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Bancarotta, arrestato il fondatore di Cepu

Bancarotta, arrestato  il fondatore di Cepu

08 Marzo 2021, 10:29

E’ Francesco Polidori, fondatore di Cepu (gruppo che si occupa di istruzione e formazione universitaria), l’imprenditore finito agli arresti domiciliari oggi nell’ambito dell’indagine della procura di Roma su una ipotesi, tra gli altri reati, di bancarotta fraudolenta. I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno proceduto anche ad un sequestro preventivo per 28 milioni di euro. 

 I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, coordinati dalla Procura di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, emessa dal Gip, per un imprenditore operante in posizione di rilievo nel settore dell’istruzione e della formazione universitaria; un suo stretto collaboratore è stato interdetto per un anno dallo svolgere attività di impresa. E’ quanto viene reso noto con un comunicato della Guardia di Finanza. L'indagine, denominata 'Tutoring', vede coinvolti 6 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta, auto-riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sono state sequestrate preventivamente le quote «di un’importante società tuttora attiva nel settore dell’istruzione, disponibilità finanziarie e immobili - tra cui lo stabile ove ha sede una università telematica - per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro». 


«Le indagini riguardano i fallimenti di 2 importanti società - vere e proprie «bare fiscali che sono state portate a decozione con un passivo complessivo di oltre 180 milioni di euro - attraverso le quali, negli anni, il predetto imprenditore, oggi tratto in arresto, ha distratto asset dalle società e sfruttato importanti marchi del comparto dei servizi di istruzione e formazione, eludendo il versamento di ingenti imposte dovute all’Erario», si legge nella nota delle Fiamme Gialle. 


«In particolare, le investigazioni hanno consentito di rilevare che gli indagati - ricorrendo a vere e proprie società qualificabili come «scatole cinesi», anche di diritto estero - hanno ideato e realizzato una serie di complesse operazioni societarie, commerciali e finanziarie tra le quali spiccano: la creazione di una società fiduciaria in Lussemburgo, intestata a terzi ma, di fatto, riconducibile agli indagati, mediante la quale è stata dissimulata la reale proprietà dei beni immobili e marchi, sottratti alle imprese fallite e fatti confluire in un’ulteriore società creata ad hoc, oggi sottoposta a sequestro; 

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