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Tragedia di mestre

Bus precipitato: "La gente gridava aiuto e sul ponte facevano le foto"

Autobus precipita da una via sopraelevata a Mestre e prende fuoco. Ci sono 21 morti. Zaia: "Tra le vittime minori  (due bambini) e turisti stranieri"

Il luogo della tragedia

05 Ottobre 2023, 16:44

 Ha scavalcato le recinzioni, attraversato di corsa i binari e ha ancora 'scalatò un traliccio, per riuscire a salvare due bambini dal pullman caduto dal cavalcavia di Mestre. Alla fine, gli è rimasto in bocca l'amaro, per aver visto gente «ferma in coda a fare le fotografie».
E’ il racconto di Bujar Bucai, un imprenditore di origine kosovara, in Italia da 25 anni, titolare di un bar che si trova tra i nuovi alberghi di via Cà Marcello a Mestre, a poca distanza dalla stazione ferroviaria, e dall’altra parte del luogo della strage sul bus. La vista dal lato del locale, che ha grandi vetrate sulla strada, è giusto all’altezza del punto del cavalcavia di Mestre da cui il mezzo è precipitato.
La sua storia è quindi «dall’altro lato» rispetto a quella degli «eroi», i tre operai migranti che da Marghera erano accorsi tra le lamiere contorte e fumanti. Lui invece è partito da Mestre, con la differenza che ha rischiato seriamente di finire sotto un treno correndo tra i binari per arrivare all’autobus dei turisti. E non si sono mai incrociati.
«Stavo vicino alle vetrate, parlando col mio socio e un fornitore - racconta Bucai - quando ho sentito un rumore e ho visto molta polvere salire da quella parte. Sono uscito di corsa, c'era un signore del Bangladesh con la bimba in braccio che urlava e voleva andare a soccorrere, ma non poteva. Io sono salito sulla prima recinzione, ho attraversato i binari, poi mi sono arrampicato sull'ultimo traliccio del treno e ho saltato l'ultima muretta, proprio davanti al bus».
La scena del disastro è quella nota: gente che urla, che chiede aiuto, fumo che esce dal vano motore del mezzo. «Non c'era nessuno in giro - precisa Bucai - e gli operai africani non li ho visti, ma solo perché sono arrivato dall’altra parte e il bus era di traverso. Solo che sulla strada, dietro, c'erano macchine in coda, e la gente che faceva foto. Io mi son messo a urlare che mi dessero una mano, o almeno non bloccassero la strada, perché dovevano arrivare i soccorsi».
L’imprenditore è riuscito a tirar fuori due bambini, «due ragazzi ucraini - dice - che ho saputo che sono stati ricoverati a Treviso. Purtroppo hanno perso la mamma, e non so come stanno. Poi ho visto altre tre persone che sono riuscite a salvarsi da sole». Ma ancora nessuna collaborazione dalla gente. «Solo uno dall’alto mi ha lanciato un estintore": forse si riferisce all’autista del bus che era stato affiancato sul cavalcavia dal mezzo poi caduto.
Poi sono arrivati la polizia, i vigili del fuoco, i carabinieri. «Mi è sembrato che fosse passato un anno - sottolinea - e invece erano stati solo pochi minuti».
«Io non sono nessuno - è la conclusione dell’imprenditore - ma un minimo in queste circostanze uno lo può fare. Agli altri dico: se vedete un disastro del genere cercate di aiutare, quello non era un incidente normale, dove è giusto aspettare i professionisti, si trattava di salvare delle vite». Ora, per lui il desiderio è «andare a trovare quei due bimbi, spero stiano meglio».

Andrea Buoso

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