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TOSCANA, LE APUANE

Le altre Alpi. Quelle bianche del mare e del marmo

Le altre Alpi. Quelle bianche

di Lucia Galli

12 Ottobre 2022, 22:40

Sono le Alpi del mare e del marmo, delle lusinghe condite al sapore di lardo e dell’arte di Michelangelo. Le Apuane sono un mondo a parte: fra Lunigiana e Garfagnana, il loro profilo frastagliato e aguzzo sembra quello di una cattedrale gotica a mille guglie che si innalza a dominare la pianura. Estranee, quasi straniere, «terre ancora da plasmare» le definì Fosco Maraini, per il loro essere così slegate dalla cerchia naturale formata da Alpi e appennini.


Appaiono così, come una scenografia quasi marziana, quando, distratti dalle coste e dal mare delle Versilia, ci si volta, ad ammirarle. Monte Pisanino, quota 1947, la più alta; cima Sagro, fra le più imponenti e puntute. Parco dal 1985, paradiso per escursionismo e speleologia, la loro natura sembra aver plasmato anche aspettative e carattere della gente di qui. Prendi le città ai loro piedi: Massa Carrara, la «capitale» nobile e ribelle si è forgiata in quella roccia; i piccoli borghi sulle prime pendici, da Camaiore a Pietrasanta, sono affreschi di perfezione che da anni richiamano artisti e jet set internazionale a respirare quest’aria di buen retiro dove il profumo del mare e dei pini marittimi si insaporisce alla brezza del vento d’alta quota. Per scoprire queste Alpi bisogna, però, salire, perché le Apuane sono la fata Morgana d’Italia: da lontano, nei giorni di sole ti illudono con i loro pendii che sembrano perennemente innevati. E invece, quassù, l’oro bianco è un white out di labirinti che scompiglia e disorienta. Più sali, più scendi, al cuore del monte.

Lo avevano capito già i Romani che qui trovarono l’impasto giusto per i loro capolavori con cui imporre la propria arte in mezzo impero, a partire proprio dalla vicina Luni, la città bianca. Lo ha intuito Michelangelo che per il suo David non ebbe dubbi nel trarre da qui il blocco perfetto di materia da scolpire ad arte. Oggi le cave attive sono oltre 150 e la purezza del marmo è rimasta la medesima, egualmente disseminata fra Torano, Codena Miseglia e Bedizzano. Raggiungere queste località è un viaggio: le strade sono bianche di polvere e tortuose per traiettoria, le gallerie scurissime, scavate nella roccia. Raggiunti i ponti di Vara, capolavoro di ingegneria ottocentesca che serviva la ferrovia marmifera, la montagna appare trasfigurata: i suoi fianchi, somigliano ad un puzzle, pronto ad esser «smontato», blocco dopo blocco.

Si può scegliere una visita en plein air, a bordo di piccoli van condotti ad arte verso la cima delle cave che forniscono materiale adatto a monumenti e grandi opere, oppure si può scegliere la notte. Quella perenne in cui lavorano i cavatori di un pugno di cave sotterranee a gestione familiare, un’eccezione quassù, dove si scava e si estrae su commissione, per fornire materiale più fine a singoli artisti. Cavatori o tecchiaioli – le cosiddette avanguardie che ripulivano la montagna - la vita in parete era innanzitutto durissima: le paure e le fatiche di questi uomini si leggono ancora graffiate sulla nuda roccia. Ed è così che in loro soccorso è arrivato l’altro oro bianco della zona, quel lardo che a Colonnata, ha la sua minuscola capitale fra i monti. Facile da immagazzinare, il lardo maturava paziente nelle cave stesse, riposando fra i blocchi di marmo, ad alleviare la fatica con la sua immediata esuberante verve calorica. Marmo e lardo, oggi per noi sono sinonimo di lusso: e quassù se ne comprende bene il perché.
 

 DA VEDERE COLONNATA 
Il paese Colonnata è un minuscolo paese in provincia di Massa Carrara a 700 metri suml mare, nel cuore delle Alpi Apuane. Antico paese di cavatori oggi Colonnata è abitata da meno di 400 persone ed è conosciuto in tutto il mondo per il suo lardo che merita di essere assaggiato dopo la visita alle miniere.
Il lardo Il lardo un tempo era il "companatico" dei cavatori, che lo affettavano sottile per metterlo dentro le pagnotte rustiche insieme ad alcuni pezzetti di pomodoro; questo insieme al fiasco di vino serviva ad assicurare le calorie necessarie per la fatica dei cavatori.
Il ristorante  Il locale più celebre è Venanzio, nella piazza del paese che propone portate a base della specialità locale piatti della tradizione della montagna interpretati in maniera brillante

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