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1922-2022

«Vincenti per qualche anno vincenti per tutta la vita»: i cento anni delle Barricate e i versi immortali di Attilio Bertolucci

«Vincenti per qualche anno vincenti per tutta la vita»

di Umberto Sereni

16 Luglio 2022, 00:05

La celebrazione dei ludi cartacei, conclusasi con l’elezione del professor Guerra alla guida dell’Amministrazione di Parma, ha sicuramente contribuito a distogliere attenzione all’appuntamento con il centenario delle barricate, l’evento politico-sociale più carico di valore simbolico per la storia di Parma del Novecento. Adesso è tempo di tornare ad occuparci delle barricate. Ed infatti per la mattina di venerdì 22 luglio è prevista una giornata commemorativa che vedrà la partecipazione del segretario generale della Cgil Maurizio Landini. A quella manifestazione ne seguiranno molte altre che sicuramente riusciranno a rimediare a questa forzata disattenzione.
Nel recente passato, basterebbe ricordare la grande mostra del 1983 al Parco Ex Eridania, con notevole impegno organizzativo le istituzioni civiche si erano mosse per tempo per allestire un programma di iniziative finalizzate ad una più matura conoscenza della storia delle barricate dell’agosto 1922. Per arrivare finalmente ad una loro riconsiderazione nel più vasto scenario della crisi italiana dell’estate-autunno del 1922.


Per averne fatto parte attiva, insieme al professor Marco Cattini ed al professor Luciano Casali, ricordo che per mesi un gruppo di studiosi , guidato dalla supervisione scientifica del professor Gaetano Arfè e dal coordinamento del dottor Guido Pisi, lavorò per dare alla vicenda barricate di Parma quello spessore storiografico che ancora non aveva avuto. Una mancanza questa che le aveva procurato sottovalutazioni e incomprensioni testimoniate dalla scarsa attenzione riservata a Parma 1922 dalle opere che avevano inteso ricostruire la drammatica trama della conquista fascista del potere.
Con l’iniziativa del 1983 si cercò di rimediare a questo stato di cose muovendo in due direzioni: la ricostruzione della storia politica e la definizione del quadro sociale di Parma . Grazie all’apporto di studiosi attrezzati fu condotta un’operazione culturale che forniva gli elementi per intendere quello che era accaduto a Parma nell’agosto del 1922 e per comprenderne le ragioni genetiche. I loro saggi, ospitati in un catalogo di quasi 400 pagine, edito dalla benemerita Step con un ricco repertorio di immagini, ebbero il merito di aprire campi di studi fino ad allora inesplorati ed ancora oggi si confermano come validi approcci per chi voglia approfondire la conoscenza della storia di Parma.


Dell’ambiente sociale e delle sue articolazioni si occuparono Franca Miani Uloghian, Carlo Quintelli, Giovanni Genovesi , Carlo Quintavalla, Marco Minardi, Angelo Cattaneo e Clelia Alessandrini. Sotto la paterna guida dell’indimenticabile Dante Salsi, Luciano Casali , Dianella Gagliani, Pietro Bonardi , Massimo Giuffredi, Paolo Tomasi, Bruno Casonato, Roberto Costantini, Faustino Bocchi, Graziano Bottioni, Lucilla Dal Poggetto, Ippolita Fraschini, Susanna Marinoni, Emilia Pedrelli, Lamberto Soliani, Daniela Vecchi lavorarono a far emergere il frastagliato quadro della politica restituendo a nomi e volti dimenticata l’identità di protagonisti .
Fin qui tutto bene. Ma le cose non andarono per il verso giusto. E negli organizzatori, tra questi l’assessore comunale Giovanni Caselli, i compianti amici Sergio Passera e Renato Grilli, prese consistenza un’ombra di amarezza che si accompagnava alla sensazione che i loro sforzi non avevano ottenuto quanto meritavano: a rovinare la festa, perché come una vera e propria festa civica quella mostra all’Ex Eridania era stata concepita, ci si mise una crisi di governo che costrinse il presidente Pertini ad aprire le consultazioni proprio nei giorni in cui sarebbe dovuto venire a Parma per inaugurare la mostra.


Inaugurata senza Pertini la mostra, che aveva per titolo «Dietro le barricate Parma 1922» , fece i conti e pagò lo scotto di un’avversa congiuntura storico-politica, caratterizzata da una strisciante rivalutazione del fascismo. Quegli anni Ottanta videro il dispiegarsi del progetto craxiano di forzare i vincoli del paradigma antifascista nella prospettiva di un allargamento dell’area governativa alla formazione erede del fascismo. Di pari passo, sotto la spinta di una revisione culturale abilmente orchestrata, si faceva strada una nuova lettura della storia del regime della quale erano elemento portante la valorizzazione degli impulsi dinamici attivati dal regime.
Contemporaneamente alla mostra di Parma, che celebrava l’eroica resistenza opposta dai borghi popolari alle milizie nere di Balbo, a Milano e a Roma si organizzavano esposizioni che magnificavano i successi conseguiti dal fascismo negli anni Trenta, presentati come il periodo di più intenso sviluppo della società italiana.


Con l’aria che tirava, televisioni e giornali si gettarono a battere la gran cassa dei magnifici anni Trenta e per le barricate di Parma ci fu il silenzio più assoluto. Silenzio rotto dal «Corriere della Sera» che , unico fra i grandi quotidiani, parlò di Parma 1922 ospitando una rievocazione di Alberto Bevilacqua.
Ma per rompere quel clima negativo ci voleva ben altro. Che nel 1983 non c’era. Era invece nell’ambiente di Parma che la Mostra sulle barricate sollecitava una volontà di riappropriazione della memoria che si traduceva in un’operazione di grande portata etico-culturale: l’erezione nel 1997 del monumento alle barricate in piazzale Rondani. Opera dello scultore Luca Monica, con il quale avevano collaborato Elena Bonelli, Franco Iori e Augusto Ferrari, veniva inaugurato con una solenne cerimonia alla quale interveniva il vice presidente del Consiglio Valter Veltroni. Quella mattina la grande folla che salutò l’inaugurazione stava in piazza per dire che gli anni Ottanta con la loro scia di sventure e di inganni perniciosi erano finiti. Ancora una volta da Parma si levava un messaggio che valeva per l’Italia intera.


Formato da tre telai in legno che sorreggono delle lastre di granito il monumento era concepito come una sorta di libro che si apriva alle pagine delle barricate per trasmettere la loro memoria di evento cruciale della comunità. Su una delle lastre è incisa la poesia che Attilio Bertolucci scrisse per l’occasione:

Si erano vestiti a festa
per una vittoria impossibile
nel corso fangoso della storia
stavano di vedetta armati
con vecchi fucili novantuno
a difesa della libertà conquistata
da loro per la piccola patria
tenendosi svegli nelle notti afose
dell’agosto con i cori
della nostra musica
con il vino fosco
della nostra terra.
Vincenti per qualche giorno
vincenti per tutta la vita


La voce del poeta, una voce che vibra di arcana potenza, elevava alla gloria civica il popolo dei borghi, vero interprete dell’anima della città, che nella sciagurata estate del 1922, che preparava la nera notte della dittatura, salvò l’onore della democrazia e pose nel solco la benigna sementa del suo riscatto.

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