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Curato da un gruppo di ricerca multidisciplinare del Centro di Ricerca ARC dell’Università Cattolica di Milano, il terzo Rapporto Italia Generativa fotografa uno scenario complesso ma ricco di potenzialità per il sistema imprenditoriale italiano. Al centro dell’analisi, la “capacità imprenditiva” come indicatore di vitalità territoriale e leva per generare valore non solo economico, ma anche sociale, culturale, ambientale, a beneficio di molteplici stakeholder presenti e futuri: un tratto distintivo che caratterizza le imprese definite “generative”.
Il Rapporto, accessibile online, si articola in due sezioni. La prima, quantitativa, raccoglie circa 150 indicatori e offre un articolato confronto con l’Europa. La seconda raccoglie 12 interviste ad aziende diverse per settore e dimensioni dalle quali emergono però interessanti analogie nel coniugare innovazione, competitività e responsabilità.
Il Rapporto identifica cinque nodi cruciali che sollecitano fortemente il nostro Paese.
Anzitutto, la necessità di allargare la platea dei potenziali imprenditori, valorizzando nuovi gruppi ancora sottorappresentati, quali giovani, donne e stranieri.
In secondo luogo, la necessità di superare l’ormai sterile contrapposizione tra “grande è bello” e “piccolo è bello” per puntare, invece, su un ecosistema relazionale non polarizzato, ma capace di valorizzare l’eterogeneità dimensionale con una convergenza intelligente di competenze e filiere diverse.
Un terzo tema tocca il digitale: appare decisivo favorire una trasformazione non omologante, ma in grado di coesistere con la centralità della persona e la biodiversità produttiva del Made in Italy.
Un quarto aspetto rimanda alla necessità di rafforzare il legame tra impresa e territorio, dando importanza alle reti del valore.
Da ultimo, il Rapporto segnala l’urgenza di investire sull’ecosistema complessivo, essendo oggi necessarie una visione e una capacità di intervento multi-prospettica.
È tra le righe delle interviste aziendali che emerge un’idea interessante di impresa definita anche “neghentropica”: un’impresa capace di contrastare l’entropia dei processi organizzativi, tecnologici e sociali con la capacità di dare senso al proprio fare; alimentare una visione di medio-lungo periodo; elaborare risposte a questioni collettive, dall’invecchiamento alla natalità, dalla formazione all’inclusione.
Il rischio, secondo il Rapporto, è che l’Italia perda la propria “differenza” imprenditiva sotto la pressione di modelli esterni, sbiadendo la capacità di adattamento e la sua originalità. Serve invece un nuovo “umanesimo operativo”, che rilanci il patrimonio relazionale, contestuale e creativo del nostro fare impresa.
Il Rapporto Italia Generativa 2024 sollecita a ripensare l’intrapresa italiana a partire dal segno ancora vivo e generativo che resta in molte realtà imprenditoriali italiane. Un segno che è anche indicazione di marcia per affrontare le sfide del futuro.
Patrizia Cappelletti
Centro di Ricerca ARC - Università Cattolica del Sacro Cuore Milano
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