TESTIMONIANZA
Niente da fare. La Flotilla «parmigiana» non raggiungerà Gaza.
Non nasconde «delusione e amarezza» il 24enne parmigiano Mattia Gabella, militante del Fronte della gioventù comunista e volontario della Freedom Flotilla, salpata pochi giorni dopo la Sumud per prestare soccorso alla popolazione palestinese.
In navigazione
Rispondendo al cellulare mentre è in navigazione a nord di Creta, spiega che le cattive condizioni meteo prima e la polizia greca dopo, hanno arenato il loro sogno di raggiungere Gaza.
Partiti da Otranto
Partiti da Otranto il 25 settembre a bordo della Gassam Kanafami, una barca a vela di 15 metri e mezzo carica di farmaci e generi di prima necessità (affiancata da una seconda barca destinata alla logistica), il giovane parmigiano e i suoi tre compagni di bordo - due italiani e un palestinese - hanno dovuto fare i conti con una serie di gravi imprevisti che hanno compromesso l'obiettivo iniziale.
Venerdì la burrasca
«Venerdì - racconta Gabella - stavamo navigando a nord di Creta quando ci siamo imbattuti in una burrasca che ha danneggiato lievemente una delle due barche, quella più grande che si occupa della logistica. Non potendo proseguire il viaggio da soli, abbiamo deciso di fermaci, ma abbiamo trovato rifugio in due porti diversi, distanti circa 30 miglia ciascuno».
«Abbordati dalla polizia»
«La sera stessa - prosegue lo stesso Gabella, ripercorrendo l'accaduto - siamo stati abbordati dalla polizia greca, in tenuta antisommossa. Ci hanno trattenuto sul ponte per circa un'ora per poi lasciarci liberi di tornare sulla barca».
«Problemi tecnici»
È andata peggio all'altro equipaggio. «Sono stati portati in un vicino posto di polizia e trattenuti per ore, dopo che sono stati rilevati una serie di problemi tecnici sulla barca - osserva - utilizzati come pretesto per metterla in stato di fermo. Non potendo in alcun modo sbloccare la situazione in tempi brevi, siamo rimasti indietro rispetto al resto della spedizione e abbiamo dovuto desistere dall'obiettivo di raggiungere Gaza».
Tornare in Italia?
Ora Gabella e il resto dell'equipaggio sono in mare e stanno valutando se riportare la barca a vela che li ospita in Italia o tirarla in secca in Grecia. «C'è delusione e amarezza per come sono avvenuti gli abbordaggi - commenta il giovane parmigiano - è emersa in modo lampante la volontà di fermarci a tutti i costi».
«Basta genocidio»
Quanto al piano di pace, «la speranza - osserva - è che si arrivi al più presto alla fine del genocidio nella striscia di Gaza. Gli accordi hanno comunque delle evidenti criticità e rispecchiano maggiormente la posizione di Israele, ma speriamo che possano rappresentare la base per instaurare un vero dialogo e quindi una pace giusta e duratura».
«Grazie a Parma»
Gabella rivolge infine «un grande ringraziamento per le tantissime persone che hanno partecipato a scioperi e presidi per Gaza e la Flotilla nel nostro Paese. È stato un grande motivo di orgoglio».
Luca Molinari
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