E' uno dei migliori album di Lucio Dalla, quello che ha da poco compiuto quarant'anni. Si tratta, infatti, un po' dell'apice, arrivato al termine di almeno cinque lavori sicuramente di altissimo livello. Un disco definito da qualcuno addirittura superlativo. Sicuramente, per quel che vale, si tratta del preferito dall'autore di questo pezzetto della lunga produzione del cantautore bolognese scomparso nel 2012. Quello tra la metà degli anni Settanta e anche questo lavoro, intitolato semplicemente “Dalla” è stato infatti per lui il periodo più proficuo. Poliedrico non solo dal punto di vista musicale e mai spaventato di andare controcorrente (fece scalpore una sua intervista in cui l'artista rivelò - incredibili dictu - di aver letto Julius Evola), il suo disco uscito nel settembre del 1980 è elevatissimo. Verrebbe quasi da dire che non esiste una canzone più bela delle altre. Il tutto si snoda ad altezze molto elevate che difficilmente il cantautore nella sua pur inimitabile carriera riuscire ad eguagliare. Pubblicherà infatti grandi lavori, come “Cambio” che contiene la struggente “Le rondini”, ma un disco così no. Perfino “Siamo dei”, considerato il momento meno elevato resta pur sempre una grande canzone, con un bel finale (“è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto, dalla gente che ho amato”).
Il resto è leggenda, a partire dalla tenere e disperata “Balla balla ballerino” e quel “treno Palermo-Francoforte”. Un brano che si divide la fama con “Futura”, pezzo da riascoltare come antidoto a questi tempi difficili. Ma in “Dalla” c'è la vena fantastica del cantautore - si ripensi a brani come “Merlino e l'ombra” o “La canzone di Orlando”, scritti nel periodo del fruttuoso sodalizio con Roberto Roversi, ma anche “Barcarola” - che trova il suo sbocco ne “Il parco della luna”, con le avventure di Sonni Boi e di Fortuna, la sua donna.
L'album prosegue dolcemente con “Il parco della luna”, per accendersi a livelli anche vertiginosi con “Mambo” e “Meri Luis” - quella de “il ragazzo, il dentista, il taxista, la ragazza, la star, scaraventati in mezzo al traffico” - e ritornare alla dolcezza di “Cara”, in cui ogni nota e parola sono un inno all'amore, quello vero, che spesso si trova solo nelle canzoni..
Infine, proprio in questi giorni Annalisa Terranova ha preso a prestito “Anna e Marco”, la celebre canzone pubblicata nel '79, per il nome della protagonista del suo romanzo appena uscito. Che, non per niente, si intitola, “Anna come sono tante”, incipit leggendario di uno dei brani più amati di Dalla.
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