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Incontro Questa è Acqua.1 - Festival delle Arti

L'«incontenibile» auto intervista di Leo Ortolani

Solo sul palco, il «papà» di Rat-man si racconta

L'«incontenibile» auto intervista di Leo Ortolani

di Anna Pinazzi

05 Ottobre 2022, 09:06

 «L’incontenibile Ortolani». Se dovesse scrivere un’autobiografia, dice la intitolerebbe così. E sarebbe anche un titolo azzeccatissimo. Perché Leo Ortolani è davvero incontenibile: esce dagli argini, dai confini. Quelli delle etichette letterarie, quelli delle regole della comunicazione, e delle regole in generale. Anche sul palco, ieri quello dell’auditorium del Carmine, in occasione della rassegna culturale «Questa è Acqua. 1 – Festival delle arti» diretta da Paolo Nori. Inverte le leggi dell’intervista, che si trasforma, in un attimo, in una divertente autointervista.


Il «fumettiere» – e non fumettista, badate bene – è da solo sul palco, ma due sono le poltrone. La scenetta è servita su un piatto d’argento: «Siamo qui con il fumettiere Leo Ortolani. Leo raccontaci cosa ti ha portato ad essere quello che sei oggi» dice con tono impostato, seduto sulla sedia di sinistra. Silenzio. Si guarda attorno. Cambia postazione, passa alla poltrona di destra: «È stata tutta colpa di mia sorella. Eravamo a Ponte Taro, lei era sull’altalena e io le sono corso davanti: l’altalena mi è arrivata dritta in fronte, da lì è iniziato tutto» afferma convinto. Inutile dire che il pubblico è scoppiato in una grande risata.
Come nel suo «Ratman» - il fumetto che lo ha reso celebre e che è tra i più venduti in Italia – il serio e il comico si uniscono, come realtà e immaginazione. Non è facile anche per lui dover spiegare chi o cosa o quali opere e artisti l’abbiano influenzato. Suo padre era un collezionista di fumetti, sua madre una pittrice. Nel suo dna, dunque, scorre una visione della vita a portata di matita e foglio, di battute, scrittura, lettura.


La vera folgorazione, quella la ricorda bene, è arrivata quando era un ragazzino, con «I fantastici 4» di Kirby: «Dovevamo andare a cena a casa di parenti, mio papà per farmi stare buono mi comprò la raccolta – racconta -. Mi sono messo a leggere e mi è caduta la mascella – ride -. Per me è stato un colpo di fulmine, lo stile era così impattante, i personaggi così tridimensionali e veri».


Anche la musica e il cinema hanno influenzato l’arte di Leo. La sua prima canzone preferita? «”Noi canteremo gloria a Te” la hit della chiesa di Scurano». A parte gli scherzi (se con lui fosse mai possibile metterli davvero da parte), quando disegna è capace di «ascoltare in loop la stessa canzone per ore, per giorni. Perché la musica mi permette davvero di entrare in un’atmosfera, in un determinato stato d’animo». Poi ci sono i film come Casablanca e i tempi comici dei mitici Stanlio e Ollio. Ecco da dove partono le radici di Rat-man. Un antieroe con il potere straordinario di permettere all’autore (e anche al lettore) «di guardare dentro alle proprie insicurezze». Rat-man «mi ha insegnato a non avere paura di mostrarmi per quel che sono, per quel che siamo – conclude -. Cioè gente semplice, che ride se sente pronunciare la parola “cacca”». E il pubblico, come da copione, è infatti scoppiato in una grassa risata.
 

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