Piovono polpette. Jacopo Masini, parmigiano, classe 1974, ci regala una serie di racconti assai brevi (alcuni, persino di una riga), illustrati da Rossana Capasso: «Polpette e altre storie brevissime», in libreria per i tipi di Del Vecchio Editore.
Il titolo gastronomico è una metafora: allude a quei piacevoli bocconi che si trangugiano con voluttà, siano essi vegetali o di carne, di pesce o di legumi. Di questi bocconi compatti, a volte piccanti a volte meno, spesso salati e comunque gustosi è difficile farne a meno, una volta che si è cominciato ad assaporarli. Stessa cosa per questi racconti, le cui vicende propongono una galleria di situazioni, di ritratti, di micro aneddoti che non solo garantiscono un intrattenimento assicurato, ma offrono un caleidoscopio di spunti di riflessione sulla varietà del mondo, visto, masticato e digerito attraverso le lenti del paradosso, dell’assurdo, del surreale e del fantastico. In queste pagine, che il lettore sfoglia senza togliersi dal volto e dalla mente un sorriso ad un tempo fisico e intellettuale, emergono le debolezze umane, le meschinità, le piccolezze. Si scorge spesso, dietro la veste leggera e trasparente della scrittura, una morale sintetica sulle nostre contraddizioni. Si sfiora la religione, si gioca con gli inghippi del linguaggio, si allude alle problematiche più scottanti dell’oggi. E c’è ben altro, perché Masini riflette anche sulla letteratura. Ragiona sui generi letterari e sulle loro implicazioni, mettendone in chiaro le regole e svelandone i trucchi con consapevolezza arguta e persino sferzante.
Si va dalla favola alla fiaba, dalla fantascienza al giallo, dall’horror al pulp e chi più ne ha più ne metta. Alcuni passaggi hanno persino l’andamento della tradizione orale della barzelletta o della filastrocca. Se i modelli più immediati sono senz’altro le «Favole al telefono» di Gianni Rodari e, naturalmente, Italo Calvino, altro modello indiscusso di «brevitas», dovendo invece cercare esperienze coeve per costruire un dialogo a distanza, ci si può ad esempio recare oltralpe e chiedere di Bernard Quiriny. Ma bando alle chiacchiere: visto che son brevi, eccovi qui di seguito un esempio pratico; un racconto in cui Masini stringe l’occhiolino in modo intenzionalmente parodico a «Sentinella» di Fredric Brown, il celeberrimo racconto di fantascienza. Per rimanere dentro il contesto metaforico voluto dall’autore, trattasi di deliziosa polpetta, che vuol essere inghiottita come antipasto. Si intitola «Marcolino e il mostro». Eccola: «Si svegliò di soprassalto. Le impronte del mostro arrivavano fino al letto. Si fece coraggio e guardò sotto il letto. Non c’era. Scostò le coperte e mise un piede sul pavimento. Marcolino entrò in camera in quel momento: urlò e fuggì terrorizzato».
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