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Festival di Open, Chiesi: "Innovazione, motore per costruire un sistema industriale e sociale sostenibile e competitivo" (Video). In mattinata gli interventi dei ministri Tajani e Giorgetti

20 Settembre 2025, 16:05

Alessandro Chiesi, presidente del Gruppo Chiesi, videointervista sull’importanza dell’innovazione per il sistema industriale prima del suo intervento al Festival di Open in corso in piazza Garibaldi.

In mattinata è intervenuto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: "Tesoretto da spendere non c'è, possiamo fare le cose che se lo spread fosse rimasto a 250 non avremmo potuto fare. Il timone lo so manovrare e quindi la rotta ce l’ho precisa». IL ministro ha poi detto: «La rottamazione è sicuramente una richiesta che Salvini ha posto in termini significativi e pressanti, ma il termine non mi piace, mi piacerebbe parlare di pace fiscale con chi vuole farla, chi non vuole deve aspettarsi un pò di guerra".
Rispondendo a chi gli chiedeva come evitare che i contribuenti smettano di pagare dopo una o due rate, Giorgetti ha spiegato che si sta studiano «un metodo affinché il carico sia sostenibile e quindi le rate non diventino impossibili da mantenere» dopo le prime. «Dobbiamo dare la possibilità di sopravvivenza a chi ha questo problema, ma mettere anche una cesura netta verso chi non vuole la pace», ha aggiunto.  "Io faccio il ministro dell’Economia e delle Finanze, ho una coalizione di volenterosi partiti che propongono un sacco di cose, ovviamente insieme al presidente Meloni e ai capi di tutti i partiti troveremo il dosaggio giusto perché tutti siano accontentati, ma non sia certamente scassato il bilancio pubblico, perché questo non lo permetterò". «Credo che tutta questa disciplina contabile di finanza pubblica è finalizzata a ridurre il carico fiscale agli italiani, non ad aumentare la spesa a destra e a manca", ha spiegato il ministro dell’Economia, assicurando che sulla riduzione dell’Irpef «confido di portare risultati». «Noi non abbiamo aiutato nessuno": così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti risponde a chi gli chiedeva se il governo avesse aiutato Mps nell’operazione Mediobanca. Parlando al festival di Open, il ministro ha sottolineato che «noi eravamo azionisti di minoranza, azionisti pazienti e non invadenti, basta chiedere all’ad di Mps che non ha mai ricevuto una telefonata per questa o quella situazione». «C'erano diverse opzioni per far crescere la banca, questa ha avuto grande successo di mercato», ha aggiunto Giorgetti, spiegando come abbia permesso anche di far calare la quota di partecipazione del Mef. «Visto che tanti ci rimproveravano di avere ancora il 12% in Mps, a questo punto andiamo automaticamente a una percentuale molto inferiore, quindi di fatto, per chi non l’avesse notato, non abbiamo nessuna capacità di incidere», ha assicurato.
Il ministro ha poi aggiunto di aver ereditato «una banca che ha gravato per qualche miliardo sulla finanza pubblica, e noi l'abbiamo risanata e restituito soldi al bilancio pubblico, forse questo conviene ricordarlo».

Sempre in video collegamento è intervenuto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "La linea politica è chiara, la danno il Presidente del Consiglio insieme al ministro degli Esteri. Poi possono esserci opinioni, sfumature diverse. Ma la linea politica è una sola, è quella che indichiamo con il Presidente Meloni», rispondendo  a una domanda su Matteo Salvini. "La situazione è molto tesa. È ovvio che la Russia sta testando le reazioni dell’Occidente, dell’Europa, della Nato. Fa delle provocazioni veramente inaccettabili. Non credo che Putin voglia la guerra, vuole soltanto dimostrare la sua forza e far capire ai suoi che l'Europa è debole, cosa che non è. Ieri abbiamo dimostrato, grazie anche l’azione dell’Aeronautica militare italiana, che in caso di violazione dello spazio aereo c'è chi reagisce e interviene in pochi minuti. La Nato è in grado di reagire e l’ha fatto». 
«Non credo che Putin voglia la guerra, vuole provocare e rinforzare la sua posizione in Ucraina per poi sedersi a un tavolo di trattative cercando di ottenere il massimo possibile. Ora non può fare marcia indietro per una serie di motivi: prima di tutto l’economia russa è un’economia di guerra. Poi ha un esercito di 700.000 uomini - ma probabilmente sono di più - che paga tre volte quanto paga gli operai. Fare marcia indietro è un problema sociale» e «l'Europa deve lavorare per infliggere, insieme agli Stati Uniti, sanzioni che tocchino il cuore della finanza per impedire che Putin possa continuare a inviare soldi da Mosca alle proprie truppe», ha sottolineato. Sulla fine della guerra in Ucraina «non sono mai stato molto ottimista sui tempi e la trattativa è difficile perché Putin sperava di ottenere da Trump la resa dell’Ucraina. E Trump forse sperava di ottenere da Putin la voglia di chiudere la guerra senza troppe richieste territoriali. Così non è stato. Trump, rispettando anche gli impegni degli Stati Uniti, non è stato così arrendevole nei confronti di Putin. E Putin non è stato così disponibile ad ascoltare le proposte di Trump. Direi che Putin ha preso un pò in giro Trump» e «Adesso ci vorrà ancora tempo. Bisogna far prevalere la diplomazia», ha aggiunto. "Noi abbiamo detto che non avremmo mandato militari italiani a combattere in Ucraina perché non siamo in guerra con la Russia. Abbiamo detto che siamo pronti a formare militari ucraini all’interno dei confini dell’Unione europea. Ma mi pare che anche la Germania ha detto che non li avrebbe mandati, quindi non è soltanto l’Italia. Anche perché per garantire la sicurezza della frontiera ucraina servirebbero 200-300.000 uomini, perché è una frontiera lunghissima. Quindi io credo che sia già una proposta archiviata. Molto meglio quella di avere un accordo internazionale di protezione con il coinvolgimento degli Stati Uniti, sul modello dell’articolo 5 della Nato». «Mi auguro che non succeda nulla" alla Global Sumud Flotilla, «abbiamo chiesto al governo israeliano di tutelare i nostri cittadini e di tutelare soprattutto i parlamentari che hanno un ruolo istituzionale. Poi bisogna vedere che cosa farà la flottiglia: se per gli israeliani commette un reato, il rischio è quello del fermo e della espulsione come successo in passato», ha commentato il ministro degli Esteri . «Noi ci siamo raccomandati di tutelare i nostri cittadini, di più non possiamo fare. Quando si dice 'bisognava mandare la protezione militarè, non è che possiamo dichiarare guerra a Israele e accompagnare con la Marina militare la flottiglia e violare il blocco navale di Israele. Bisogna sempre pensare alle conseguenze, perché tanti parlano e dicono cose a vanvera che non hanno nessuna fattibilità, sono periodi ipotetici della irrealtà», ha sottolineato Tajani. 

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