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"Brèva e Tivàn", Van De Sfroos tra indiani e "cau boi"

"Brèva e Tivàn", Van De Sfroos  tra indiani e "cau boi"

di Michele Ceparano

13 Dicembre 2019, 05:25

Messosi "in proprio" dopo lo scioglimento del suo gruppo, Davide Van De Sfroos, alias Davide Bernasconi, vent'anni fa pubblicava il suo primo album solista. "Brèva e Tivàn", opera prima del cantautore comasco - o laghèe, come si dice correttamente per definire chi abita sul lago di Como o Maggiore - è un disco che si specchia nel territorio già dal titolo. I principali venti che soffiano sul lago di Como, appunto la Breva e il Tivano, danno il nome a questo album. Un tema, quello del vento, che ritornerà spesso nei seguenti,  fortunati e interessanti lavori del cantautore. Van De Sfroos - tradotto dal comasco: vanno di frodo, di contrabbando - inizia così a farsi conoscere dalle grandi platee. Dal vivo dà, però,  il meglio,  è anche un grande comunicatore  e  per comprenderlo al meglio bisogna  ascoltare il doppio "Laiv" o "Quanti nocc", appena pubblicato.    Insomma, è diventato  un po' il profeta del folk in dialetto laghèe. In "Brèva e Tivàn" sono, inoltre, contenuti alcuni di quelli che diventeranno i suoi più grandi successi, richiesti continuamente ai suoi concerti. Pezzi che a distanza di vent'anni non hanno perso un filo di magia.

Da "La balera" a "La balada del Genesi", da "Cau boi", che altro non sono che gli operai comaschi che il fine settimana vanno a cercare fortuna a Lugano, a "Pulenta e galena fregia", fino a "Il duello". Pezzi che, se già ascoltati dal vivo, in questa versione risulteranno un po' meno caldi. Perché, va ripetuto, l'anima di Van De Sfroos è live (o "laiv") ma "Brèva e Tivàn"   è la "prima pietra"  di uno dei personaggi più  interessanti del panorama musicale italiano che ha avuto anche il merito di "attaccare" la parlata comasca a tutto lo Stivale.

Nel disco ci sono almeno altre tre magnifiche canzoni: "Il figlio di Guglielmo Tell", testo geniale e a tratti esilarante, "Hoka hey", sullo sterminio dei nativi americani (un brano che potrebbe  fare il paio con "Fiume Sand Creek" di De André) e "Ninna nanna del contrabbandiere". Anche qui il confronto con le versioni live, magari con l'accompagnamento del gruppo sardo delle “Balentes”, non regge. Ma sono brani di grande profondità musicale e, soprattutto, testuale.

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