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Da Sala a Okinawa: per il 18enne Pavarani un'avventura mondiale

Da Sala a Okinawa: per il 18enne Pavarani un'avventura mondiale

di Matteo Desimoni

04 Ottobre 2025, 03:01

Dal diamante di Sala Baganza ai campi del Mondiale Under 18 di Okinawa. Aldo Pavarani, diciotto anni compiuti lo scorso gennaio, ha vissuto un’estate da sogno chiusa con la maglia azzurra della nazionale giovanile. Il giovane esterno parmigiano è stato tra i pilastri della spedizione italiana che in Giappone ha conquistato il nono posto finale, risultato che ha soddisfatto staff tecnico e giocatori. Otto partite disputate, sette da titolare nel ruolo di esterno e lead-off - il primo battitore chiamato a raggiungere le basi - sotto la guida del manager Guglielmo Trinci e del suo staff, che comprendeva anche Claudio Corradi.

«Il baseball è una tradizione di famiglia», racconta Pavarani al rientro dal Sol Levante. «Papà Luca ha giocato in prima squadra ed è stato uno dei miei primi allenatori, nonno Corrado è stato il primo presidente del Sala. Anche mia sorella giocava. Ho preso da loro la passione, anche se credo me ne sarei innamorato comunque». Una passione che lo ha portato lontano, molto più di quanto potesse immaginare quando muoveva i primi passi sui diamanti del parmense. «Non me lo sarei mai immaginato quando ho iniziato», ammette ripensando alle sfide contro le superpotenze di Giappone e Cuba.

I numeri parlano di quattro valide in diciotto turni di battuta, cinque basi su ball e un colpito: statistiche che assumono valore considerando il livello degli avversari affrontati. «Sono soddisfatto del mio rendimento, anche se si può sempre migliorare. Sono grato allo staff che mi ha dato fiducia e credo di aver risposto nel miglior modo possibile». L’Italia ha chiuso con tre vittorie e cinque sconfitte, restando sempre competitiva. «Siamo riusciti a stare in partita praticamente sempre. Contro il Giappone, poi finalista e numero 1 del ranking mondiale, siamo stati sull’1-1 fino al sesto inning. Solo un errore difensivo ha permesso loro di allungare».

L’obiettivo della spedizione azzurra andava oltre i risultati: «Volevamo dimostrare che anche l’Italia può stare a certi livelli e guadagnarci il rispetto delle altre federazioni. Crediamo di esserci riusciti». Il ricordo più nitido resta l’ingresso nello stadio di Okinawa prima della sfida con i padroni di casa giapponesi. «Vestito con la divisa dell’Italia ho provato una grandissima emozione. Far parte di un gruppo così forte, essere scelto da uno staff così qualificato, mi rende orgoglioso». Un orgoglio condiviso con chi lo ha accompagnato in questo percorso: «Voglio ringraziare la famiglia e tutti gli allenatori che mi hanno seguito, in particolare Gianpiero Carini della serie B del Sala, che mi ha fatto crescere molto negli ultimi due anni».

Il Mondiale è stato il coronamento di una stagione magica per Pavarani, protagonista di una doppia promozione: «Con il Sala siamo stati promossi in serie A Silver, ho fatto parte anche del Collecchio promosso in serie A Gold. Due vittorie volute con grande spirito di gruppo. Chiaramente sento più mia quella di Sala, dove ho contribuito maggiormente». Ora lo aspetta l’università - a ottobre inizierà Scienze motorie - mentre per il futuro sportivo mantiene i piedi per terra: «Penso di restare ancora a Sala il prossimo anno, ma si vedrà. Diventare professionista per ora è solo un sogno. Vivo alla giornata, cercando di migliorarmi».

Una filosofia che lo ha portato dal diamante di casa ai campi del Sol Levante, con la consapevolezza che i sogni, a volte, possono diventare realtà.

Matteo Desimoni

© Riproduzione riservata

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