Tribunale
Bendata è la fortuna e bendata è la giustizia. A lui è andata male con entrambe. Prima ha bruciato al gioco, una puntata dopo l'altra, quelli che dovevano essere i suoi risparmi. Poi, in uno slancio d'ira (e di disperazione) si è voluto mascherare da vendicatore di sé stesso, ripresentandosi con una calzamaglia in testa e un coltello in pugno. «Dammi tutti i soldi che hai» ha intimato alla cassiera. Che il denaro ci fosse, lo sapeva bene (in fondo aveva contribuito in modo sostanzioso all'incasso), ma non è riuscito a recuperare nemmeno un euro, anche per la pronta reazione della donna che lui stava minacciando. Per bottino ha avuto solo un paio di manette, rimediate dopo essere stato acciuffato presto da una pattuglia dei carabinieri.
Era il 13 novembre scorso: una maledetta domenica, per lui. Che cosa gli sia preso forse non lo ha capito nemmeno il diretto interessato, un 25enne moldavo residente a Collecchio. Forse sperava di dare una svolta alla propria vita, azzeccando la giocata al Royal Vegas di Stradella. Invece, non gliene è andata dritta una. E quando si è accorto di essersi fatto svuotare le tasche erano belli che andati i 3.500 euro con i quali si era presentato alla sala slot. Difficile incassare un colpo del genere senza battere ciglio. E infatti pare che il giovane si fosse alterato non poco, attirando su di sé le attenzioni dei presenti.
Privo di materia prima per continuare a giocare, il 25enne era poi uscito solo per rientrare. Questa volta con il volto travisato dalla calzamaglia e armato di coltello, ma con gli stessi vestiti di prima. Forse ispirato dal detto che la fortuna aiuta gli audaci, ha pensato bene di recuperare con una sola «puntata» quanto aveva perso durante le ore precedenti. Subito si è diretto alla cassa, cercando di farsi consegnare il malloppo. Ma è riuscito solo a far scattare l'allarme: l'addetta ha subito composto il 112 al telefono. Inutile per lui sferrare calci e alzare la voce, sempre più furioso, sempre più disperato.
Alla fine, il giovane è dovuto andarsene a mani vuote. Ma la sua fuga è stata breve: oltre che per i vestiti, la corporatura e la voce, l'aspirante rapinatore era riconoscibilissimo per un tatuaggio su un polso. Proprio quello della mano che impugnava il coltello. Non lo si può certo definire un professionista, ma semmai un emulo di Woody Allen in «Prendi i soldi e scappa».
Eppure, nonostante gli siano andate tutte storte, non si può dire che quel giorno per lui abbia avuto solo conseguenze negative. In attesa di processo, il 25enne è stato sottoposto all'obbligo di firma dai carabinieri, e intanto ha trovato il modo per guadagnarsi da vivere onestamente. Così ha trascorso buona parte degli ultimi mesi: al lavoro dopo il passaggio quotidiano dalla caserma, senza incappare in altri guai. In fondo, come prima del 13 novembre: il giovane, infatti, era incensurato. Lo ha sottolineato il difensore, Giancarlo Pasquale, del foro di Reggio, dopo che l'imputato aveva ammesso le proprie colpe chiedendo scusa, e ne ha tenuto conto il collegio presieduto da Alessandro Conti. Il giovane moldavo è stato condannato a un anno e nove mesi e al pagamento di 500 euro di multa, con pena sospesa e non menzione. Può continuare a lavorare, senza più bisogno di firmare in caserma. La scommessa di rifarsi una vita, sembra che la stia vincendo.
Roberto Longoni
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