Compleanno
Da difensore più forte e pagato al ritiro obbligato per i problemi al cuore fino alla gioia di vedere il figlio esordire tra i professionisti. Lilian Thuram è pronto a tagliare il traguardo dei 50 anni (nato il 1° gennaio 1972) ma non ha mai abbandonato del tutto il mondo del calcio grazie al figlio Marcus, che certo deve farne di strada per avvicinare i successi del padre. Per poco più di un anno l’ex centrale è stato il difensore più pagato della storia: settanta miliardi di lire fu la cifra record sborsata dalla Juventus per sfilarlo al Parma e vincere la concorrenza del Manchester United. Ma prima dell’esperienza italiana, per il difensore francese ci furono sei stagioni al Monaco che gli permisero di debuttare in prima squadra su intuizione di Wenger e poi di conquistare la maglia della nazionale francese, con cui taglierà traguardi prestigiosi: il double Mondiale (1998) ed Europeo (2000) porta la sua firma, con una storica doppietta in semifinale iridata contro la Croazia che "sarà ricordata anche quando non sarò più su questa terra", ha sottolineato Thuram che nel palmares vanta anche una Confederations Cup (2003).
Il 1996 è l’anno del passaggio in gialloblù in un periodo in cui la Serie A è la patria degli enfants d’italie, con i vari Desailly, Zidane, Djorkaeff, Karembeu tra i protagonisti del calcio italiano. Proprio con Zidane si incrocia in qualche modo il destino di Thuram. Il 17 giugno 2001, al termine di Atalanta-Juventus, il fantasista esce dalla doccia e affronta Moggi: "Non voglio più giocare alla Juventus". Ci sarà il Real Madrid per lui, mentre il difensore eredita la maglia 21 bianconera di Zidane per le ragioni opposte: "Non c'è squadra più forte della Juventus", le prime parole in conferenza. Prima di Calciopoli e della revoca dei titoli 2004-05 e 2005-06, Thuram vince due scudetti e due volte la Supercoppa Italiana. La retrocessione della Juve lo spinge però al Barcellona di Rijkaard nei due anni che precedono la svolta Guardiola. Due stagioni sotto tono, con Puyol e Marquez che spesso lo precedono nelle gerarchie. Thuram sceglie quindi la via di un Psg reduce da una salvezza burrascosa e in odor di rivoluzione, ma con l’era degli sceicchi ancora lontana.
Il primo giorno al Parco dei Principi è però anche l’ultimo nel mondo del calcio giocato, un giorno che riaccende dolori passati. Durante le visite di rito, i medici parlano tra di loro e non si fermano. Brutte sensazioni: "Posso ancora giocare?", "Il cuore è un pò grosso". La conferenza stampa che avrebbe dovuto essere di presentazione si trasforma nel passo d’addio: "I medici hanno trovato una malformazione cardiaca, probabilmente la stessa che ha portato alla morte mio fratello. Spero di avere più fortuna di lui", disse. Già, Antonio che morì in un campo da basket quando Lilian era ancora al Monaco. Finisce così la carriera di un calciatore impegnato, capace di rispondere a tono a Sarkozy sul tema banlieue, di regalare biglietti per la finale di Coppa del Mondo a cinque immigrati o di orchestrare una campagna anti razzista all’interno della 'Masià del Barcellona.
Oggi a 50 anni Thuram resta in prima linea nella lotta al razzismo nel mondo del calcio ma si gode anche il ruolo di papà. Marcus, nato a Parma nel 1997, si fa strada nel Moenchengladbach. I gol non li nega, ma li segna. Sempre sulle orme di papà Lilian.
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