Carabinieri
Un 75enne parmigiano è caduto vittima di una truffa, la sempre più frequente truffa telefonica del "parente in difficoltà". L’uomo era stato contattato via sms da un numero non memorizzato, il testo era chiaro: “Papà sono io, questo è il mio nuovo numero, ho perso il telefono”. Da qui, le conversazioni sono proseguite con dei messaggi, dove la presunta figlia ha chiesto aiuto al padre per il pagamento urgente di un articolo di e-commerce, spiegando di non poter saldare la cifra perché aveva chiuso il conto corrente quel giorno stesso, e che senza il suo aiuto gli articoli sarebbero tornati al mittente. E così il 75enne ha seguito ciecamente le indicazioni telefoniche fornite da quella che ha ritenuto essere sua figlia. Prima ha tentato di trasferire quasi 2.000 euro con un bonifico istantaneo dal suo home banking ma non ci è riuscito, quindi su nuove indicazioni telefoniche, è stato convinto a recarsi fisicamente in una tabaccheria della città dove ha eseguito due distinte ricariche su una specifica carta di credito. Solo dopo un’ora dal trasferimento del denaro, l’uomo, ricevendo una chiamata dalla figlia, questa volta quella legittima, si è reso conto di essere stato abilmente raggirato. Si è così rivolto ai carabinieri della caserma di Parma Oltretorrente dove ha sporto denuncia. Attraverso l’analisi dei dati forniti dai gestori telefonici e dall’istituto bancario interessato, i militari sono riusciti a individuare i presunti responsabili, identificandoli in due cittadini italiani entrambi residenti fuori regione: si tratta di un 39enne e un 44enne già gravati da precedenti penali, risultati i titolari dei conti su cui erano confluite le ricariche della vittima. Al termine delle necessarie verifiche svolte e nel rispetto del principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, per il 39enne e il 44enne, ritenuti i presunti responsabili della truffa in concorso, è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Parma.
È obbligo rilevare che gli odierni indagati sono allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.
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