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Due anni fa il crollo del ponte Morandi, per Genova ferita ancora aperta

Due anni fa il crollo del ponte Morandi, per Genova ferita ancora aperta

14 Agosto 2020, 08:59

Giovanni, Matteo, Gerardo e Antonio erano partiti da Torre del Greco in direzione Ventimiglia per poi proseguire per la Spagna; il piccolo Samuele, 9 anni, in auto con mamma Ersilia e papà Roberto, avrebbe presto visto il mare della Sardegna; Marta, 29enne infermiera siciliana, stava tornando dalle ferie con il suo Alberto; Edi e Marius, operai albanesi, avevano informato i colleghi dell’impresa di pulizia del loro ritardo a causa del traffico. Le vite, le esistenze, le storie di 43 persone crollano in un attimo, trascinate sul letto del torrente Polcevera assieme a quel gigante di cemento armato che si sbriciola come un castello di sabbia; in quel vuoto precipitano non solo i sogni, i progetti, i desideri di vite sfortunate, ma è anche Genova che sprofonda. Con il crollo del Ponte Morandi, opera espressione di genio e creatività ingegneristica negli anni del boom, si rivela tutta la fragilità di un’Italia che sembra incapace di garantire la sicurezza a comitive di amici o a famiglie in viaggio verso il mare. Di un Paese manchevole nella manutenzione, negligente, approssimativo. La tragedia avvenuta il 14 agosto del 2018 rimane ancora una ferita aperta per Genova, nonostante due anni dopo, e in tempi record, un nuovo viadotto sia stato eretto.  Il cielo plumbeo che aveva avvolto come una cappa la città alla vigilia di Ferragosto, e quella pioggia che sembrava schernirsi dei genovesi in partenza verso le località di villeggiatura, apparvero come un cattivo presagio. Alle 11,36 un terribile fragore; i piloni di cemento armato cedettero improvvisamente, poi fu la volta delle travi, dei tiranti in acciaio e di 250 metri d’asfalto che franano piombando tra le palazzine di Sampierdarena, i capannoni industriali e i binari della ferrovia. "Mio Dio, mio Dio... il ponte di Brooklyn viene giù". Le immagini catturate dai cellulari, fagocitate e rilanciate dai social, raccontano di testimoni che urlano impietriti dinanzi a quella drammatica fine per il loro ponte di Brooklyn, come i genovesi chiamavano l’opera progettata dall’ingegnere Riccardo Morandi e inaugurata nel 1967. Tra le immagini simbolo quella del camion con le ruote anteriori ad un passo dal precipizio, pochi centimetri che misurano la distanza strettissima tra la vita e la morte. Morte che non risparmierà 43 persone: uomini e donne, italiani e stranieri, in viaggio verso le vacanze o diretti al lavoro. Ai morti, ai feriti, si sono aggiunti più di 500 sfollati, gli abitanti delle palazzine che hanno rischiato di essere travolti dalla rovina del Morandi e che hanno dovuto lasciare le proprie case minacciati dai resti di un ponte rimasto sospeso nell’aria.  Il crollo oltre ad aprire uno squarcio fisico nella città, ha sollevato da subito un dibattito sulla gestione della rete autostradale italiana. Pesanti accuse in questi due anni sono state rivolte verso la gestione delle concessioni autostradali, non risparmiando Autostrade per l’Italia e la famiglia Benetton. L'ultimo capitolo di questa contesa nata sull'onda emotiva della tragedia si è conclusa un mese fa con l’accordo che prevede, nel nuovo asset societario, un ruolo marginale dei Benetton e uno più decisivo dello Stato attraverso Cassa depositi e prestiti. In questi due anni, quasi spinto da un moto d’orgoglio, lo Stato ha tentato una reazione, provando, con una certa rapidità, a sanare la ferita aperta; in meno di 24 mesi lo scheletro del vecchio Morandi è stato abbattuto e al suo posto è stato eretto un nuovo viadotto, firmato dal più grande degli architetti genovesi: Renzo Piano. Il progetto, che ha visto tra i protagonisti nella realizzazione Fincantieri e Webuild (Salini Impregilo), è diventato nel dibattito politico e non solo il cosiddetto "Modello Genova", capace di superare lungaggini burocratiche e cantieri lumaca. Intanto oggi verranno commemorate le vittime nel secondo anniversario della tragedia. Il programma della cerimonia prevede in mattinata una messa a Certosa, poi un momento di raccoglimento dei parenti nella Radura della Memoria, l’area realizzata sotto il nuovo viadotto San Giorgio. Alle 11.36, l’ora del crollo, verrà osservato un minuto di silenzio, mentre in serata una fiaccolata attraverserà la Valpolcevera. Alla cerimonia parteciperà il premier Giuseppe Conte. Quello di quest’anno sarà un anniversario diverso, nell’anno della ricostruzione. Da più di una settimana i genovesi sono tornati a riappropriarsi del loro ponte, votandolo stavolta a San Giorgio, protettore in mille battaglie. Una nave - come concepito da Renzo Piano - protesa verso il Mediterraneo e che lo stesso architetto ha chiesto alla città di amare. 

Ponte Genova, Conte: "Mai più una tragedia del genere"

Una «tragedia del genere» non si deve ripetere più. Così il premier Giuseppe Conte a La Stampa, in occasione del secondo anniversario del crollo del Ponte Morandi. «La partecipazione dello Stato in Autostrade va in questa direzione - osserva - perchè contribuirà ad assicurare più controlli e sicurezza sulla nostra rete». «Le nostre infrastrutture sono un bene pubblico prezioso - sottolinea -, non consentiremo più che questo principio venga calpestato». Ai famigliari delle vittime dice: «Garantisco l’impegno a una più scrupolosa attenzione per le infrastrutture pubbliche». "Le parole del Presidente Mattarella sono un continuo stimolo, per noi, utile a garantire che una tragedia del genere non si ripeta più. La partecipazione dello Stato in Autostrade va in questa direzione, perchè contribuirà ad assicurare più controlli e sicurezza sulla nostra rete. Non solo. Permetterà anche più efficienza e tariffe più eque. Le nostre infrastrutture sono un bene pubblico prezioso, non consentiremo più che questo principio venga calpestato". Lo dice in un’intervista al quotidiano La Stampa il premier Giuseppe Conte, nel secondo anniversario del crollo del Ponte Morandi. Riguardo ai parenti delle 43 vittime, "non mi sento di fare promesse a persone che hanno sofferto così gravi perdite - spiega Conte -. Garantisco però l’impegno a far sì che da questa tragedia origini una più scrupolosa attenzione da parte dello Stato per le infrastrutture pubbliche. In questi giorni stiamo finalizzando il negoziato con Autostrade e confido che la soluzione definitiva possa rivelarsi un concreto segnale per loro. All’indomani della decisione, ho parlato con Egle Possetti, perchè ritenevo doveroso che chi, in quella tragedia, aveva perso i propri cari fosse direttamente informato dalle Istituzioni. Continueremo inoltre ad essere al fianco delle famiglie delle vittime sino a quando non si concluderanno gli accertamenti penali in corso e non verranno imputate in via definitiva le relative responsabilità". Alla domanda se non fosse stato meglio chiudere prima l’accordo con Aspi, il presidente del Consiglio risponde così: "Se ci fossero state le condizioni, lo avremmo fatto senza indugio. Purtroppo è stato un confronto faticoso, molto duro, all’esito del quale possiamo dire di avere prefigurato una soluzione equilibrata, che garantisce il preminente interesse pubblico nella gestione di un’infrastruttura che rappresenta una dei maggiori asset strategici per il Paese". "Rimangono da definire molte questioni di dettaglio - aggiunge -. L'importante è che siano rispettati tutti gli impegni assunti da Aspi e da Atlantia con la lettera del 14 luglio scorso. Il procedimento di contestazione a suo tempo aperto si chiuderà solo quando verranno apposte tutte le firme ai relativi accordi. Al momento, sono due i tavoli tecnici in corso, quello per riscrivere la concessione e quello che riguarda il nuovo assetto della società". Inoltre "gli accordi che andremo a sottoscrivere non prevedono rinunce a eventuali azioni di responsabilità. Tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini passa inevitabilmente dall’accertamento di responsabilità presenti, passate e future, ove sussistano gravi inadempienze e imperdonabili negligenze". "Con il riequilibrio del rapporto tra lo Stato e i concessionari autostradali incrementeremo la manutenzione e la sicurezza - sottolinea il premier -. Sono state delineate linee guida omogenee sulla sicurezza delle gallerie e dei viadotti da applicare su tutta la rete nazionale". 

Mattarella: "Giusta la richiesta di verità e giustizia"

«La loro giusta richiesta di verità e giustizia per i propri cari, inghiottiti dal crollo del Ponte, è stata accompagnata dalla forte e sofferta esortazione che vengano in ogni modo evitati in futuro disastri simili con nuovi lutti e nuove vittime». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera per il Secolo XIX, riportata anche su La Stampa - in occasione del secondo anniversario del ponte Morandi a Genova - ricorda l’incontro con «alcuni rappresentanti dei famigliari delle vittime» poco prima dell’inaugurazione del nuovo Ponte.  "Il quattordici agosto di due anni fa crollava il Ponte Morandi, inaugurato nel lontano 1967 per connettere Genova e una parte importante dell’Italia alle grandi reti viarie europee. Non è possibile dimenticare lo sbigottimento recato dalle prime notizie, le drammatiche conferme, il numero dei morti che cresceva, l’impegno generoso dei soccorritori, il dolore profondo e composto dei familiari delle vittime, la desolazione di chi aveva perso la propria casa, la solidale e dignitosa risposta di Genova, città profondamente ferita, la vicinanza di tutta l'Italia". Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in una lettera al Secolo XIX, nel secondo anniversario del crollo del Ponte Morandi, a Genova. "Quel tragico evento - spiega Mattarella - è stato vissuto anche come simbolo di contraddizioni presenti del nostro Paese, nel quale modernità, genio e sviluppo convivono con incurie inaccettabili e con antiche negligenze. Il nuovo, bellissimo, Ponte di San Giorgio, disegnato dal genio genovese di Renzo Piano, realizzato in tempi lodevolmente rapidi e inaugurato pochi giorni addietro, ha sanato il vulnus infrastrutturale, dando prova della straordinaria capacità italiana di rialzarsi da traumi e sciagure". er il capo dello Stato "si è trattato di una cerimonia sobria e rispettosa dei sentimenti di dolore e di speranza che il nuovo Ponte suggerisce: per il ricordo incancellabile di chi ha perso la vita e per il desiderio di rilancio della comunità cittadina. Prima della inaugurazione ho incontrato in Prefettura alcuni rappresentanti dei familiari delle vittime. E’ stato un momento che conserverò nella mia memoria. La loro giusta richiesta di verità e giustizia per i propri cari, inghiottiti dal crollo del ponte, è stata accompagnata dalla forte e sofferta esortazione che vengano in ogni modo evitati in futuro disastri simili con nuovi lutti e nuove vittime", aggiunge. "Da questa sollecitazione occorre ripartire, mentre prosegue, con doverosa determinazione, l’azione di accertamento delle cause e delle responsabilità del crollo, per sviluppare e, per qualche aspetto, ricostruire una affidabile cultura della sicurezza, di adeguata manutenzione e del controllo che coinvolga e responsabilizzi imprese, enti pubblici, istituzioni locali e nazionali, università, mondo della ricerca - sottolinea Mattarella -. Per la Repubblica non esistono valori più alti della vita e della libertà dei propri cittadini. Valori che non si traducono in una mera enunciazione di principio, ma in un impegno concreto e vincolante". 

 

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