il grande fiume
La grande magra del Grande fiume, che in questi giorni, all’idrometro di Cremona (riferimento anche per la bassa Parmense) ha toccato la quota record di 8 metri sotto il livello idrometrico, ha fatto emergere, sulla sponda lombarda del fiume, ulteriori resti dell’antico abitato di Polesine di San Vito, uno di quei borghi "divorati" dal Po che oggi esistono solo nelle memorie e nei libri di storia locale. Sono rovine che normalmente, anche in condizioni di magra importante, non sono visibili perché coperte dall’acqua. Ora invece, con le quote record raggiunte, sono venuti fuori anche questi ulteriori resti che si aggiungono a quelli, già da tempo visibili, posti a poca distanza sempre sulla sponda sinistra, in località Porto Polesine. Polesine di San Vito non è la sola "Atlantide del Po". Nei secoli, a causa delle erosioni operate dal fiume, sono stati spazzati via anche i vari Polesine dè Manfredi, Vacomare, Isola dè Bozardi, Caprariola, Gambina, Tolarolo, Arzenoldo o Rezinoldo, Tecledo, Brivisula e Caprariola (quest’ultima località non per erosione del Po) per quanto riguarda il Parmense; Barcello, Cella, Casale dè Ravanesi, Scurdo e Gurgo per quanto concerne il Cremonese e le località piacentine di Castelletto, Olza Vecchia, Rottino e Tinazzo. Polesine di San Vito, nel corso dei secoli, fu due volte spazzato via dalle acque del Po e poi ricostruito. L’attuale paese è, di fatto, il terzo ed è stato realizzato a maggiore distanza dal fiume e, quindi, in un luogo più sicuro.
© Riproduzione riservata
Contenuto sponsorizzato da BCC Rivarolo Mantovano
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata