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Patteggiamento

«Se mi lasci, riprendo a drogarmi». Dieci anni di maltrattamenti in famiglia

«Se mi lasci, riprendo a  drogarmi». Dieci anni di maltrattamenti in famiglia

di Roberto Longoni

25 Ottobre 2024, 03:01

Per meglio maltrattare lei, minacciò di maltrattare anche sé stesso. «Se mi lasci, riprenderò a drogarmi» promise alla moglie ormai esasperata da quel ménage di insulti e violenze. Se il 48enne parmigiano abbia messo in pratica il proposito non è dato sapere, ma la consorte alla fine lo lasciò, per mettersi con un altro. E la persecuzione proseguì, fino a che non cominciò la fase «giudiziaria». Erano trascorsi dieci anni dalle prime violenze verbali da parte di lui, spesso davanti ai figlioletti.

L'incubo - stando alle accuse - si manifestò così, nel 2013, con offese irriferibili proferite mentre la donna, alle prese con una depressione post partum, avrebbe avuto piuttosto bisogno di attenzioni e un aiuto. Emerse ossessiva la gelosia, specie dopo che la moglie prese a manifestare il desiderio di uscire da quella situazione. Per controllarla, lui telefonava o si presentava nei locali dove lei diceva di andare, per vedere se davvero fosse con le amiche. Contattare queste ultime sui social precedette il divieto alla moglie di vederle ancora. «Altrimenti - avrebbe minacciato - vado a casa loro e rivelo ai mariti tutte le tresche che mi hai raccontato».

Pare che anche le aggressioni fisiche fossero ripetute. Nell'autunno del 2017, mentre lei cullava uno dei figli, lui la prese a calci nelle gambe, per strapparle dalle braccia il bimbo. «Vedi che con me non piange più?» esclamò. A volte erano piatti a volare, come nel giugno del 2020, quando a fare le spese della furia dell'uomo furono anche il televisore scaraventato a terra, oltre al telefono di casa, lo smartphone della moglie e poi il citofono. Finito di sfogarsi sugli oggetti, l'uomo spinse la consorte contro la parete dell'ingresso, mentre lei cercava di trattenerlo dall'uscire in quelle condizioni.

Nel giugno del 2022 il marito approfittò di un momento di distrazione della donna, per sbirciare nel suo cellulare: credette di vedere abbastanza per convincersi della sua infedeltà. Seguirono la richiesta di vedere tutte le chat, calci e pugni alla porta, la consorte spinta in bagno, lo smartphone scagliato dal balcone e la rincorsa della sua proprietaria uscita per recuperarlo. Finì - sempre stando alle denunce - con la donna acciuffata per i capelli e i vestiti, strattonata, presa a calci e bloccata a terra. La donna ne uscì con un polso rotto. Dovette poi pregare per farsi accompagnare al Pronto soccorso.

Che si fosse avvicinata a un altro nel frattempo lei l'aveva confidato a un parente. Il marito girò i messaggi rubati dal cellulare alla madre di lei per denigrarla. Intanto, le attenzioni dell'uomo si concentrarono anche sull'altro. E il faccia a faccia alla fine ci fu. Saputo da un investigatore privato che la moglie era entrata con l'amante in un motel, l'uomo accorse e si mise a bussare alla porta dei due. Lei, costretta ad aprire, incassò i primi ceffoni, fino a quando l'amante - ripresosi dallo choc - riuscì a ricacciare fuori il marito. Che si vendicò sferrando colpi all'auto del rivale. Seguirono altre aggressioni verbali e, verso Natale, ne venne consumata un'altra fisica, con lei - tornata a casa per riaccompagnare i figli - presa per i capelli e scaraventata contro una parete per essersi rifiutata di consegnare lo smartphone. Solo nell'aprile 2023 la situazione si calmò. Ora, potrebbe essersi conclusa anche la parte giudiziaria: l'uomo ha patteggiato un anno e otto mesi. La pena gli è stata sospesa a patto che almeno due volta alla settimana segua un corso di recupero per maschi violenti.

Roberto Longoni

© Riproduzione riservata

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