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Prima l'incontro hot, poi il ricatto: «Dammi i soldi o lo dico a tua moglie»

Prima l'incontro hot, poi il ricatto: «Dammi i soldi o lo dico a tua moglie»

di Georgia Azzali

10 Novembre 2022, 03:01

Un po' di sesso nella pausa pranzo prima di rituffarsi nel lavoro. Gli era bastato spulciare gli annunci sul sito «Bacheca incontri Parma» per trovare il contatto giusto. C'era Barbara pronta a soddisfare i suoi desideri di lì a poco. Poche parole in chat, e l'appuntamento era fissato: alle 2 del pomeriggio in un appartamento di via San Leonardo. Era sgattaiolato dentro come un fulmine, perché gli era bastato digitare il codice sul cancello per aprire la porta. Aveva apprezzato quell'attenzione alla discrezione, un po' meno il cigolio insistente del letto su cui si era adagiato. Finito l'incontro, aveva comunque consegnato i 70 euro pattuiti e se ne era andato. Ma poco dopo era scattato il ricatto: «Portami subito 150 euro, altrimenti ti denuncio, perché devo far aggiustare il danno del letto, e c'è già qui il tecnico per la riparazione», aveva sibilato Barbara al telefono. Il letto rotto? Il tecnico già in casa per ripararlo? Avrebbe dovuto porsi mille domande, invece Sergio (lo chiameremo così), si era precipitato nell'appartamento e aveva allungato i 150 euro. I primi soldi versati, perché poi erano arrivate altre richieste. Gli erano stati spillati 400 euro, poi la coppia ci aveva riprovato, ma era finita direttamente in manette. E ieri l'uomo - 36enne, origini calabresi, ora ai domiciliari - è stato condannato a 3 anni e 8 mesi, oltre al pagamento di 1.000 euro di multa, per estorsione aggravata. La posizione della donna - 46 anni, origini trentine, che naturalmente non si chiama Barbara - è stata stralciata.

Sicuramente complici, forse compagni, visto che il 31 maggio scorso, quando Sergio era tornato nell'appartamento, l'uomo si era presentato in maglietta, pantaloncini e ciabatte. Un tecnico sui generis, eppure lui era troppo spaventato per non pagare. E mezz'ora dopo, aveva fatto ancora marcia indietro. «Mi devi dare altri 250 euro per il danno al letto, altrimenti chiamo tua moglie, tua madre e il tuo datore di lavoro», gli aveva scritto Barbara in un messaggio WhatsApp. E lui aveva piegato ancora la testa, allungando i soldi direttamente al tecnico, il 36enne calabrese che in realtà gestiva il ricatto.

Era finito in trappola, ma bloccando il numero della donna sperava di essersene liberato. Già il giorno dopo, però, seppure da altri numeri telefonici, hanno cominciato a fioccare nuove richieste firmate Barbara: 500 euro per ritirare la denuncia per il danno al letto, poi 700, visto che Sergio temporeggiava, infine 400, quando lui sembrava disponibile a scucire ancora soldi.

Qualche giorno dopo, però, aveva accantonato iL senso di vergogna ed era entrato in caserma. Aveva messo in fila paure e minacce di quell'ultima settimana, dopo l'incontro nell'appartamento di via San Leonardo. E i carabinieri avevano fatto subito partire le verifiche su Barbara e il «tecnico». Ma nuovi messaggi, con un'ulteriore richiesta di soldi, ha permesso agli investigatori di confezionare il piano perfetto. Appuntamento vicino al casello dell'A1 per la consegna di 400 euro. E all'incontro, il 24 giugno scorso, tutti erano presenti: Sergio, con tanto di busta piena di soldi, il finto tecnico, l'intraprendente Barbara, ma anche i carabinieri. Per scrivere il finale della storia.

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