditore al quale l’Aquila Longhi deve davvero tanto».

L’avventura umana di Corradone nasce nei borghi, troppo spesso lontano dai libri di scuola (cosa che faceva disperare il padre), sempre a tirar calci al pallone e sempre allo stadio da quando aveva le braghe corte. Ha fatto il garzone da barbiere, l’operaio, il militare in Aeronautica, ma poi ha scoperto la sua vocazione imprenditoriale: ha fondato la Ciemme, da 50 anni impegnata nel confezionamento e riscelta del vetro, dove oggi lavorano, con una ventina di dipendenti, la moglie Romana e i figli Simona, Giorgia e Walter, insieme a sua moglie Letizia. Il cuore di Corrado batte anche per la maglia crociata: «Il primo abbonamento al Tardini risale al 1959 – ricorda – e da quando il Parma è in serie A anche di trasferte ne ho perse poche: ero a Wembley al trionfo del 12 maggio 1993, ed ero anche a Copenhagen per la cocente delusione della finale di Coppa delle Coppe persa con l’Arsenal». Uomo di sport a tutto tondo, Corrado Marvasi è vicepresidente dei Veterani dello Sport, e il 16 marzo scorso è stato insignito con il Distintivo d’Oro, ricevuto dalle mani del presidente Coni Giovanni Malagò. Settantun’anni vissuti intensamente quelli di Corrado Marvasi, con il sorriso sulle labbra e una buona parola per tutti, anche se il destino non gli è stato sempre amico: «In questi ultimi anni – conclude – ho avuto qualche vicissitudine di salute, ma tanti amici mi sono stati vicini, e anche nella malattia ho trovato la testimonianza di un affetto straordinario. Così mi viene da pensare che nella vita qualcosa di positivo forse l’ho combinato».

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